“Non sono il profitto della corruzione”, dissequestrati e restituiti ai Morace beni per oltre 10 milioni

La decisione della sezione Misure di prevenzione dopo il blocco di immobili, disponibilità finanziarie e azioni della Liberty Lines nell’ambito dell’inchiesta “Mare Monstrum” del 2017. “La Regione non li favorì perché in nessun contratto con altre compagnie di navigazione era previsto il recupero di parte delle compensazioni per corse non effettuate”

Non sarebbero il provento di alcun accordo corruttivo: beni per oltre 10 milioni di euro tornano quindi agli armatori Vittorio ed Ettore Morace. Lo ha deciso la sezione Misure di prevenzione del tribunale, che ha accolto le tesi degli avvocati Sergio Monaco, Alfonso Furgiuele (del Foro di Napoli), Giovanni Di Benedetto, Lorenzo Contrada, Fabrizio Biondo e  Marco Siragusa . Il patrimonio, composto da disponibilità finanziarie, azioni della Liberty Lines, ma anche fabbricati, terreni e una macchina, era stato bloccato nell’ambito dell’inchiesta “Mare Monstrum” di maggio del 2017.

Secondo la Procura, i Morace avrebbero ottenuto dalla Regione, in particolare dall’allora dirigente dell’assessorato regionale ai Trasporti, Salvatrice Severino, un bando su misura per potersi aggiudicare il servizio di trasporto marittimo. Per l’accusa, gli armatori avrebbero intascato 10 milioni e 108.444,65 euro a titolo di compensazioni per corse mai effettuate per cause di forza maggiore (come le avverse condizioni meteo marine) e questo sarebbe stato possibile perché la dirigente – in cambio di regali e anche dell’assunzione della figlia nella compagnia di navigazione – non avrebbe previsto nel contratto uno specifico meccanismo di recupero della parte delle somme relative a costi mai sostenuti (come il carbirante, il lubrificante e gli scali). La difesa, però, è riuscita a dimostrare che intorno al 2008 in nessun contratto stipulato dalla Regione e dal ministero dei Trasporti con altre compagnie marittime (Snav, Traghetti delle Isole ecc.) sarebbe stato previsto un simile meccanismo.

Per questo il collegio presieduto da Raffaele Malizia (e composto anche da Ettorina Contino e Vincenzo Liotta) ha respinto tutte le richieste del pubblico ministero, compresa quella di applicare una misura di sorveglianza personale. Ettore Morace è stato giudicato incapace di partecipare coscientemente al procedimento e i giudici si sono quindi concentrati sulla misura patrimoniale, legata alla confisca dei beni. Che hanno rigettato.

Nel provvedimento di dissequestro, il tribunale spiega che il provento illecito ricavato dalla condotta corruttiva di Morace nei confronti di Severino “in sede di sequestro è stato determinato nella misura di 10 milioni 108.444,65 euro corrispondente al totale delle compensazioni erogate per prestazioni di trasporto marittimo mai rese per causa di forza maggiore (tra le quali in primis le condizioni meteo marine avverse) e non recuperate, non essendo stata contrattualmente prevista alcuna forma di decurtazione della compensazione con riferimento ai costi di fatto non sostenuti, come quelli per il carburante, il lubrificante e gli scali; da ciò sarebbe derivato in favore della Ustica Lines (diventata poi Liberty Lines, ndr) l’indebito vantaggio economico corrispondente alle somme corrisposte a titolo di compensazione per le corse omesse e non recuperate, quantificato per l’intero quinquiennio nella complessiva cifra di 10 milioni 108.444,65 euro”.

La difesa ha però sostenuto che in altri contratti relativi al trasporto marittimo stipulati con altri soggetti nello stesso periodo – intorno al 2008 – non era stato previsto nessun meccanismo di recupero delle compensazioni per le corse non effettuate a causa di forza maggiore. Il consulente Domenico Posca ha esaminato a questo scopo numerosi contratti stipulati tra la Regione e diverse compagnie di navigazione senza trovarne traccia.

Ed è proprio questo elemento – scrivono i giudici – che non consente di affermare che “Severino, nell’esercizio della sua discrezionalità, abbia omesso volutamente di prevedere meccanismi di recupero delle compensazioni per le corse omesse, perché a ciò indotta dall’intento di avvantaggiare il corruttore Morace, e non si sia piuttosto mossa nel solco di una prassi pur illegittima e censurabile, ma a quel tempo seguita nella sostanziale totalità dei casi analoghi”.

Conclude il tribunale: “Ne consegue che nel caso di specie difettano elementi idonei ad individuare nella omessa previsione di meccanismi contrattuali atti ad escludere l’erogazione delle compensazioni per le prestazioni non rese a causa di forza maggiore la causa della condotta corruttiva posta in essere da Morace nei confronti di Severino e, quindi, l’atto contrario ai doveri d’ufficio da costei promesso al Morace in cambio delle utilità ricevute. Pertanto, non può ritenersi accertato che il Morace, attraverso la condotta corruttiva anzidetta, abbia conseguito un profitto illecito in misura corrispondente all’amontare complessivo delle compensazioni relative alle corse omesse per cause di forza maggiore, e quindi pari alla somma di 10 milioni 108.444,65 euro”.

Tornano così ai Morace disponibilità finanziarie per 2 milioni 345.100,37 euro, azioni della Liberty Lines per 5 milioni 490.601,55 euro e altre (di Ettore Morace) per 175.403,40 euro, il saldo attivo del conto della Liberty Lines per 526.270,25, un fabbricato di via Serraino Vulpitta a Trapani della Liberty Lines (composto da 38 vani), acquistato a dicembre 2010 per 950 mila euro, altri fabbricati dell’azienda in via Orlandini e Serraino Vulpitta, sempre a Trapani, dal valore di 940 mila euro, terreni della società in contrada Creta-Formazzo (zona Asi) a Trapani dal valore di 62.105 euro e una Opel dell’azienda dal valore di 21 mila euro.

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