Alcamo: “Cercavo un lavoro in smart working, ma sono stata minacciata”, la truffa in tempo di pandemia

L’annuncio di lavoro online, lo smart working, la truffa e le minacce. Il racconto di una ragazza alcamese vittima di un raggiro. Al centro della vicenda un presunto cyber-riciclaggio di denaro di dubbia provenienza

ALCAMO. Tra i protagonisti di questa pandemia sicuramente troviamo lo smart working, il cosiddetto lavoro agile. Molte aziende e amministrazioni pubbliche infatti hanno ridotto il lavoro in presenza, incentivando e incrementando in maniera significativa il lavoro agile per evitare la diffusione del Covid-19. Ed è proprio la ricerca di un lavoro in smart working che è costata oltre un mese di calvario ad una giovane 29enne alcamese. Laura, nome di fantasia che abbiamo scelto per tutelare la ragazza da altre eventuali ritorsioni, si è ritrovata vittima di una truffa, ricevendo anche pesanti minacce. Laura, in sostanza, ha rischiato di diventare una money mule a sua insaputa.

La storia di Laura parte da Roma, città in cui si trovava temporaneamente circa un mese fa per cercare lavoro. Tramite un annuncio online inciampa in questa offerta interessante: una sorta di tour operator. Organizzazione di viaggi in smart working dall’Italia. L’azienda, londinese, cercava dipendenti italiani per organizzare pacchetti di viaggi per turisti italiani in diverse località. Niente di più semplice per Laura, un lavoro che aveva già svolto e che le piaceva. “Era compatibile con il mio profilo, io parlo diverse lingue e ho esperienze anche all’estero. Così decido di provare” – racconta ad Alqamah.it.

Assunta già alla prima chiamata

Laura era proprio il tipo di persona che l’azienda cercava in Italia. E chissà quante altre di cui non si ha notizia. Buono il compenso a fine mese, conveniente anche il contratto. Laura firma e inizia a “lavorare”. Una donna dall’accento dell’est che si faceva chiamare Roxana, inizia a chiederle di organizzare dei piccoli viaggi per turisti. Ma prima era necessario aprire un conto su una banca online. “Dicevano che era necessario per comprare i pacchetti turistici.” Così, dopo settimane di “lavoro”, di presunte vacanze organizzate, Laura inizia a dubitare delle reali intenzioni di questa fantomatica Roxana.

“Nel corso di una conversazione telefonica con la mia supervisor, venivo informata che, prima della scadenza del mese di prova, sarei stata incaricata di effettuare l’acquisto di un pacchetto turistico di un valore compreso tra i 2mila e gli 8 mila euro e che tale operazione era decisiva per il rinnovo del mio contratto”. Laura percepisce subito la reale natura dell’operazione. La somma di circa 2 mila euro, arrivata sul  suo conto, doveva essere trasformare in bitcoin per poi essere girata nuovamente su altri conti. Un giro vorticoso di soldi senza un apparente spiegazione. Laura, che ne frattempo era rientrata ad Alcamo, decide di registrare le conversazioni e di contattare lo studio legale Di Giorgi. Sente puzza di truffa e di denaro di provenienza illecita. A questo punto tutto assume un contorno chiaro: Laura è vittima di una truffa con al centro uno strano giro di soldi di dubbia provenienza, denaro che dovevano girare per vari conti online sotto forma di bitcoin. In gergo tecnico: cyber-riciclaggio.

“Le modalità di perpetrazione di tale particolari cybercrimini sono variegate. – spiega ad Alqamah.it il Dott. Salvatore Tartaro dello studio legale a cui Laura si è affidata – Talvolta le transazioni vengono presentate come prestazioni accessorie sulle quali trattenere una commissione a titolo remuneratorio, per esempio. Nel caso di specie, invece, i responsabili hanno congeniato un sistema idoneo a predisporre una falsa rappresentazione della realtà, credibile all’utente medio in cerca lavoro online. Si tratta, infatti e molto spesso, di soggetti in posizione di intrinseca debolezza che, proprio per ciò, vengono completamente ammaliati dall’artata rappresentazione della realtà costruita con sofisticati inganni”.

Laura rischia di diventare una money mule

A sua insaputa la giovane alcamese ha rischiato di diventare una money mule. Il termine si riferisce alle persone che offrono i propri dati personali per l’apertura di conti correnti e strumenti di pagamento su cui vengono accreditate le somme di denaro frutto di attacchi informatici e finanziari ai danni di ignari cittadini. Un fenomeno preoccupante in quanto non sempre i money mules sono consapevoli. Laura non lo era. A volte agiscono in quanto appartenenti a organizzazioni criminali, ma altre volte sono del tutto ignari di fornire i propri dati a malfattori. Un giro vorticoso di soldi che passano su conti diversi, spesso stranieri, per poi sparire. La polizia di Stato ha effettuato diverse operazioni negli ultimi anni contro il financial cybercrime, l’ultima conclusa lo scorso 2 dicembre denominata “Emma 6” ha coinvolto polizie di 21 Paesi dell’Unione Europea oltre a quelle della Moldavia, Svizzera, Regno Unito, Australia e USA sotto il coordinamento di Europol e con il supporto di Interpol, della Federazione Bancaria Europea, Western Union e Fintrail. L’operazione ha consentito di contrastare gruppi criminali di diverse nazionalità, responsabili di cyber crimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese e importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.

