Sanità. Barbagallo: “La Tac a Messina Denaro testimonia che il sistema dei controlli sanitari in Sicilia non funziona”

“Il sistema sanitario siciliano è un colabrodo. Lo abbiamo sempre detto e – se ce ne fosse bisogno – questo dato emerge anche dal blitz dei carabinieri, coordinato dalla Dda di Palermo, che ha portato all’arresto di altri tre favoreggiatori del boss Messina Denaro. Il quale, in piena emergenza Covid, con tutte le relative restrizioni imposte dalla pandemia, riesce, nonostante sia per altro latitante da oltre 30 anni, a essere ricoverato in un ospedale pubblico di Mazara del Vallo. E, cosa ancora più incredibile, a essere sottoposto a una Tac programmata per il 20 novembre e poi anticipata prima al 13 e poi al 10 dello stesso mese”. Lo dichiara il segretario regionale del PD Sicilia e segretario dell’ufficio di presidenza della commissione nazionale Antimafia, Anthony Barbagallo, che su questa vicenda ha presentato una interrogazione rivolta al ministro degli Interni e al responsabile del dicastero alla Salute.

“Siamo nell’epoca dei morti spalmati e di una gestione dell’emergenza sanitaria – aggiunge – che aveva fatto emergere criticità e l’inadeguatezza anche sui controlli, rivelatisi superficiali, se non inesistenti. Sapere che un boss latitante e sanguinario possa avere ottenuto visite ed esami specialistici in modo indisturbato addirittura, probabilmente, scavalcando chi era in lista per quegli esami prima di lui, lascia più che perplessi e indignati. E testimonia che è necessario intervenire per rendere più efficiente la sanità, abolendo le liste d’attesa, ma anche impedire che un singolo soggetto possa favorire amici e amici degli amici, come, invece, avvenuto anche in questo caso”.