Una incompiuta che si chiama porto di Trapani

Un tempo si parlava di rilancio, adesso si parla di accorpamento con la corrotta Palermo, e chi arriva non è il nuovo ma il “vecchio”

migranti porto di trapaniCorreva l’anno …2005. Adesso ha finito di correre. Le prospettive di sviluppo gettate come un’esca dalla politica di Governo, Berlusconi presidente, noi a Trapani avevamo un pezzo di quell’esecutivo rappresentato dall’allora sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, hanno avuto l’unico uso che potevano avere, fare cioè da esca, e tanti allocchi sono stati presi all’amo. Stiamo parlando del porto di Trapani. Quell’anno, con l’avvio di cantieri per oltre 100 milioni di euro, l’arrivo delle gare preliminari della Coppa America, si disse: stiamo mettendo le basi e realizzando opere per il rilancio del nostro porto. Ci siamo alla fine accontentati che agli ingressi della città venisse apposto il cartello di benvenuto con la scritta, “Benvenuti a Trapani città della vela”, poi corretto, “città del sale e della vela”. In fretta e furia fu inaugurata una nuova strada del porto, affacciò così la via del Grandi eventi. I trapanesi furono felici. Fu ancora più felice la mafia che su quegli appalti affondò le sue mani. Dieci anni dopo siamo qui ad assistere alla cessione del porto. Se ne parla, chi in buona fede, altri scandalizzati, sapendo di recitare a soggetto, alla maniera pirandelliana. La notizia è presto detta. Il Governo, Renzi, vuole razionalizzare le autorità portuali, in nome della spending review, il ministro Del Rio sta predisponendo il decreto, e il porto di Trapani è destinato ad essere accorpato a quello di Palermo. E la sensazione , a sentire le diverse parti, è quella che accorpamento significa “dependance”. Senza tanti giri di parole ci poniamo una domanda. Ma se la razionalizzazione riguarda le Autorità Portuali che c’entra Trapani che non è sede da qualche anno di Autorità Portuale? E perché nel resto d’Italia non si registrano casi di porti, privi di Autorità Portuali, accorpati con altri porti sedi di Autorità Portuali? Trapani si, le altre città no. Sull’Autorità Portuale di Trapani due cose, anzi una, la vogliamo dire. Così per rinfrescare la memoria. Trapani, sempre in coincidenza di quell’anno domini 2005 diventò sede di Autorità Portuale. Ma fu un bluff, come d’altra parte fu un bluff tutto quello che accadde quell’anno. Il porto aveva davvero bisogno di una Autorità Portuale, non come immagine o medaglietta (politica) ma davvero per portare la città al rilancio della sua economica più antica, vera e redditizia (per tanti e non per pochi). Ci fu una indagine giudiziaria e un processo. Furono sentenziate assoluzioni, ma nelle pagine di quella sentenza c’è scritta anche un’altra verità: l’autorità Portuale di Trapani era stata “inventata”. E per il vizio di origine, l’abbiamo perduta. Allora tutti andarono in testa al nuovo Governo nel frattempo insediatosi, quello di Romano Prodi, e al ministro competente, il prof. Bianchi. Trapani addirittura scese in piazza con un corteo che ricordava la famosa Bocca di Rosa di De Andrè: alla stazione c’erano tutti…in questo caso al porto c’erano tutti, anche il Vescovo (mons Miccichè) in testa a quella sorta di sciopero…persino il parroco che non disprezza tra un miserere e l’estrema unzione. Insomma: prima di parlare di oggi, parlando di porto, dobbiamo parlare di ieri, di cosa è stato, anzi, di cosa non è stato. Cosa non è stato lo abbiamo dinanzi, il porto esiste come entità geografica, quella parte imprenditoriale che sopravvive lo deve a un pugno di imprenditori che hanno investito loro capitali in aziende che avrebbero meritato ben altra struttura logistica. Proprio innanzi alla famosa celebrata via dei Grandi Eventi c’è una delle incompiute, il Cantiere Navale, sede di un bacino di carenaggio, una volta era il cuore del porto, adesso è chiuso, un ammasso di detriti. Pochi metri e dentro Ronciglio si ritrova l’altra incompiuta, il nuovo attracco, banchina che doveva essere pronta già nel corso del 2005 per accogliere le navi da crociera che dovevano fare da albergo per la Coppa America. Il grande evento ha generato solo mostri! E qualche senatore che oggi sta in silenzio, così per fare nomi e cognomi, il senatore D’Alì, fa bene a stare in silenzio, perchè