Il ricordo vivo di Leonardo Renda a 72 anni dal suo assassinio per mano mafiosa

Leonardo Renda

Sono passati settantadue anni dal barbaro assassinio di Leonardo Renda, per mano dei banditi guidati da Salvatore Giuliano, nelle campagne tra Alcamo e Grisì. Una memoria ancora viva tra gli uomini e le donne di quel periodo che non dimenticheranno mai il sacrificio di una persona perbene, vicino al mondo dell’Azione Cattolica, della resistenza al fascismo e impegnato politicamente sul territorio alcamese in aiuto dei più deboli.

Leonardo Renda, “Nardo” per gli amici, è nato ad Alcamo il 10 Aprile del 1902.

Dopo aver conseguito la licenza elementare (frequentando fino alla “sesta”), per l’epoca un discreto grado d’istruzione, inizia ad intraprendere l’attività del padre: l’agricoltore.

Oltre ad essere riconosciuto come un infaticabile lavoratore e, a detta di tutti, un “buon padre di famiglia”, Renda dedicò tutte le sue residue energie nell’impegno civico con l’Azione Cattolica di Alcamo, con la confraternita S. Vincenzo de Paoli, come Consigliere Nazionale dell’Agricoltura e con la sezione locale della Democrazia Cristiana.

Un uomo rigoroso e critico con le connivenze tra la DC e la mafia, come ebbe a dire l’On. Ludovico Corrao sul suo conto, co-reggente in quel periodo della sezione della DC di Alcamo insieme al Renda.

Un periodo storico complesso per tutta l’Italia, giovane Repubblica, stremata e dilaniata dalla seconda guerra mondiale. In Sicilia, le forze reazionarie del tempo, non sembrano voler accettare i concetti elementari di libertà, autodeterminazione dei popoli e di pari dignità tra le persone. L’idea per molti mafiosi, banditi, neofascisti e separatisti, a ridosso della guerra, era quella di poter continuare a soggiogare la popolazione attraverso azioni delittuose, intimidazioni, minacce e omicidi.

Proprio in questo contesto si inserisce la banda di Salvatore Giuliano che in combutta con mafiosi e forze reazionarie controlla la gran parte dei territori tra Monreale e Alcamo.

Proprio quei banditi conoscevano bene la rettitudine di Leonardo Renda, come si legge nella sentenza della Corte d’Assise di Palermo del 57’: “Renda era alquanto noto in quell’ambiente per aver apertamente e pubblicamente manifestato il suo sdegno per l’attività criminosa perpetrata dai malviventi che infestavano quelle campagne ed elogiato invece l’opera silenziosa condotta dai tutori dell’ordine contro quei malviventi”.

Renda con quei banditi e mafiosi, dirimpettai, non ci andava per nulla d’accordo. I suoi valori cristiani e morali gli impedivano qualsiasi intercessione. Lui stava dalla parte delle forze dell’ordine come ebbe più volte a dire, per spiegare quanto fosse diffuso il fenomeno del banditismo mafioso: “ci vorrebbe un carabinieri per ogni vigna in questi territori per porre fine al banditismo”.

Questa avversione non era assolutamente tollerata dal mondo malavitoso. La sera dell’8 luglio del 1949, decisero di correre ai rimedi.

Quattro “falsi” carabinieri in divisa, tutti riconducibili alla criminalità e al bandito Giuliano, intorno alle ore 20, si presentarono in contrada Roanello (zona Grisì), un piccolo fondo agricolo che Renda aveva preso in affitto, per fare dei controlli. Al termine delle “presunte verifiche” chiesero al  Renda di seguirlo presso la caserma di Grisì per ulteriori accertamenti. Da quel momento Leonardo Renda scomparve nel nulla. L’uomo venne ritrovato il giorno seguente a pochi metri dalla strada che conduceva a Grisì crivellato da colpi di armi da fuoco e da cinque pugnalate. La notizia arrivò ad Alcamo come un fulmine a ciel sereno, nessuno riuscì a credere a quella notizia. “Nardo è stato assassinato barbaramente” – si sentiva dire nei vicoli della città. Per tutti, Leonardo Renda non aveva tradito i propri valori e non si era piegato al volere del banditismo mafioso.

Funerali Leonardo Renda

All’indomani del ritrovamento del cadavere, la seduta del consiglio comunale venne sciolta in segno di lutto. All’epoca Leonardo Renda era Consigliere Comunale e Assessore. Forti e commoventi le parole di ammirazione e di omaggio dei consiglieri Avv. Gaetano De Blasi e Prof. Giuseppe Messina.

Noi oggi – si esprime il consigliere comunale De Blasi dagli scranni della minoranza – onoriamo la memoria del cittadino onesto e retto, l’amministratore che sempre difese gli interessi dei lavoratori, il lavoratore che fu esempio di carità.

Ai funerali ci fu una grossa partecipazione popolare, prima con la celebrazione religiosa in Chiesa Madre e poi con il discorso pubblico in Piazza Ciullo. Oltre alla presenza dei suoi più intimi amici, Bernardo Mattarella, Ludovico Corrao e dell’Azione Cattolica, vi era presente tutta la cittadinanza, con l’unico intento di rendere un sentito omaggio ad un bravo cittadino.

Pochi giorni dopo la morte – commenta Ludovico Corrao – in un magazzino di proprietà di Renda, venne ritrovato un sacco di grano ancora pieno con la scritta “per i poveri della S. Vincenzo de Paoli”. Un sacco che ogni volta riempiva faticosamente e silenziosamente per aiutare i più poveri.

 

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteAlesi tra rombi di motori e la sua Alcamo
Articolo successivoAlcamo: “Inside Outside i (nuovi) luoghi dell’arte. Il museo diffuso e lo spazio urbano” tavola rotonda Collegio dei Gesuiti
Marcello Contento
Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.