La maestra di Borgo Cià

A dieci anni dalla scomparsa il ricordo dell’insegnante Francesca Ruggirello

Quando con la mente ci si ricorda di quando si era fanciulli, sono sempre pronti ad affacciarsi nella mente di chiunque, quei primi anni da studenti, trascorsi tra i banchi della scuola elementare. Il maestro e la maestra in questo palcoscenico di ricordi compaiono subito, quasi fossero intimi familiari. I propri insegnanti, quelli incaricati di accoglierci nell’avvio del periodo scolastico, che mantengono un posto di rilievo nella nostra memoria di oramai ex studenti e questo anche quando si è frattanto andati avanti negli studi e…negli anni. Oggi desidero ricordare la mia maestra. Si chiamava Francesca Adragna ma per tutti era la maestra Ruggirello, dal cognome del marito, un gentiluomo che spesso spuntava all’ingresso della classe, per venire a salutarci, sempre con la bicicletta con la quale per tanti anni ancora mi capitò di incontrarlo per le strade di Erice. La maestra Ruggirello è da dieci anni che oramai ci ha lasciato, stamattina alle 10 verrà ricordata nella Santa Messa che verrà celebrata nella Chiesa dei Salesiani a Trapani. Mi piace ricordarla come la maestra di Borgo Cià. Le classi elementari di via Santa Bernadetta (territorio oggi individuato come quello di Casa Santa di Erice) venivano individuate in questa maniera, dal nome, oggi dimenticato, che aveva quel Borgo. Una carriera quella della maestra Ruggirello che cominciò nel primo dopo guerra, nel 1947, e da allora è rimasta in carriera fino al 1982, quando andò in pensione, non interrompendo però i suoi contatti con il mondo della scuola e con tutti i suoi ex alunni. E’ grazie a lei che oggi i ricordi di quel periodo di scuola e sono ancora vivi. Burbera all’apparenza, era però sempre pronta ad offrire ai suoi giovanissimi studenti il sorriso, aperto e sincero. Certo ci sgridava, per cui ho memoria anche dei suoi toni severi o dello sguardo amareggiato per un comportamento inaspettato da parte nostra. Ma poi arrivavano sempre i gesti di affetto, le carezze sulla testa, il suo essere avvolgente. C’è voluto del tempo, crescendo si è compreso la responsabilità di quella maestra, guidare noi, giovanissimi studenti e studentesse, con tanto di grembiule obbligatorio all’epoca, nel passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, quel periodo nel quale entri ancora un bambinello e ne esci quasi irriconoscibile rispetto ai 5 anni precedenti. Tantissimi quelli che con lei hanno imparato a leggere e scrivere, a stare seduti a lungo, a stare in silenzio e alzare la mano per parlare, ad attendere la ricreazione per poter giocare. Personalmente la maestra delle elementari non la dimenticherò mai e sicuramente perché attribuisco anche a lei la passione per lo scrivere, per l’informare. Il suo insegnamento è stato quello che a tanti ha fatto scoprire il bel mondo della curiosità intelligente, del saper guardare sempre a tutto quello che accade intorno. Ad essere studenti ma anche cittadini attenti, ricordo che si attendeva con una certa spasmodica attesa le ore che lei dedicava all’educazione civica, tanto erano appassionate e coinvolgenti, tanto da lasciare ancora oggi il segno. Erano gli anni della scuola dove l’insegnante faceva tutto, inclusa ginnastica e religione. La mia maestra era diversa e non lo dico solo oggi che è passato tanto …troppo tempo, ma lo sentivo e lo sapevo anche allora. Un misto tra un’insegnante e una mamma. Tutte e due severe ma fantastiche.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.