Calcio, si sono spenti pure i lumini

Trapani condannato a perdere la serie C, non si cerchi il colpevole solo negli ultimi giorni di triste sopravvivenza

Nel giorno in cui i riflettori dello sport internazionale si sono accesi sulla provincia di Trapani per il passaggio della carovana ciclistica del Giro d’Italia, partenza della tappa da Alcamo, transito per Calatafimi, Vita, Salemi, Gibellina, Santa Ninfa, Castelvetrano, Partanna, per poi arrivare ad Agrigento, si sono spenti anche quei quattro lumini che da ultimo avevano dato la poca e fioca luce che erano in grado di poter dare al Trapani calcio. L’undici granata non è sceso in campo a Catanzaro, ha perduto l’allenatore e la squadra di ragazzini messa assieme non è nemmeno partita da Trapani. Conseguenza, arcinota, la radiazione della società calcistica dal campionato di serie C. Il 21 ottobre poi l’udienza fallimentare che sancirà la morte definitiva della società calcistica. Dinanzi a questo desolato panorama qualcuno continua a parlare di piano B. La protesta è scattata e tutti sono lì a prendersela con gli ultimi due protagonisti di questa storiaccia calcistica, Petroni e Pellino. Pellino non ha mai avuto tempo e possibilità di conquistare applausi, ma Petroni si, e quanti applausi ricevette in piazza il giorno del ritorno dei granata in serie B. Applausi, ovazioni, riconoscimenti della politica. Per quello che hanno scritto i giornalisti sportivi di mestiere, quelli che più di noi ne capiscono di calcio, Petroni non è mai cambiato, ha portato a perdere la serie B per stipendi non pagati comportandosi sempre alla stessa maniera di quando aveva portato i granata a conquistarla. Ma non è nemmeno da Petroni che bisogna partire per capire cosa è successo. Bisogna andare indietro all’era del patron Morace, l’armatore Vittorio che prese e diede la squadra alla moglie che così ebbe il giocattolo col quale divertirsi, quando offrì la squadra all’avanzata politica dell’ex sindaco Girolamo Fazio. Famosi i giri di campo di tutti e tre immortalati dai fotografi e osannati dalla curva. Quanta fiducia mal riposta. Qualcuno lo disse allora ma restò isolato. Poi arrivò l’indagine sulle tangenti del mare, la caduta degli Dei viene da dire. L’indagine fece trasparire che la società calcistica veniva mantenuta con quei soldi guadagnati in più, in modo illecito, gestendo le tratte onorate, finanziate dalla Regione, dei collegamenti navali in Sicilia. Ma anche in quel caso partirono i cori a favore di chi aveva trattato i propri affari con le mazzette e che frattanto aveva fatto i bagagli trasferendosi in Spagna. Subentrarono altri Morace e la squadra passò, con la mediazione di Carlo Morace e Paola Iracani, a Maurizio De Simone, imprenditore arrivato a Trapani dall’Irpinia, arrestato dalla Finanza per truffa la scorsa estate mentre già imperversava la tempesta dentro il Trapani calcio, truffa anche ai danni della società calcistica trapanese), poi spuntò un imprenditore romano, Giorgio Heller e

