La Cassazione conferma il provvedimento contro l’imprenditore monrealese Calcedonio Di Giovanni. Vicino a mafia e massoneria
La prima sezione della Corte di Cassazione, con sentenza di rigetto, ha posto fine al procedimento di prevenzione avviato dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2014 a carico dell’imprenditore originario di Monreale, Calcedonio Di Giovanni, 83 anni. Un imprenditore con interessi economici nella provincia di Trapani. Il valore dei beni definitivamente sottratti alla criminalità organizzata è pari a 100 milioni di euro. La confisca ha riguardato appartamenti, terreni, conti correnti bancari ed aziende, tra cui il complesso turistico alberghiero, Kartibubbo di Campobello di Mazara, costruito negli anni ’70 con un investimento di 5 miliardi di vecchie lire, soldi portati da Cosa nostra, soldi sporchi diventati presto puliti. A Kartibubbo, in passato, sarebbero stati ospitati boss mafiosi del calibro dei Messina Denaro. Di Giovanni è indicato come l’imprenditore prediletto al defunto capo mandamento di Mazara del Vallo, Mariano Agate. L’imprenditore palermitano, secondo ricorrenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sarebbe stato portatore di interessi delle cosche mafiose siciliane attraverso artificiosi meccanismi fraudolenti mediante i quali avrebbe avuto accesso a cospicui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari coinvolgendo nei propri progetti individui vicini ad un noto latitante mafioso. Confiscate anche alcune società con sede a San Marino e Londra, coinvolte in complesse operazioni finanziarie collegate a grosse transazioni commerciali internazionali. Forti poi i legami con la massoneria da parte del Di Giovanni, indicato da diversi collaboratori di giustizia legato al noto commercialista palermitano Giuseppe Mandalari, gran maestro ma anche fidato “ragioniere” di Totò Riina.