Ex sindaco, pm chiede il processo

Calatafimi: per lo scandalo parcheggio la Procura chiede otto rinvii a giudizio

Turisti e visitatori dell’area archeologica di Segesta, obbligati a parcheggiare i propri mezzi all’interno di un’area privata. Il parcheggio a Segesta era diventato così monopolio di un imprenditore, Francesco Isca, titolare di un’area privata, e i vigili urbani con zelo intervenivano a multare chi violava il divieto di parcheggio o chi gestiva altre aree di parcheggio nei pressi dell’ingresso dell’area archeologica. Tutto per favorire Isca che avrebbe goduto di importanti protezioni. L’ex sindaco di Calatafimi Segesta, Vito Sciortino, 63 anni, è tra gli otto destinatari della richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura a conclusione delle indagini – operazione Phimes – dalle quali è emerso l’assoluto sostegno garantito da amministratori pubblici e vigili urbani, all’imprenditore Francesco Isca proprietario di un’area adibita ad accoglienza dei turisti e parcheggio nei pressi dell’area archeologica di Segesta. A Sciortino la Procura contesta i reati di falso e abuso d’ufficio. Tra gli indagati ci sono per l’appunto l’imprenditore Francesco Isca, 60 anni, sottoposto ancora per questa indagine agli arresti domiciliari, misura cautelare che risulta applicata ad un altro indagato, Salvatore Craparotta, 64 anni, all’epoca ispettore del Comando della Polizia Municipale di Calatafimi. La richiesta di rinvio a giudizio colpisce inoltre l’ex comandante dei Vigili Urbani, Giorgio Collura, 55 anni, Vito e Leonardo Accardo, 58 e 55 anni, Giusy Maria Craparotta, 32 anni, Giuseppe Ferrara, 32 anni, figlio dell’ex sindaco sempre di Calatafimi Segesta Nicola Ferrara. Nome noto quello di Nicola Ferrara, costretto alle dimissioni per una accusa di corruzione e che il gip nella misura cautelare dell’operazione Phines, risalente al febbraio dell’anno scorso, indicò come eminenza grigia della politica locale, anche se non lo indagò per questa inchiesta. Ad Isca la Procura contesta i reati di corruzione e cessione fraudolenta di valori. Queste le altre contestazioni per ognuno degli indagati: per Salvatore Craparotta, corruzione, falso, rifiuto atti d’ufficio, e rivelazione segreti di ufficio; abuso e rifiuto atti d’ufficio per Collura, falso per Vito e Leonardo Accardo, cessione fraudolenta di valori per Giusy Maria Craparotta e Giuseppe Ferrara. L’udienza preliminare davanti al gup è fissata per il prossimo 12 ottobre. L’indagine condotta dai Carabinieri della Compagnia di Alcamo fotografò uno scenario di corruzione attorno alla zona archeologica di Segesta. Una indagine avviata nell’agosto del 2018. Isca, soggetto peraltro sotto inchiesta in altre indagini per associazione mafiosa, come quella che ha riguardato l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri e gli imprenditori Arata, è risultato titolare di fatto di un’area di sosta a ridosso dell’ingresso all’area archeologica di Segesta, avrebbe ricevuto notevoli appoggi per incrementare il giro d’affari del proprio parcheggio, grazie all’ispettore Craparotta, fin troppo lesto e severo nel punire i parcheggiatori abusivi della zona, ricambiato dall’assunzione, da parte di Isca, di propri familiari. Per il magistrato che ha coordinato le indagini, la pm Francesca Urbani, si è trattato di “un patto corruttivo” ai più alti livelli della pubblica amministrazione del Comune di Calatafimi Segesta. L’accusa in generale è quella di avere agevolato l’attività economica e incentivare gli introiti dalla società proprietaria dell’area adibita a parcheggio nei pressi della zona archeologica. All’ex sindaco Sciortino si contesta di avere imposto alla direzione dell’area archeologica il divieto di sosta alle auto all’interno dell’area archeologica e la chiusura di un’area adibita a parcheggio, con una nota di diffida però risultata priva di protocollo.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.