D’Alì, ecco le carte di Graviano

Prima udienza dopo la richiesta di misura di prevenzione, rinvio al 14 settembre

Chiesta l’acquisizione di un intercettazione e procedimento rinviato al 14 settembre. E’ il procedimento che vede il senatore Tonino D’Alì in giudizio dinanzi al Tribunale Misure di Prevenzione di Trapani. Per lui la Procura distrettuale Antimafia di Palermo ha chiesto l’applicazione del soggiorno obbligato a Trapani, in virtù delle accuse emerse nel corso del processo da cui è stato assolto – prescritto per le accuse precedenti al 1994 – dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, e su cui pende un ricorso dei magistrati in Cassazione. Per D’Alì i magistrati avevano chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi. La Procura di Palermo lo considera “socialmente pericoloso”, ricostruendo i contatti criminali raccolti durante anni di indagini, e nell’udienza odierna il pm Pierangelo Padova è tornato a chiedere l’applicazione della misura cautelare. Oltre alle due sentenze (primo grado e appello) il sostituto procuratore ha chiesto l’acquisizione di un intercettazione in carcere di Giuseppe Graviano, datata 18 marzo 2016. Nella conversazione il boss di Brancaccio parla di un “senatore D’Alia” legato a un “latitante che stanno cercando”. Secondo il pm i riferimenti sono al senatore trapanese e al latitante originario di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro. La difesa, che il senatore D’Alì ha affidato all’avvocato Arianna Rallo, sul punto, si è riservata di interloquire nella prossima udienza. Il collegio, presieduto dal giudice Roberta Nodari, ha rinviato al 14 settembre. 
 
fonte Agi

In merito all’udienza l’avv. Arianna Rallo difensore del senatore D’Alì ha dichiarato:

L’udienza odierna non ha consegnato alcun elemento di novità rispetto al quadro probatorio chiaro e preciso delineatosi nei due gradi del giudizio di merito che si sono conclusi rispettivamente con una pronuncia assolutoria del Sen. Antonio D’Alì.

La produzione del verbale riguarda l’intercettazione della conversazione intercorsa tra un ergastolano, sottoposto al regime del 41 bis e detenuto dal 1994 che, colloquiando con altro detenuto, si confronta sui problemi politico-economici del nostro Paese.

Non viene affatto captato il nome del Sen. Antonio D’Alì, bensì quello di altri uomini politici rispetto ai quali residua molta confusione e imprecisione per i ruoli istituzionali ricoperti, i titoli conseguiti e il contesto territoriale di provenienza.

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