Primarie, l’assalto dei sabotatori “last minute”. Fava: «No a Lombardo, c’è chi avvelena i pozzi»

L’allarme di Fava: «In tanti si muovono non solo nel centrodestra con l’idea di trasversalità di pezzi di ceto politico Mpa? Sta con Musumeci»

Il leader della lista Centopassi e candidato a governatore della Sinistra, Claudio Fava, commenta il risultato delle elezioni regionali in Sicilia nella sede del suo comitato elettorale a Palermo, 06 novembre 2017.
ANSA/FRANCO LANNINO

I tentativi si susseguono. Fino a ieri sera. Ma i “sabotatori” (trasversali) ci proveranno fino a stamattina, quando a Palermo i vertici del centrosinistra presenteranno ufficialmente le primarie per le Regionali. «Fino all’ultimo tentano di avvelenare i pozzi», denuncia Claudio Fava. In un colloquio con La Sicilia, Fava difende le frontiere della coalizione. «Sono preoccupato dall’idea, accarezzata da qualcuno, di una trasversalità di ceto politico. E siccome c’è un convitato di pietra che si evoca e non si cita, il nome adesso lo faccio io: Raffaele Lombardo. Pieno rispetto per lui e per gli autonomisti, ma lui sta col centrodestra e con Musumeci. Non in modo letterario, ma strutturato: assessori, sottogoverno, partecipate a partire dall’Ast». Il leader dei CentoPassi, in lizza da tempo, entra nel merito: «Appena abbiamo fissato la conferenza per presentare le primarie, per cui ringrazio Barbagallo e Di Paola per aver tenuto ferma la barra, mi sono reso conto che in tanti si muovono, soprattutto nel centrodestra ma non solo, per avvelenare i pozzi fino all’ultimo momento». Perché «l’idea di un candidato scelto a Roma, su cui si può incidere e con cui comunque si può “ragionare”, rende tutto più funzionale a un volemose bene inciucista». Mentre «quella di un candidato che riceve un mandato dai cittadini, e solo a loro deve rispondere, è un’idea che fa molta paura a chi nel centrodestra avrebbe preferito una maggiore reciproca compenetrazione».

 

Eccola, la setta anti-gazebo. Pezzi della coalizione opposta, impegnati a scongiurare il voto del 23 luglio, che blinderebbe i giallorossi da tentazioni di campo larghissimo su cui si confida ancora in una “terra di mezzo” popolata da facilitatori politici, aspiranti candidati e portatori d’interessi. Ma sulle primarie c’è anche un “fuoco amico”. Soprattutto fra dem, fra vecchi cerchi magici solo in apparenza dissolti e altri timorosi di un rifiuto di Caterina Chinnici («la nostra candidata vincente») di misurarsi, con qualcuno che soffia all’orecchio del segretario regionale Anthony Barbagallo il sospetto che la piattaforma SkyVote sia «controllata dai grillini». Ma anche nel M5S, soprattutto fra i più irriducibili fan di Giancarlo Cancelleri, la cui corsa è legata al voto degli attivisti sul terzo mandato.

Fava ha una stoccata anche per il potenziale rivale pentastellatoDopo avere predicato nel deserto, per quasi un anno, sulla necessità e utilità delle primarie come metodo di partecipazione democratica e scelta di responsabilità, sono contento che tanti si siano convertiti sulla via dei gazebo. E leggo, piacevolmente stupito, che Cancelleri le definisce “rivoluzionarie”. Lo considero un complimento a chi ha a lungo sostenuto, non sempre ascoltato, la necessità e l’urgenza di ricorrere a questo metodo». Ma per l’ex presidente dell’Antimafia c’è «forse un errore di lettura sulle primarie», che «non sono una conta fra M5S, Pd e sinistra», bensì «un confronto fra tre candidati, supponendo che siano solo tre, e sulla loro idea di Sicilia». E scandisce: «Io non rappresento una parte del tutto. Ritengo di poter parlare  a dem, cinquestelle e sinistra, ma anche ai tanti che nostri elettori non sono stati. Si esca da questa dinamica della conta fra partiti. C’è un pezzo importante, dall’associazionismo al  civismo e oltre, che va coinvolto nelle primarie. Una trasversalità, sì. Ma virtuosa».

No a Lombardo, ma sì ad Azione: Carlo Calenda sia «parte integrante dello schieramento», l’auspicio di Fava. Che non nega  un feeling con  Fabrizio Ferrandelli, «non da dopo il suo risultato a Palermo, ma da molto prima», perché, ricorda, «è uno dei pochi che hanno avuto il coraggio delle proprie azioni: l’unico deputato che s’è dimesso dall’Ars, l’unico ad aver riconosciuto l’errore di alcune alleanze incongrue del passato, l’unico che ha fatto una campagna elettorale all’insegna delle novità e della freschezza».

Fonte lasicilia.it

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteTaormina, il governatore Musumeci improvvisa un comizio: la reazione esilarante di Ficarra e Picone
Articolo successivoIl Partito Democratico di Valderice fa il punto sul porto di Bonagia