 con lui il famoso Fabio Petroni, condannato per bancarotta che nei guai aveva messo già le società calcistiche di Pisa e Juve Stabia. Nessuno obiettò qualcosa, l’importante era tornare in serie B. Ecco su questi passaggi societari bisognerebbe guardare con attenzione. Dagli eredi di Morace a Petroni e poi a Pellino. Solo se si potesse leggere quelle carte passate tra loro di mano in mano. Ecco abbiamo l’impressione che oggi si vuol far passare il messaggio che Pellino abbia firmato l’ultimo atto, la condanna della società. Per fortuna ci sono giornalisti, cito Fabio Tartamella, ma ne potrei citare altri, che invece scrivono che non è così che si può pensare. Qualcosa nei progetti di Petroni deve essere andato storto, forse pensava di portare in Sicilia i bus di Aliivision, forse pensava ad altro, non si è capito bene. Ed era così incazzato (consentiteci il termine) che ha scelto di giocare allo sfascio, scegliendo come acquirente tale signor Pellino, in un gioco delle parti il primo ha fatto finta di vendere e l’altro ha fatto finta di comprare. E mentre loro recitavano c’era certi ex del Trapani calcio che si facevano vedere in giro, assieme a cena. Forse solo per rendere ancora più torbide le acque. La fine del Trapani calcio è la conseguenza anche di altro. Di una città, di un territorio impoverito, che ha perduto tanto su tanti fronti, che ha accolto come benefattori personaggi che da qui dovrebbero essere cacciati via, soggetti che sono andati a sedere in consigli di amministrazione raccontando fandonie ai tifosi e restando burattini nelle mani di Petroni. E’ nato un comitato di tifosi che si disse voleva comperare il Trapani calcio. Ma anche loro hanno tenuto nascoste le carte, non hanno fatto conoscere gli imprenditori pronti a sostenere il comitato. A parte la buona fede di alcuni componenti del comitato, penso al dott. Angelo, si ha la sensazione che il comitato era di fatto una scatola vuota. E’ quindi tutta colpa di chi da altre parti d’Italia in questi ultimi anni si è buttato sul Trapani calcio? O ci sono colpe da cercare anche alle nostre latitudini? E che senso ha oggi continuare a parlare di piano B? A cosa è servito questo comitato? Non siamo specialisti della materia, non sappiano dare risposta alle nostre domande. Ma riconosciamo in questo modo di fare la caratteristica della città di Trapani, in questa terra c’è chi sa bene rendere tutto incerto. E con l’incertezza si perde, sempre, e ci perde soprattutto la collettività colpevole di osannare quei pochi che truffando e facendo inciuci si sono arricchiti. Quei pochi che se ci fosse una gara per l’Oscar sarebbero capaci di prendere tutti i premi. Per finire vi consegniamo le parole del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. La pubblichiamo per dovere giornalistico, ma pensiamo che anche lui troppa fiducia ha concesso a certi personaggi, ha creduto che ci fossero imprenditori pronti a rilevare il Trapani calcio, ma che sono rimasti colpevolmente nell’ombra quando semmai c’era da metterci la faccia. Tranchida dovrebbe essere semmai il primo a alzare la voce, lui che è uno abituato a mettere la faccia nelle cose. Oggi il titolo calcistico è nelle sue mani, e anche il destino dei tanti che dentro il Trapani calcio hanno lavorato e adesso si ritrovano senza il posto di lavoro, non discuta con portavoce faccia venire a Palazzo D’Alì gli imprenditori disponibili se davvero ci sono.

Arrampicatori e speculatori del calcio business, squali e squaletti, che di certo non hanno dimostrato di amare i colori della maglia granata, hanno di fatto decretato il fallimento della società Trapani Calcio. Di contro, va dato atto che normali cittadini, sportivi e tifosi,   professionisti, e piccoli imprenditori trapanesi – coordinati dal comitato “c’è chi il Trapani lo ama “  – fino all’ultimo hanno tentato di salvare il salvabile ..ma la nuova massa debitoria rivelatasi man mano era diventata insormontabile. Dalla Lega pro, anche stamani abbiamo verificato che non è possibile ottenere alcuna deroga ne ulteriori tempi ..Da questo Comitato cittadino e dai tifosi si riparta, con umiltà ma con dignità tutta trapanese, assieme al fardello di tante famiglie di dipendenti a maggior ragione sconfortate. La casa comunale rimane aperta per stimolare ed ospitare in trasparenza ogni possibile intesa di rilancio. Rimarrà chiusa a nuovi avventurieri, come nella seconda parte del mese scorso nei confronti di soggetti nuovi salvatori di fatto diversamente rivelatesi .
A chi ipotizza ci sia stato un disegno anche datato per portare al fallimento, penso che nelle competenti sedi l’attenzione dell’Autorità Giudiziaria sia stata presente. Davanti a nuovi sviluppi tendenti a suffragare tale infausta ipotesi, la Città di Trapani avrà ragione e legittimità nel costituirsi parte lesa. Un raggio di sole e’ anche una speranza che squarcia il grigio ..stamani in viale delle Sirene una targa per ricordare una NON Trapanese, Sidonia, che più di altri ha dimostrato di amare questa Città, finanziando la riqualificazione di aiuole – giardino pubblico.  Questa è la differenza tra chi investe per far business e chi fa le cose per amore e naturale passione.

Infine sul panorama calcistico si è affacciato il Dattilo, è in serie D, ieri ha giocato al provinciale e ha vinto contro il Messina. Rompa il Dattilo l’incantesimo sullo Stdio provinciale, che buon pro vi faccia

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.