ALCAMO. Il clima è molto teso e si fatica a trovare le responsabilità da una sola parte riguardo la situazione che si vive ad Alcamo in merito alle rivolte e alle reazioni della cittadinanza rispetto alla questione dei migranti.
Da un lato si esprimono le associazioni, i comitati, e tutti coloro che vogliono dar voce a chi comunque in questo scontro non ha diritto di parola pur essendo protagonista: “In riferimento all’ incidente occorso a due minori stranieri, nel corso di una protesta, avvenuta ieri in via Ugo Foscolo, il Comitato Antirazzista “Non basta un minuto di silenzio – Hurrija” esprime grande preoccupazione per l’atteggiamento di ostilità nei riguardi delle persone richiedenti asilo, residenti sul territorio alcamese, inaspritosi in seguito ad episodi di protesta, in cui si rivendica il diritto fondamentale dell’acquisizione dei documenti in tempi ragionevoli. La burocrazia a cui devono sottoporsi le persone richiedenti protezione internazionale è complicata, lunga e sfinente. Una burocrazia che non rispetta affatto le esigenze umane e che, qualche volta, esaspera gli animi di chi è costretto a subirla, obbligandolo ad una condizione di sospensione della propria vita, che non sempre si riesce ad affrontare con serenità e che può determinare stati di frustrazione non indifferenti.”
La situazione è complessa e difficile anche per gli operatori stessi che fronteggiano giornalmente queste situzioni e la tensione che si vive quando i giorni di attesa si allungano e si protraggono in modo incrdibile: “Non è semplice adeguarsi ai canoni di una nuova società da imparare, che offre spazi risicati e persino contesi da chi vive difficoltà giornaliere, certamente non dettate dalla presenza delle persone richiedenti protezione. La retorica xenofoba e razzista, che dirige sui rifugiati la rabbia dei cittadini, è oltremodo pericolosa ed è causa di tensioni sociali difficili da arginare. Si chiede, perciò, grande responsabilità a tutti gli attori sociali, in special modo ai soggetti politici, nell’uso dell’argomento “migrazioni”- dicono dal Comitato non basta un minuto di silenzio-Hurrja”.
La proposta è :”Si chiede di opporre alla cultura dell’odio una ferma cultura della convivenza e del riconoscimento reciproco e di ridare alla parola accoglienza il senso originario, capace di farsi carico dell’essere umano, in ogni suo aspetto. Si invita, inoltre, a condannare incondizionatamente ogni episodio lesivo della dignità umana e a denunciare atteggiamenti e contenuti che istigano a comportamenti violenti, in nome di una giustizia sommaria che è offensiva di uno stato di diritto che voglia dirsi tale.
Per qualcuno la vita è più difficile che per altri, facciamoci compagni e non nemici di chi ha dovuto abbandonare la propria e reinventarsene un’altra”. Una riflessione di assoluta umanità e di grande impegno civile quella proposta dal Comitato.
Dall’altra parte, se davvero è l’altra parte, stanno gli abitanti e i commercianti di via Ugo Foscolo che si dicono stanchi di vivere questa continua tensione che si riversa sulla propria vita in termini di caos e pericolo che sentono anche per se stessi e per la propria incolumità. Non che questo giustifichi reazioni di odio o di qualsiasi tipo ma sembra che anche questa riflessione ponga sotto osservazione un’ incompetenza da parte delle istituzioni nel prendersi la responsabilità di ciò che accade e dove migranti e abitanti sembrano più che altro la posta in gioco e non i reali protagonisti di quello che sembra essere diventato un business sulla pelle dei migranti (ma di cui pagano le spese anche i cittadini).