Accusato di aver utilizzato la sua funzione di assistente parlamentare della deputata Occhionero, per trasmettere messaggi dei boss all’esterno delle carceri. Chiesti 20 anni di carcere per Nicosia
Un processo scaturito dall’inchiesta “Passepartout” su mafia e politica, che ha portato davanti i giudici, tra gli altri, Antonello Nicosia, ex assistente parlamentare della deputata di Italia Viva Giusi Occhionero, con l’accusa è di associazione mafiosa, e il boss Accursio Dimino. La richiesta di condanna per Nicosia è sostanziosa, infatti i pubblici ministeri della Dda di Palermo, Francesca Dessì e Geri Ferrara, l’hanno quantificata in 20 anni di carcere.
Per Nicosia, che certo non aveva la fedina panale pulita, infatti aveva alle spalle una precedente condanna a 10 anni e 8 mesi di carcere per traffico di droga, l’accusa odierna è nello specifico di aver gestito, insieme a Dimino, affari e progettato un omicidio. Inoltre c’è l’aver utilizzato la funzione di collaboratore parlamentare, per entrare nelle carceri, parlare con i boss e trasmettere all’esterno i messaggi di questi.
Per quanto riguarda invece la deputata Occhionero, è stata rinviata a giudizio per falso perché affermava che, nel dicembre del 2018, Nicosia “prestava una collaborazione professionale diretta, stabile e continuativa”. Nicosia e Dimino, invece, sono imputati davanti al gup di Palermo, Fabio Pilato, nello stralcio abbreviato del processo.
Per altri imputati: Chiesta, infine, la condanna a 2 anni e 4 mesi di Luigi Ciaccio, 34 anni, e a 2 anni e 2 mesi del fratello gemello Paolo, accusati di favoreggiamento personale con l’aggravante dell’avere agevolato l’associazione mafiosa. I due avrebbero messo a disposizione locali di propria proprietà e utenze telefoniche per aiutare Nicosia, Dimino e altri associati a eludere le investigazioni. I difensori (gli avvocati Salvatore Pennica, Gioacchino Sbacchi, Paolo Imbornone e Francesca Paulicelli) faranno le loro arringhe il 23 marzo.