Caccia al ladro

Gennaio 2017, furto in casa Messina Denaro. Le indagini del clan

Quando il giorno dell’Epifania dell’anno scorso si seppe del furto subito da Rosalia Messina Denaro nella sua casa di campagna, si è immaginato bene: la cosca mafiosa non sarebbe rimasta con le mani in mano. Scattò infatti la “caccia al ladro”. E sarebbe finita male se ad un certo punto la cosca, capito che poteva essere pericoloso esporsi, decise di fermarsi. Rosalia Messina Denaro è figlia, sorella e moglie di boss mafiosi. E’ sposata con Filippo Guttadauro, figlia di don Ciccio, sorella di Salvatore, Patrizia e del latitante Matteo. Ha avuto anche il figlio arrestato per mafia, Francesco Guttadauro, il nipote prediletto del latitante Matteo. Rosalia si lamentò del furto, l’ennesimo che subiva nella sua casa di campagna dove erano anche adagi a rubarle delle nespole dagli alberi lì coltivati, e si sfogò dicendo che “non c’è più rispetto”. Suo cognato Gaspare Como, reggente della cosca  diede subito incarico a Vittorio Signorello, Vincenzo La Cascia (l’ultimo dei campirei mafiosi nell’azienda dei D’Alì, Pietro in questo caso, come accertò a suo tempo la Dia) e a Calogero Guarino l’incarico di individuare l’autore del furto. Questo emerge dall’indagine “Anno Zero”, il blitz che ha portato in cella Como e altri 20 soggetti.

SIGNORELLO: lo hai sentito stamattina dal giornale  cosa c’è scritto?

LA CASCIA: ma gli dici che io già mi stavo interessando appena ho sentito questa cosa già l’ho detto ad uno… a vedere… gli ho detto che si muove… ora andiamo a parlare a questo … a mio cugino vediamo cosa…

SIGNORELLO:…non si fanno certe cose…/…“pezzi di merda… lì dovevate andare? minchia che non c’è più rispetto… non c’è più niente padrino…

LA CASCIA:… “ma lui se non comincia a stingere i fili e fare un poco di rumore…”.

La mafia fece velocemente le sue indagini e risalirono ai possibili autori, gli operai di un rigattiere di Castelvetrano che nei giorni precedenti al furto aveva effettuato un trasloco di masserizie per conto della Messina Denaro. A salvare i responsabili del furto sono stati gli articoli usciti sui giornali, a proposito del furto fu scritto infatti che probabilmente la casa era monitorata dalle forze dell’ordine attraverso microcamere, e quindi con molta probabilità anche le forze dell’ordine sapevano chi era stato a rubare. Pericoloso quindi fare entrare in azione la macchina punitiva per chi aveva commesso lo sgarro.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.