Laura quindi sarebbe diventata uno dei tanti muli nelle mani di una banda criminale dedita al cyber-riciclaggio. Fortunatamente è riuscita in tempo a bloccare queste operazioni fraudolente denunciando tutto alle Forze dell’Ordine.

“Al momento, purtroppo, non è possibile rendere noti tutti i dettagli della vicenda, essendo in corso indagini da parte delle preposte autorità. La nostra assistita – aggiunge il Dott. Salvatore Tartaro ad Alqamah.it – è stata, in un certo senso, fortunata nell’aver percepito la presenza di rischi, benché non compresi sino infondo; come pure fortunata è stata nel rivolgersi tempestivamente al nostro studio per ottenere una consulenza preventiva che, difatti, è culminata con lo smascheramento della falsità dell’annuncio di lavoro e delle intenzioni criminali dei soggetti nascosti dietro ad esso”.

Dai soldi alle minacce

Dopo aver chiesto di interrompere la transazione e di non voler proseguire la collaborazione, per Laura inizia l’inferno. Roxana inizia a minacciarla, perché a suo dire si era appropriata dei soldi dell’azienda. Ma non è tutto. Laura inizia a ricevere chiamate minatorie da presunti terroristi islamici. Avevano i suoi documenti, sapevano dove viveva, di lei conoscevano tutto. “Per me è stato davvero un incubo, mi hanno tempestata di chiamate con pesanti minacce. Hanno contattato anche un membro della mia famiglia minacciandolo pesantemente.”

Chiamate a tutte le ore del giorno e della notte: presunte minacce in arabo, lunghi silenzi interrotti da urla, minacce esplicite. “Mi dicevano che stavano venendo a prendermi. – racconta Laura ad Alqamah.it – Dei terroristi stavano venendo in Sicilia dalla Tunisia. Mi avrebbero messa in ginocchio pubblicando tutti i miei dati. Minacce davvero serie e preoccupanti.” Ma Laura non si è lasciata intimidire e ha denunciato tutto. Dopo le minacce aprono anche un falso profilo Facebook con nome e foto di Laura in cui si voleva incitare all’odio verso i musulmani.

“Nel caso di specie pare doveroso porre l’attenzione alle spiccate capacità criminali dimostrate dai responsabili, tanto nel momento “fisiologico” della truffa dell’annuncio di lavoro, quanto in quella “patologica” avviata nel momento successivo al “risveglio” della nostra assistita. – sottolinea il Dott. Salvatore Tartaro ad Alqamah.it – A fronte del rifiuto espresso ad effettuare la transazione sospetta, infatti, tali soggetti hanno fatto leva sul sentimento di islamofobia che, evidentemente, hanno ritenuto diffuso nel nostro territorio, al fine di indurre Laura in uno stato di panico e paura prodromico alla coartazione della sua volontà: insomma rappresentando falsamente di essere una rete criminale con ampie diramazioni territoriali contavano di far cedere Laura al ricatto, come già erano stati in grado di ingannarla, facendole credere di avere per le mani un’importante opportunità di lavoro. Laura è stata molto coraggiosa, ha resistito e siamo andati avanti”.

L’annuncio online, la truffa e l’inferno

Così Laura denuncia tutto al Commissariato di Polizia di Alcamo che attualmente indaga sulla vicenda. L’indagine segue la pista del cyber-riciclaggio, ma la querela è stata fatta anche per minaccia aggravata, istigazione a delinquere e sostituzione di persona. Intanto, dopo le pesanti minacce ricevute, lei e il suo familiare sono stati costretti a cambiare numero di telefono. Le chiamate arrivavano tutte da numeri esteri, i malfattori utilizzavano un software per cambiare la provenienza delle chiamate minatorie.

Dalla ricerca del lavoro, dall’apparente offerta conveniente in tempo di pandemia, l’inferno. “Sono stata ingenua, lo so. Ammetto di essermi fidata inizialmente nella speranza di trovare un lavoro in questo momento difficile. Ma non pensavo di arrivare a questo punto. Per me – aggiunge Laura – inizialmente sembrava davvero un lavoro come tanti, la fantomatica Roxana era convincente e non mi dava motivo per dubitare delle sue intenzioni. Conoscevo già questa modalità di lavoro e pensavo che a fine mese poi mi avrebbero messo alla porta non rinnovandomi il contratto, ma non pensavo di finire al centro di un giro così strano di soldi. Tutto poi ha assunto un contorno chiaro non appena mi sono opposta: minacce esplicite.” Laura si è fermata in tempo, se avesse dato seguito al giro di soldi su conti online si sarebbe resa complice dei truffatori.

L’annuncio oggi è sparito dalla piattaforma online su cui è stato individuato, ma fino a qualche giorno fa era presente ancora su altre piattaforme su Roma e Napoli. I siti di annunci, negli anni, si sono dotati di meccanismi antitruffa, ma purtroppo non sempre sono efficaci. “Ho deciso di raccontare questa mia vicenda perché sono convinta che come me ci sono cascate altre persone. Voglio avvisarli di stare molto attenti a questo tipo di annunci truffa. Sono sicura – sottolinea Laura ad Alqamah.it – che ci sono altre vittime, la denuncia è l’unica strada per interrompere questo fenomeno”.

Dei finti “terroristi islamici” dall’accento dell’Est ancora non si hanno notizie, intanto sono in corso le indagini da parte degli agenti del Commissariato alcamese della sezione reati informatici che stanno analizzando ogni contatto con i fantomatici operatori turistici con la passione per la minaccia.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.