Castellammare, estorsione per impedire acquisto di una villetta: ammesse le parti civili

TRAPANI. Al via davanti al Gup del Tribunale di Trapani l’udienza preliminare nei confronti di Giuseppe e Pietro (detto Fabio) Pace, rispettivamente padre e figlio, accusati di estorsione e turbata libertà degli incanti. La vicenda è quella relativa all’acquisto all’asta giudiziaria di una villetta di contrada Fraginesi a Castellammare del Golfo.

I due Pace finirono in manette lo scorso mese di settembre dopo le indagini dei carabinieri di Alcamo e Castellammare del Golfo che scoprirono una serie di minacce dei Pace nei confronti di chi aveva deciso di comprare quella villetta all’asta. Da lì un vero e proprio calvario contro la signora Lucia D’Angelo e il figlio Leonardo Candela. Le indagini condotte dai Carabinieri sono state rapide e, sotto il coordinamento del pm Sara Morri, riuscirono ad impedire addirittura il rapimento del figlio.  Dalle indagini emerge che i Pace avevano deciso di “rendere la vita impossibile” della donna e del figlio.

Ieri mattina, durante l’udienza davanti al Gip di Trapani, il giudice ha accettato la costituzione di parte civile della signora D’Angelo e del figlio, difesi dagli avvocati Mannina e Sanacore di Alcamo, e ha inoltre ammesso come parte civile l’Associazione Antiracket e Antiusura Alcamese difesa dall’Avvocato Bambina di Alcamo.

Presenti in aula i due indagati Pace Giuseppe, detenuto nel carcere di Trapani, e il figlio Pace Pietro a cui il giudice ha concesso i domiciliari. Il giudice questa mattina ha inoltre respinto il giudizio abbreviato condizionato rivolto ad ascoltare le parti offese richiesto dagli avvocati dei Pace, Sammartano e Lo Presti, che hanno evidenziato una serie di “contraddizioni” che necessitavano approfondimenti. Il Gip ha respinto la richiesta e ha rinviato all’udienza fissata per il prossimo 26 giugno. Si dovrà decidere se proseguire con il rito abbreviato o con quello ordinario.

Riceviamo e pubblichiamo:

L’odierno articolo intitolato “Castellammare, estorsione per impedire acquisto di una villetta: ammesse le parti civili” a firma di Emanuel Butticè contiene la seguente ingiusta affermazione “…Le indagini condotte dai Carabinieri sono state rapide e, sotto il coordinamento del PM Sara Morri, riuscirono ad impedire addirittura il rapimento del figlio”. Invero, nel caso di specie non vi sono MAI state indagini ovvero esiti d’indagini che hanno evidenziato “il rapimento del figlio” (ndr Candela Leonardo), neppure il mero tentativo ovvero l’astratta ipotesi in tal senso, nè le condotte contestate dal P.M. al mio Assistito (ed al coimputato) riguardano ipotesi di “rapimento”, ma neppure quest’ultima circostanza nel corso delle indagini (concluse nel gennaio 2018) è stata mai approfondita e/o valutata dagli investigatori. L’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere che fù emessa dal g.i.p. in data 19.09.2017 non è fondata sul pericolo concreto di rapimento del “figlio” (ndr Candela Leonardo), nè su argomentazioni giuridiche e/o storiche che si fondano astrattamente su detta inverosimile circostanza.
Avvocato Fabio Sammartano

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.