Racconto di una giornata particolare

Le perquisizioni della Polizia contro Messina Denaro, la festa dei Carabinieri e a Castelvetrano prende corpo la protesta contro…i commissari e il procuratore De Raho

Per davvero è successo tutto in un giorno. Azioni e controazioni, il vero e il contrario, il diritto ad amministrare correttamene una comunità e una città che invece rivuole gli amministratori che li hanno resi poveri, socialmente impoveriti. I blitz contro il clan Messina denaro e una parte della città afferma che le cose non stanno come dicono magistrati, giudici, investigatori. Quella di ieri potrebbe essere la “giornata particolare” dei nostri tempi oppure potrebbe diventare il remake del film di Germi “In nome della legge”, il lavoro di un pretore messo in discussione da massaro Passalacqua che tiene in mano come un burattinaio quel paese di Sicilia, che oggi potrebbe essere Castelvetrano. Solo che il “nostro” massaro Passalacqua non ha il coraggio di presentarsi in piazza, si chiama Matteo Messina Denaro e se si fa vedere sa che verrebbe subito catturato e consegnato nella cella di un carcere dove merita di finire per quelle mani sporche del sangue di tanti morti ammazzati. Una delle sue vittime si chiamava Caterina, aveva 50 giorni, uccisa dalla bomba piazzata il 27 maggio 93 sotto la casa a Firenze dove abitava con la sua sorellina Nadia di 9 anni e i suoi genitori, i coniugi Nencioni. Ma l’elenco delle vittime è ancora più lungo.

Cosa è successo ieri? E’ accaduto che di buon mattina 150 poliziotti delle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, del Servizio Centrale Operativo, lo Sco, si sono presentati nelle case di 17 brutti ceffi, pregiudicati e citati in diversi atti giudiziari, per cercare prove del favoreggiamento consentito al boss latitante Matteo Messina Denaro. A dicembre scorso analoga operazione fu condotta e riguardò altre 30 persone, indagate per avere aiutato Matteo Messina Denaro a sottrarsi all’esecuzione delle pene al carcere a vita, all’ergastolo. I poliziotti sono andati a bussare alle porte delle case di pregiudicati non alle porte delle case delle persone per bene. Queste invece di ringraziare ieri hanno deciso di scendere in piazza e sfilare contro i commissari straordinari che gestiscono il Comune e contro le dichiarazioni fatte a Uno Mattina lo scorso 31 maggio non solo dal commissario Caccamo, ma anche dal Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho. Ma cosa hanno detto di tanto offensivo?

Cafiero De Raho ha raccontato della Cosa nostra 2.0 come emerge dalle indagini, una mafia che è risultata capace di entrare, spalleggiata da insospettabili commis o imprenditori all’apparenza puliti, fin dentro le Istituzioni, il procuratore antimafia ha parlato di imprenditori all’apparenza sani che però si sono comportati da contigui, pensando che il non essere collusi, come alcuni altri, li avrebbe salvati dalle condanne. Ha poi detto che l’attuale normativa antimafia sui commissariamenti dovrebbe essere corretta perché le amministrazioni regolarmente elette, che succedono ai commissari, possano essere seguite, accompagnate, “aiutate” dalle prefetture per evitare di ricadere nei tranelli della mafia. Il procuratore De Rho parlando di Castelvetrano ha parlato di un territorio condizionato dalla mafia e da certi poteri, prima di lui a queste conclusioni sono arrivati altri, la commissione nazionale antimafia per esempio, dopo avere raccolto le liste delle “logge” della massoneria. De Raho ha parlato delle future amministrazioni che arriveranno a Castelvetrano, dicendo che “non vanno lasciate sole”. E cosa c’è di offensivo?Il commissario Caccamo ha esternato le difficoltà incontrare a cominciare da un bilancio viziato, truccato, soldi non ce ne sono e Caccamo si è dispiaciuto di non potere rendere alla comunità i servizi che i cittadini legittimamente chiedono, ha parlato di legittime aspettative che non possono essere pienamente rese. Ha indicato una via: chiedere allo Stato di trovare risorse se davvero si vuole risanare un territorio, per toglierlo alla dittatura “culturale” della mafia. E invece cosa accade? Risponde Caccamo, “la commissione straordinaria non viene vista di buon occhio…non incontra collaborazioni”. La reazione doveva essere quella di scendere in piazza per chiedere allo Stato, al Governo, di ascoltare ciò che ha da dire questo giovanissimo funzionario prefettizio, sarebbe stato quello di scendere in piazza e dire al Procuratore De Raho che ogni giorno un poliziotto, un carabiniere, deve entrare nella casa di un pregiudicato, di un sospettato per contargli anche i peli del c…, ecco ci siamo capiti. E invece il 16 giugno un gruppo di associazioni, compresi i club service scenderanno in piazza protestando per essere stati offesi…da uomini dello Stato. Dietro di loro, li conosciamo, ci sono una serie di factotum e fantocci che con certi pubblici amministratori hanno vissuto dentro le stanze del Municipio, campando sulle spalle dei cittadini contribuenti. Loro sono quelli che hanno offeso la città, ma prima di tutte c’è l’ offesa resa da Matteo Messina Denaro, incapace anche di essere padre di sua figlia Lorenza, Matteo Messina Denaro che ha la faccia tosta di scrivere di subire offese alla sua moralità per i mandati di cattura che pendono sul suo capo.

