Antonio a breve conseguirà la sua seconda laurea all’Università degli Studi di Palermo, ma fino a qualche anno fa per lui era impensabile. “È intelligente, ma non si applica“ gli dicevano. Fino alla scoperta della dislessia all’età di 27 anni. Oggi incontra le scuole per affrontare il tema che in molti casi è ancora un tabù
ALCAMO. È la storia di Antonio, ma potrebbe essere la storia di tanti altri giovani studenti. “Molti si vergognano di rendere pubblico questo disturbo. C’è ancora molta ignoranza sul tema, ma parlarne aiuta ad affrontarlo.” Antonio Butera ha 32 anni e a breve conseguirà la sua seconda laurea all’Università degli Studi di Palermo in Giurisprudenza. Dopo la prima conseguita nel 2015 in Scienze Politiche nello stesso ateneo, nei prossimi mesi sarà dottore in Giurisprudenza con una tesi dal titolo: “La tutela dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento (DSA) nei confronti delle istituzioni scolastiche ed universitarie. Profili Costituzionali e Amministrativi”. La sua è la storia di chi ce l’ha fatta nonostante le difficoltà e la poca informazione sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
Il ritardo della diagnosi e gli anni di studio persi
Ad Antonio oltre alla dislessia sono state diagnosticate anche la discalculia, la disortografia e la disgrafia. Disturbi che hanno condizionato gran parte della sua vita proprio per la mancanza di informazioni sulla materia. “ Un tempo non se ne parlava molto, ed era anche più difficile da diagnosticare. Quando l’ho scoperto avevo 27 anni ed ero a tre materie della prima laurea. – spiega Antonio ad Alqamah.it – E me ne sono accorto quasi per caso, mentre mia madre dava ripetizioni ad alcuni ragazzini a cui era già stato diagnosticato il disturbo. Da lì la scoperta che non mi aspettavo”. Antonio nel frattempo aveva perso due anni di scuola, bocciato perché “era intelligente, ma non si applicava”. Dopo aver cambiato due istituti superiori ad Alcamo, l’iscrizione all’Università, tra mille difficoltà. “Quelle più difficili da superare sono state sicuramente alle superiori. – spiega Antonio ad Alqamah.it – Diciamo che spesso ero vittima di bullismo e di prese in giro per questo mio problema che nessuno è riuscito a capire. Avevo grosse difficoltà e spesso rimanevo indietro rispetto al resto della classe.” Anche all’Università i problemi non sono mancati, tra esami troppo “difficili” da preparare ed esami non “divisi in moduli”. “Uno dei maggiori problemi per chi è dislessico riguarda la lentezza dell’apprendimento. Non andavo alla stessa velocità degli altri colleghi, ma nonostante tutto non mi sono arreso. Anzi, dopo aver scoperto del mio disturbo mi sono impegnato ancora di più. Per me era una forma di riscatto”. Antonio ha studiato i suoi disturbi e ha imparato a conoscerli. Così, nonostante le difficoltà di un sistema non sempre attrezzato per i soggetti con i DSA, è riuscito a portare a termine i suoi obiettivi.
“La DSA non è una disabilità”
“La dislessia non è una disabilità, ma chiaramente va affrontata nel modo giusto” – spiega Antonio. Infatti i Disturbi Specifici dell’Apprendimento si manifestano come “una compromissione della capacità di lettura, di scrittura e di calcolo. Il bambino con difficoltà di lettura – si legge sul portale dislessiaonline – commette molti errori o impiega molto tempo per leggere e può, inoltre, manifestare una difficoltà di comprensione del testo. Per quanto riguarda la scrittura il bambino con DSA fatica ad applicare le regole ortografiche (doppie, usi dell’h, accento, sc,gn, gl). Inoltre, spesso i bambini con difficoltà nella scrittura hanno una grafia disordinata e scarsamente leggibile. La compromissione nell’area del calcolo, infine, si manifesta con la difficoltà nel memorizzare le tabelline e nello svolgimento di calcoli a mente e scritti. Ma è doveroso specificare che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento riguardano bambini con un’intelligenza assolutamente nella norma, che non presentano problemi o neurologici”.
L’importanza della legge 170 sui DSA
Oggi Antonio è anche un giornalista e ha deciso di dedicare il suo tempo a incontrare i giovani studenti per parlare dei temi che ormai conosce bene. “Io sono stato fortunato ad accorgermi del problema, anche se in ritardo, grazie anche all’appoggio e all’aiuto della mia famiglia e degli amici, ma ci sono molti ragazzi che oggi non riescono a riconoscere il problema o che si vergognano di renderlo pubblico. Invece è proprio il contrario, – sottolinea Antonio Butera ad Alqamah.it- parlarne aiuta ad affrontare il problema e soprattutto permette di capirlo meglio. C’è un’importante legge, la 170 del 2010, che aiuta molto chi ha i DSA.” Questa legge Antonio la conosce bene, ci ha scritto la tesi di laurea. La diagnosi, se certificata, permette degli interventi immediati soprattutto grazie a questa importante legge che prevede, appunto, “appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica”. La Legge 170 del 2010 è prevista nel contesto scolastico e universitario, quindi tutti i ragazzi con DSA possono intraprendere la carriera accademica e realizzarsi a livello lavorativo.
“Spero di essere da esempio per i giovani studenti”
Oggi Antonio ha deciso di rendere pubblica la sua storia per aiutare altri studenti come lui ad abbattere il muro dei pregiudizi e della disinformazione. “Perché non bisogna mai mollare, anzi le difficoltà possono essere spesso uno stimolo per dare sempre di più. Basta crederci, basta volerlo veramente. Io non mi sono arreso agli ostacoli della dislessia e oggi spero che la mia storia sia da esempio per molti altri giovani studenti che spesso non sanno di avere questi disturbi e abbandonano la scuola. Quello che serve oggi – sottolinea Antonio – è una corretta informazione, soprattutto per i docenti. È infatti fondamentale diagnosticarlo in tempo, per non creare disagi ed evitare discriminazioni, ma soprattutto per evitare la dispersione scolastica”. Antonio ha infatti avuto al suo fianco famiglia, amici, ma non sempre questo accade per tutti. Non sempre i DSA vengono diagnosticati e vengono ignorati perché non riconosciuti. “Sono convinto che il miglior strumento compensativo sia in realtà un buon insegnante” – aggiunge Antonio che ha già incontrati parecchi studenti e altri ne incontrerà per raccontare la sua storia per sensibilizzare studenti e insegnanti sul tema.
Quest’anno saranno dieci anni dall’approvazione della legge 170 che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e Antonio “festeggerà” questo importante traguardo incontrano i giovani studenti. “Io sono riuscito a trasformare i miei fallimenti scolastici in successi accademici, basta esserne consapevoli e impegnarsi al massimo. Perché niente è impossibile. Il mio sogno? Entrare nel mondo dell’avvocatura per difendere i diritti dei dislessici”.