ORSA: “I licenziamenti di massa sono un cancro che non si può curare con le tisane”

Con nota del 29/06/2021 indirizzata al Governo, la scrivente Organizzazione Sindacale – scrive il sindacato ORSA – aveva PREANNUNCIATO il disastro occupazionale che avrebbe attivato lo sblocco dei licenziamenti e stigmatizzato le proroghe a
macchia di leopardo, solo per determinati settori, che di fatto non hanno risolto il problema generale. Non SI tratta di una profezia del sindacato, era di facile intuizione che lasciando mano libera alle imprese dopo le fasi del lock down e delle zone rosse si sarebbe registrata l’esplosione dei licenziamenti di massa. Nella memoria sul Decreto Sostegni bis presentato alla Commissione Bilancio della Camera l’8 giugno, l’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) stimava che lo sblocco dei licenziamenti avrebbe portato nel breve termine alla perdita di 70mila posti di lavoro mentre le previsioni del mondo sindacale annunciano uno tsunami di
oltre 600mila licenziamenti. Il Governo non ha attenuanti, non è stato colto di sorpresa, era tutto previsto e
prevedibile, il fronte sindacale al gran completo, con voce unanime, ha lanciato per tempo l’allarme ma si ha
la sensazione che la politica ha dovuto cedere, senza condizioni, alle pretese di Confindustria e l’ha fatto nel
modo peggiore, senza programmazione. Il problema non è tanto la crisi post pandemia che prima o poi
sarebbe arrivata ma l’assenza di una politica su come affrontarla. In vista dello sblocco dei licenziamenti, la
sera del 29 giugno a palazzo Chigi era stato condiviso un accordo tra sindacati confederali e Confindustria,
firmato anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, che
impegnava le aziende a esaurire tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione prima di procedere alla
risoluzione dei rapporti di lavoro. L’accordo è già stato disatteso, perché nelle ultime due settimane, almeno
tre multinazionali stanno procedendo con il licenziamento collettivo di centinaia di persone, senza sfruttare
gli strumenti noti come ammortizzatori sociali. Siamo di fronte al Flop conclamato della legge anti
delocalizzazioni, Gkn e Gianetti Ruote non sono in crisi, licenziano per andare a produrre da un’altra parte e
il Governo non si è dotato di strumenti per arginare questa mattanza ampiamente annunciata che le imprese
concretizzano impunemente, sfruttando anche le regole del Jobs Act. Whirlpool ha deciso di rifiutare la
proposta del Governo di usufruire di 13 settimane aggiuntive di cassa integrazione in cambio di un impegno
a non licenziare, non si possono accettare licenziamenti quando la nazione che ospita l’impresa prevede
ammortizzatori per accompagnare il rilancio del sito, è la dimostrazione provata del libertinaggio cui godono
le multinazionali nel nostro Paese, sfruttano ogni opportunità di profitto e poi scappano nei territori che
offrono manodopera a basso costo. Sull’esempio di Gkn, Giannetti Ruote e Wirlpool si aggiungono con effetto
domino altri siti produttivi pronti a sfruttare la ghiotta opportunità di licenziare e il Governo appare incapace
di gestire l’evento dopo aver commesso l’errore di sbloccare i licenziamenti senza aver messo in campo
adeguate politiche industriali, vincoli per le imprese e una riforma degli ammortizzatori sociali in grado di
affrontare l’annunciata crisi occupazionale. Intanto le imprese disattendono gli accordi sottoscritti con i
sindacati confederali e forzano le regole, in Italia i “padroni delle ferriere” sono autorizzati a tutto, anche a
mettere sulla strada migliaia di famiglie con un messaggio su WhatsApp. Non saranno le ribellioni a macchia
di Leopardo annunciate da CGIL, CISL e UIL a fermare la mattanza, il sindacato confederale ha firmato accordi
e si è fidato di Confindustria e del Governo Draghi, confidando in un controllo concordato della crisi post￾pandemia; la risposta è arrivata immediata ed era ipotizzabile quanto la variante “Delta” del Covid-19; le
multinazionali snobbano l’intesa raggiunta in presenza del Governo, licenziano in modo indiscriminato,
rifiutano gli ammortizzatori sociali e ridicolizzano il ruolo del sindacato. La protesta per comparti, alla bisogna,
non funziona! Isola i lavoratori nella lotta e li rende perdenti contro il fronte organizzato di Confindustria che,
ormai è chiaro a tutti, detta la linea e il Governo esegue. Un evento di tali dimensioni non si ferma con
proteste separate, di volta in volta, solo nei siti produttivi colpiti dai licenziamenti tattici, equivale a curare il
cancro con una tisana. Mentre si discute il bollettino dei licenziati è ogni giorno più drammatico, è giunto il
momento di rinviare ogni trattativa e rispondere all’attacco frontale con lo SCIOPERO GENERALE di tutto il
mondo del lavoro, dichiarato da tutte le Organizzazioni Sindacali; Confederali, Autonome e di Base.

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