 

Sempre ieri a Trapani ci sono state le parole di un carabiniere coraggioso, il comandante provinciale colonnello Stefano Russo. Oramai ci siamo abituati a lui, non le manda a dire. Ha parlato in occasione della Festa dell’Arma giunta al suo 204° anniversario della fondazione: “Il lavoro di ognuno e di tutti è indispensabile in un territorio, come quello trapanese, caratterizzato da una forte, ma sotterranea e subdola incidenza mafiosa. Non si deve commettere l’errore di identificare cosa nostra con quella stragista, che ha dominato per vent’anni, ed è stata sconfitta; la mafia siciliana, prima e dopo quel periodo, non si è caratterizzata nella contrapposizione aperta allo stato, ma nel tentativo di farsi essa stessa stato, di sostituirsi ad esso sul territorio e nel rapporto con i cittadini. La quasi totale assenza di atti eclatanti di manifestazione del potere criminale è tipico delle associazioni mafiose più radicate. La mafia è dotata di una Forza di intimidazione che non ha bisogno, se non in casi residuali, della violenza e della minaccia per affermarsi. Non cogliere questo aspetto significa sottovalutare il fenomeno”. La nuova strategia di infiltrazione mafiosa è quella che usa l’arma della corruzione, “se non si elimina questa piaga, se la si sostiene significa non disgregare l’humus attraverso cui prolifera la cultura mafiosa. La corruzione è, oramai, il metodo più diffuso per infiltrare la res pubblica. È meno rischioso creare complici che vittime. Il controllo sulle pubbliche amministrazioni, sia dal punto di vista penale che della prevenzione, è e sarà uno dei punti cardine dell’attività del Comando Provinciale. Ma ancora prima, è compito fondamentale vigilare sui tentativi di condizionamento del voto. Ed è indispensabile porre l’attenzione su quelle lobby di potere che, legate o meno a cosa nostra, provano, anch’esse, a condizionare la vita politica ed economico\imprenditoriale della nostra provincia”. Insomma solo chi non vuole intendere non percepisce queste affermazioni. Dovrebbero ascoltarle coloro i quali a Castelvetrano pensano a protestare contro, lo ripetiamo, il lavoro di onesti donne e uomini dello Stato. A chi vuol protestare il colonnello Russo ha parlato chiaramente: “Le indagini, i procedimenti di prevenzione, i sequestri in genere, devono essere visti come un’opportunità per il territorio. Le amministrazioni giudiziarie e le gestioni commissariali hanno una grande responsabilità, ma devono essere sostenute ed aiutate. Questo territorio dà infinite opportunità, sfruttiamole”. Le indagini dei carabinieri si sono imbattute nel cosiddetto “sistema Trapani”, collusione tra mafia, politica, impresa, corruzione, il colonnello Russo, ha opposto il “modello Trapani” delle investigazioni che coinvolgono, su vari livelli, ogni reparto territoriale o specializzato dell’Arma, puntate sull’aggressione alla Cosa nostra nelle sue strutture territoriali, al suo capitale istituzionale ed economico\imprenditoriale, alla lotta alla corruzione, indagini indispensabili anche per addivenire alla cattura del latitante Matteo Messina Denaro, obiettivo strategico di tutta l’Arma dei carabinieri e dello Stato, l’assalto ai circuiti criminali, anche non direttamente legati a cosa nostra, che mirano a gestire, in maniera organizzata, i traffici di stupefacenti, di armi, di essere umani e a condizionare la cosa pubblica”. Si spera che a Castelvetrano, ma non solo a Castelvetrano qualcuno ripensi sulle ragioni di una protesta al momento incomprensibile ed equivoca, e scopra vere ragioni, e dica ai massaro Passalacqua di turno che il loro tempo è finito!

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.