Trovate le armi, ma si cercano le mitraglie

Operazione “Cutrara”: i Carabinieri scavano nella tenuta agricola di don Ciccio Tempesta e trovano fucili e munizioni

I Carabinieri sono andati in campagna muovendosi in modo certo, convinti che qualcosa da sottoterra sarebbero riusciti a tirar fuori. A dare indicazioni ai Carabinieri, in maniera ovviamente inconsapevole, era stato lo stesso capo mafia castellammarese don Ciccio Domingo, il più importante tra i 13 arrestati dell’operazione antimafia “Cutrara”. Domingo infatti è stato ascoltato più volte, attraverso le intercettazioni poste in essere dai militari su autorizzazione della Procura di Palermo, a parlare di armi e mitraglie, di munizioni ben nascoste in campagna Scavando nei terreni attorno alla sua casa in contrada Gagliardetta, i Carabinieri hanno trovato alcune armi. L’attività di perquisizione eseguita, per la particolare complessità che presentava, ha richiesto la partecipazione di diversi reparti specializzati anche di altre Forze Armate: lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, le unità addette alla ricerca di armi del Nucleo Cinofili di Palermo, il 4° Reggimento Guastatori e i Vigili del Fuoco con un escavatore. Sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro, anche per gli esami balistici, per verificare se l’uso in episodi delittuosi, armi e munizionamento vario, abilmente occultati in punti diversi della proprietà: in un tubo in pvc, interrato sotto un cumulo di pietre, sono stati rinvenuti due fucili doppietta cal.12 in buono stato di conservazione, ventisei cartucce calibro 12 di varie marche e diametro di pallini e dieci proiettili cal.38, mentre sotto un secondo cumulo di pietre, era occultato un barattolo in vetro con ulteriori tre proiettili calibro 12. La voce dell’indagato numero uno dell’inchiesta antimafia dei Carabinieri di Trapani diretti dal tenente colonnello Antonio Merola, ha tradito la disponibilità delle armi ma anche la pronta predisposizione al loro utilizzo. Don Ciccio Tempesta al secolo Francesco Domingo non ha nascosto nei colloqui la sua idea sui “nemici”: “la galera non si augura a nessuno ma un paio di colpi ben messi si, due scupettate”. Solo che per fortuna, per sua stessa ammissione “non è più tempo di far queste cose”. Qualche incidente di percorso c’è stato, quando un camion per errore era andato a prelevare fusti contenenti armi: “lì era un’armeria era lì’, della cui custodia si occupava Camillo Domingo…io gliel’ho detto l’altro giorno … questa è colpa di Camillo…io lì avevo cose nascoste”. E in altra occasione parlando con Sebastiano Sottile, detto Gheddafi, che era tra i destinatari dell’ordine di arresto, ma è recentemente morto: “…c’era una fascedda piena di qualche decina di mitraglie, io li canziai (messe da parte, ndr). Le armi sono state sempre cose con le quali don Ciccio Tempesta pare avere competenza e responsabilità. Ruolo che nel tempo gli era stato riconosciuto dai vertici mafiosi. Molti anni addietro fu Domingo a mettersi a disposizione di due boss Matteo Messina Denaro, attuale super ricercato e l’allora latitante, oggi collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza. Un summit per discutere di chi doveva custodire delle armi e fu scelto proprio don Ciccio.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.