Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà VIDEO

Oggi si completa in tutte le scuole l’avvio del nuovo anno scolastico. Con i soliti alti e bassi ma con una sfida in più, quella di proteggere la popolazione scolastica dal Covid e preparare le giovani generazioni ad essere maggiormente parte della cittadinanza attiva

Una intera home page monografica dedicata alla Scuola. Agli studenti, al personale docente, alle famiglie. Oggi grazie ad un lavoro della redazione di Alqamah.it – del quale permettetemi di non nascondere l’orgoglio di essere il direttore responsabile dinanzi a questa grande prova giornalistica – diamo voce ai protagonisti, raccogliendo da loro le cose buone e le cose che non vanno e che vanno corrette. Chi avrà la bontà di leggere gli articoli oggi pubblicati e che potranno essere ancora letti nei giorni a venire cliccando in un banner che comparirà nei prossimi giorni, “Tutti a scuola”, banner che via via aggiorneremo nel corso dell’anno scolastico, aperto anche ai contributi di chi vorrà scrivere e tenerci informati, potrà cogliere le cose positive da esaltare e magari portate ad esempio, e anche i mali della scuola. In questa nostra terra, dove spesso si è in ritardo su tante cose, dove la povertà dilagante colpisce in primis chi ha voglia di studiare, dove accade che le promesse non vengono mantenute, dove mentre si discute a livello nazionale di una scuola aperta nei pomeriggi ci sono scuole che nei pomeriggi sono costrette a fare i doppi turni, dove mancano le palestre, dove ci sono aule magne inagibili, e non allunghiamo la lista punctum dolens, è facile raccogliere l’elenco delle cose negative, più di ogni altra parte forse della nostra stessa Regione e certamente rispetto all’intero Paese. Conoscere quindi le cose che vanno, serve a realizzare cantieri per aggiustare le cose che non funzionano. Conoscenza è quindi il comune denominatore degli articoli di oggi. Abbiamo scelto un titolo che pensiamo racchiuda la realtà scolastica di oggi. Pessimismo della ragione, perché al solito, Covid a parte, si parte col piede sbagliato. Per esempio: la fornitura dei banchi monoposto (simili a quelli del secolo scorso, quando sui tavoli in legno c’era anche il foro per collocare il calamaio che gli studenti si portavano appresso). Pochissime scuole in provincia di Trapani hanno avuto la fornitura occorrente (la foto che vedete in questa home page è quella di una classe di un istituto superiore di Marsala) e quindi si sono attrezzate riutilizzando i banchi dove una volta sedevano fino a tre allievi, prevedendo due soli posti sistemati alle estremità (vi proponiamo qui la foto del plesso Pertini di Trapani). I banchi monoposto, moderni, non esiste più la necessità del foro per il calamaio, almeno in questo ci si è ammodernati, si dice che arriveranno per la metà di ottobre. C’è poi il capitolo della didattica a distanza, anche qui non tutte le scuole sono attrezzate anche a causa della rete internet che non funziona bene e dove funziona rappresenta un costo notevole per le scuole quanto per le famiglie. Didattica a distanza che purtroppo noi siamo talvolta costretti a definire, didattica a distanza…improvvisata. Nel resto d’Europa viene applicata, noi l’abbiamo scoperta, in malo modo, solo nell’era del Covid: il virus in questo caso una cosa buona l’ha provocata, ma i risultati non sono omogenei. Eppure oggi non c’è giovane o meno giovane che non ha a che fare in maniera quotidiana con iphone, ipad, pc super aggiornati, ma provate a chiedere in giro quanti hanno saputo usarli ai fini didattici. L’altra parte del titolo è però “Ottimismo della volontà”: volontà che dobbiamo riconoscere, e ce lo dicono, appartiene alla stragrande maggioranza dei docenti ma anche degli studenti, stanno mettendo in cantiere un certo impegno così da suscitare ottimismo sulle cose che si riusciranno a realizzare. Ottimismo della volontà che viene tradito anche dai sindacati della scuola, ai quali dedichiamo oggi un altro dei titoli. Il lavoro che serve lo si deve cominciare a realizzare con i più moderni progetti scolastici, che però hanno bisogno di finanziamenti, non di fumose promesse che i soldi ci sono, bisogna aspettare che arrivino. Ma non arrivano mai. Il solito treno in ritardo. A proposito di treni. Parlate un poco con i docenti costretti a viaggiare per raggiungere le destinazioni. Quante giustificazioni sono costrette e costretti i nostri docenti a presentare ai rispettivi dirigenti scolastici, quand’anche gli stessi dirigenti riescano ad arrivare puntuali in classe? E parlando di professori e professoresse. Dal ministero hanno tirato fuori un numero eclatante per dire che molti sono usciti dal precariato. Docenti che per non perdere il posto di ruolo, per completare le ore assegnate, si sono visti assegnare a scuole diverse e lontane decine e decine di chilometri. In Sicilia, è cosa nota, spesso è un problema percorrere una decina di chilometri. E’ bello poi cogliere negli articoli che vi proponiamo la grande attualità di quel pensiero che fu del Costituente Pietro Calamandrei, “Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale”. Peccato che analoga consapevolezza non alberghi nei nostri legislatori prima e governanti dopo. Ma questo non vuol dire non coltivare ancora oggi questo assunto. La base scolastica oggi, perché no partendo da quella di questa provincia, è in grado di spingere sull’acceleratore, inducendo il Parlamento a cambiare usi e costumi. Esiste, non