nonostante le disavventure con l’Autorità Portuale a Trapani ha continuato ancora a giocare. Per i senatori che hanno scelto di parlare invece, parlando ovviamente del presente, non potendo dir nulla sul passato, la pensiamo come l’associazione Trapani Cambia. Nei giorni scorsi ha interpellato i parlamentari trapanesi su come la pensano a proposito di porto e accorpamento. La senatrice del Pd, Pamela Orrù, ha risposto rintuzzando l’associazione, sostenendo che le cose non vanno per come Trapani Cambia, ma anche Confindustria, sostengono. La senatrice Orrù, Pd come il ministro Del Rio, e renziana, (per la verità tutti nel Pd lo sono, renziani) ha voluto fare un intervento quasi “ex cattedra” della serie (usiamo le parole di Trapani Cambia) “molto rumore per nulla”, niente è previsto accadere “a breve” nel porto di Trapani. Per la senatrice Orrù il decreto ancora non è definito e quindi parlare di accorpamento deciso non è giusto, la senatrice ci conforta nel senso che anche lei sembra non condividere una ipotesi in tal senso. Conoscendo la senatrice Orrù siamo certi che la bugiarda non è lei ma bugiardo sarebbe il ministro del Rio che a Genova lo scorso 30 settembre annunciò: «Per la riforma dei porti abbiamo già preparato il decreto legislativo, stiamo definendo gli ultimi dettagli per la riforma della governance. Andiamo bene, il decreto è pronto». In coda all’intervento ci fu chi pubblicò il contenuto del decreto: accorpamenti – partendo da Ovest – tra Genova e Savona (sede a Genova), Livorno e Piombino (sede a Livorno), Napoli e Salerno (sede a Napoli), Cagliari e Olbia (sede a Cagliari), Palermo e Trapani (sede a Palermo), Augusta, Messina e Catania (sede Augusta). A queste 6 Autorità portuali si aggiungono altre 6 per le quali non è previsto nessun accorpamento, vale a dire Civitavecchia (unico porto non core, ma in pratica porto di Roma), Gioia Tauro, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Trapani Cambia ha posto delle domande, sono le stesse che noi oggi vogliamo porre ai parlamentari della provincia di Trapani:
1)È vero che Trapani, che non è più sede di autorità portuale da oltre 5 anni, si trova ricompresa nella bozza di decreto, nonostante il fatto che il piano nazionale della logistica prevede l’accorpamento di autorità portuali “esistenti”, a differenza, ad esempio, di Porto Empedocle, altro porto siciliano di interesse nazionale privo di autorità portuale, che però non viene appunto citato nel testo dello stesso decreto?
2) Dato che un eventuale accorpamento con Palermo non pare giustificato da motivi di economia, di bilancio né da motivi legati alla logistica dei trasporti portuali, quali sono i reali motivi politici che spingono a questo accorpamento?
3) È stato correttamente valutato che, in caso di accorpamento, il porto e la città di Trapani, sarebbero subordinati agli interessi del porto e della città di Palermo che difficilmente lascerebbero spazio ad una crescita del nostro territorio?
4) L’ipotesi, prospettata dal presidente dell’autorità portuale di Palermo, di inglobare il porto di Trapani nella sfera amministrativa dell’autorità di Palermo, facendolo diventare approdo “strategico” può considerarsi per Trapani favorevole, ricordandoci che ogni iniziativa dovrà subordinarsi alla crescita, alle decisioni ed alle volontà di Palermo? La senatrice Orrù come dicevamo ha risposto: “In questo momento per la prima volta, a livello nazionale, l’impegno è rivolto alla realizzazione di aree di sistema con la consapevolezza che l’approccio sul tema della logistica è più funzionale in quanto consente una razionalizzazione tenendo conto delle diverse realtà territoriali. Il Governo ha dunque già predisposto gli atti per operare una radicale riforma del sistema della portualità italiana che cambierà totalmente il panorama e lo scenario dell’economia marittima e portuale del nostro paese. Nuove opportunità si prospettano per tutti gli scali e per il sistema portuale nel suo complesso. Ed in questo quadro anche il porto di Trapani potrebbe conoscere opportunità prima precluse”. “In merito all’accorpamento – ha puntualizzato la parlamentare – i porti che saranno interessati dovranno sviluppare la più adeguata strategia logistica e portuale e saranno chiamati “insieme”, senza prevaricazioni, a sviluppare un