Forello (+Europa): “legalizzare la cannabis toglierebbe soldi alla criminalità organizzata e favorirebbe chi la usa per scopi medici”

“Legalizzare e regolamentare la Cannabis in Italia è una questione che riguarda la tutela dei diritti dei cittadini in senso più ampio.  I cittadini chiedono che il Parlamento si esprima sulla questione, la dimostrazione arriva dalle oltre 600mila firme raccolte per il Referendum abrogativo sulla depenalizzazione della cannabis. Depenalizzare il reato di coltivazione della cannabis per uso personale permetterebbe di evitare a molti cittadini di essere perseguiti penalmente. E tra questi rientrano anche tutti coloro che coltivano la cannabis non solo per uso ricreativo ma anche terapeutico“.  A dichiararlo è Ugo Forello, candidato al Senato con +Europa.

“Nell’ambito legato alla pena – spiega Forello – ci ritroviamo nella condizione in cui, con l’attuale legislazione, i reati che riguardano le droghe leggere sono trattati allo stesso modo di quelli che riguardano le droghe pesanti. Le politiche proibizioniste non hanno impatto nel contrastare il mercato illegale, hanno invece severe ripercussioni sul sistema giudiziario e causando il sovraffollamento delle carceri, con ricadute sulla collettività. Nel 2016, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNA) fu formulato un parere favorevole su una proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis in Italia. Allora fu anche rilevato che la legalizzazione della cannabis avrebbe liberato risorse umane e finanziarie in diversi comparti della pubblica amministrazione, specie nel settore della giustizia e in quello delle attività delle forze dell’ordine. La DNA ha anche sottolineato come la legalizzazione avrebbe portato a una perdita economica per le organizzazioni criminali e, in termini economici, lo Stato avrebbe potuto riscuotere le accise derivanti dalla vendita di prodotti a base di cannabis. Oltre la DNA il parere favorevole di associazioni antimafia come Libera e Addiopizzo, di cui sono uno dei fondatori e componente fino al 2015”.

“Dal punto di vista medico e del diritto alla salute le conseguenze della mancata liberalizzazione della Cannabis porta ad un altro paradosso: nonostante l’Italia sia stato uno dei primi paesi europei a legalizzare la cannabis medica nel 2006 – continua Forello -, con la produzione interna affidata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze e l’importazione dall’estero, non si riesce a soddisfare il fabbisogno dei pazienti e molti di questi devono rivolgersi al mercato illegale. A tal proposito va sottolineato che, nel mese di dicembre 2020, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha riconosciuto il valore medicinale e terapeutico della cannabis rimuovendo la sostanza dalla Tabella IV della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961. +Europa è promotrice del dibattito in parlamento delle legge sulla depenalizzazione perché, anche questo – conclude Forello -, rientra tra quei diritti cui non si può più derogare”.

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