dimentichiamolo mai, scritto nella nostra Costituzione, il diritto/dovere all’istruzione. Interroghiamoci tutti insieme, è garantito per davvero? Aspettiamo le risposte. Ci piace poi sottoporvi un’altra riflessione che è scaturita in noi ancora dalla lettura degli articoli, appartiene all’ispiratore del romanticismo francese Victor Hugo, “Chi apre la porta di una scuola chiude una prigione”. Noi oggi apriamo il dibattito e il confronto su di un fatto, se è vero, come assicura la ministra Azzolina, che le scuole stiano aprendo in maniera corretta davvero le porte, sotto tanti punti di vista. Non solo rispetto alla prevenzione epidemiologica, ma anche a proposito di etica, civiltà. Ecco una sfida da compiersi, far si che gli studenti sappiano diventare cittadini attivi del territorio. Spesso ai giovani diciamo che loro sono il futuro della società. Sbagliato. Gli studenti sono oggi protagonisti di questa società, hanno pienamente diritti e doveri, hanno diritto di parola e hanno diritto a cominciare già dai banchi a costruire una società migliore dove, lo diceva il sociologo e giornalista Mauro Rostagno, ammazzato dalla mafia a Trapani il 26 settembre 1988, valga la pena di trovare un posto. Indichiamo maggiormente dentro le scuole e facciamolo studiare l’esempio che ci ha lasciato: Rostagno non era figlio di questa nostra terra ma scelse di essere più trapanese dei veri trapanesi. Una terra dove la mafia continua ancora oggi a regnare, grazie anche al fatto di avere ridotto le scuole a semplici luoghi dove i docenti, non sempre per loro colpa, seguono pedissequamente e certe volte troppo velocemente i programmi scolastici, per non imbattersi nella statistica finale negativa e dove gli studenti, non sempre per loro colpa, spesso vivono la scuola un luogo freddo dove trascorrere le ore comprese tra i due suoni della campanella, d’entrate e d’uscita. Ricordiamoci anche di questo, la mafia teme la scuola più della giustizia. Si fa un gran parlare di ripartenza, di soldi alle imprese, alle famiglie, ecco un appunto di viaggio per i nostri prossimi reportage sulla scuola sarà costituito dal conoscere Comune per Comune quante risorse la pubblica amministrazione, a tutti i livelli, sta mettendo a disposizione degli istituti scolastici, di ogni ordine e grado come si è soliti sentir dire. Quante risorse vengono riservate per l’edilizia e la manutenzione delle scuole, quante risorse si mettono a disposizione per non far sentire esclusi i soggetti disabili, o anche i giovani che provengono daiie famiglie dei migranti, per far si che davvero la scuola sia aperta a tutti (articolo 33 della Costituzione). Quante risorse vengono riservate alla protezione delle scuole. Dai Palazzi di Governo, dal nazionale al locale, passando per quelli regionali, spesso la risposta su tutto quello che non va è sempre la stessa: stiamo affrontando problemi che appartengono a indecisioni e errori del passato. Grazie della risposta. E quindi? Un Governo si definisce tale deve avere la capacità di risolvere i problemi, così non si fa altro che rinviare al prossimo la responsabilità di sciogliere i nodi. Dagli stessi Palazzi poi magari si esaltano con roboanti comunicati che in qualche scuola, magari della periferia, si fanno grandi cose. Scavate a fondo e scopriremo che ciò spesso avviene per merito di un pugno di docenti, magari malpagati ma oltremodo volenterosi. Capaci di indurre gli studenti a non ripetere a memoria intere pagine dei libri ma a vivere con proprie parole gli insegnamenti ricevuti. Dalla metà degli anni ’90, da oltre 25 anni, esistono i fondi che arrivano attraverso i Por, i Pon. Ebbene dalle nostre parti ciò rappresenta una novità!
Lo riconosciamo. Nel nostro reportage c’è una parte che manca. Quella relativa all’Università agli Atenei. Ce ne occuperemo presto, chiedendo anche in questo caso aiuto a un po’ tutti. Una cosa però la vogliamo dire. In questa nostra provincia pur avendo un Polo Universitario non vengono prodotte energie capaci, utili a sfruttare ciò che questa terra, il nostro mare, offrono. Costringiamo i nostri giovani ad emigrare già per potere studiare bene. Abbiamo esteso il senso della parola emigrazione. Non riguarda più chi solo va via dalla sua terra per cercare un lavoro. Trapani possiede una struttura universitaria in grado di accogliere scuole di eccellenza, per svolgere master. Anche questo significa produrre economia.
Il Paese sarà sano se la sua scuola è sana, sarà democratico se la scuola sa essere alta espressione di democrazia, senza diseguaglianze. E’ questo che anima questo nostro reportage. Una Italia la nostra che rischia di perdere le sue costituzionali radici nel lavoro, non perché manca il lavoro, anche questo, ma soprattutto perché senza permettere agli studenti di acquisire la migliore conoscenza non potranno costruire il lavoro.
Ripartiamo allora è l’invito di queste ore. La scuola riparte. Dopo il lockdown dei mesi scorsi. Bene, bravi tutti. Solo che però a nostro modo di vedere il lockdown non è quello dei mesi di imposto isolamento contro il maledetto virus, ma è quello di decenni di ritardi ed omissioni. E’ vero le scuole erano aperte, ma forse non è stato proprio così. Ripartiamo allora con la Giusta Scuola. Auguri ai protagonisti, ma auguri a tutti Noi. Buona lettura. A tutti Voi offriamo il video del messaggio del Presidente della Repubblica, prof. Sergio Mattarella, rivolto a tutti gli studenti italiani.

 

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.