sistema logistico per le merci e per i passeggeri più forte e solido completando, come prevede la Ue, tutte le infrastrutture necessarie. Si deve tenere presente, inoltre, che gli accorpamenti non producono necessariamente spostamenti di interessi; dipenderà essenzialmente dalle capacità dei singoli soggetti di rappresentare le diverse realtà territoriali e solo quando ci saranno tutti gli elementi e quindi saranno anche acquisite le posizioni dei soggetti “titolati per ruolo e funzione” ci si potrà esprimere. Resta ovviamente inteso – ha concluso la Orrù – che la filosofia di fondo, come ampiamente evidenziato, è la strategia delle sinergie di sistema”. Anche il senatore “cinque stelle” Vincenzo Maurizio Santangelo ha risposto. Stessa linea della Orrù, “allo stato di fatto non vi è ancora alcun atto definitivo, relativo al destino del porto di Trapani. Stando a quanto previsto nel Piano strategico nazionale, Trapani, potrebbe probabilmente far parte dell’autorità di sistema portuale di Palermo, in quanto non rientra tra i porti Core network ma in quelli definiti Comprehensive Network (ai sensi dei regolamento comunitario 1315 del 2013)”. Ma a differenza della Orrù, il senatore Santangelo qualcosa di anomalo l’ha colta, perché ha concluso chiedendo al Governo “di chiarire”. Noi la pensiamo come lui. E lo chiediamo a maggior ragione oggi che vediamo nuovi arrivi, imprenditoriali, nel porto. Paradossalmente mentre le bocce dovrebbero essere ferme, qualcuno ha cominciato a muoverle. Una nuova impresa portuale si affaccia, è vero che ha rilevato una in fallimento, ma i volti non sono nuovi, a cominciare dal dott. Salvatore Castiglione che lasciata l’Airgest e quindi l’aeroporto è passato di colpo armi e bagagli a fare impresa all’interno del porto. Castiglione è senza dubbio valido professionista, ma non può dirsi estraneo alla politica, è stato pubblico amministratore, ieri tra i più vicini all’on. Bartolo Pellegrino oggi affianco dell’on. Paolo Ruggirello, pardon dovevamo dire mister R. Castiglione è stato assessore alla Provincia regionale e al Comune di Trapani, poi l’Airgest…adesso il porto. Sarà una brava persona, ma ci sia consentito, il volto non è nuovo, come qualcuno vuol far intendere. E la Newcoop che arriva non porta tutto di nuovo, perché una parte antica resta, la Scs. L’intenzione dichiarata è questa: prendiamo tutto noi, spazio per altri gruppi non ce ne è, al gruppo Panfalone, ai cantieri Ricevuto e a tutti gli altri il messaggio, stando a “radio porto” è arrivato così, forte e chiaro. Noi la faccenda la vediamo in questo modo. In nome della sinergia, della grande sinergia, Trapani si avvia destinata ad affidare i suoi destini a Palermo. Noi alla sinergia abbiamo sempre creduto, ma la cosa funziona quando due territori stanno seduti allo stesso tavolo con pari dignità. Oggi sono altri esempi che abbiamo dinanzi e non lo diciamo noi, ma il presidente di Confindustria Gregory Bongiorno che non è certo l’ultimo arrivato. Bongiorno a chiare lettere ha scritto “con grande preoccupazione” (parole sue): “ ci sono logiche di accorpamento calate dall’alto…logiche che sembrano tese a favorire un territorio a discapito di un altro”. Ma Bongiorno ha fatto di più. Non ha parlato solo di porto ma anche di aeroporto. Il comunicato lo ha scritto quando ancora era in stallo il destino dell’Airgest, che è stato scritto dal Governo Crocetta con una concertazione tutta palermitana. Ultima cosa. Parliamo tanto del porto di Trapani, ma la portualità trapanese, in nome della quale abbiamo letto fiumi di parole, che fine farà, Marsala, Mazara, Castellammare del Golfo, San Vito Lo Capo, le Egadi, Pantelleria…che destini avranno? Anche lì c’è gente che lavora, che fa impresa, piccola pesca, cantieristica, pesca d’altura. Se di accorpamento bisognava parlare, sarebbe stato più utile guardare a questi porti con la sinergia non con Palermo, ma con Trapani. E’ per questo che questo accorpamento di porti, tra Palermo e Trapani ci puzza parecchio di accordi non del tutto limpidi. E le cose che in questi giorni leggiamo sull’imprenditoria palermitana, sugli accordi di corruttela con la politica, palermitana, con il fiume di soldi che arriva fino a Roma dovrebbe davvero aprire gli occhi. A tanti.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.