Una tempesta di violenza

Non ci possono essere altre frasi come questa per testimoniare quanto criminali siano stati gli incendi appiccati tra sabato e domenica

Intanto ci scusiamo per la crude e dolorosa immagine usata nella nostra home page. E’ la foto, presa dal profilo Facebook di una delle attiviste per l’ambiente più in gamba che il territorio possa vantarsi di avere, Mariangela Galante, del circolo Metropolis di Castellammare del Golfo, anche in momenti tragici come quelli che mezza Sicilia ha vissuto nelle ultime giornate di fine agosto. E’ il cucciolo di un cinghiale che è andato a morire nei pressi di un casolare, cercando di sfuggire al fuoco. Il titolo di questo pezzo e la foto potrebbero già bastare per dimostrare la nostra indignazione, la voglia di rivalsa, il desiderio che i criminali vengano arrestati e condannati per gli scempi causati. C’è una indagine che la Procura di Trapani ha aperto sugli incendi che hanno riguardato il proprio territorio di competenza, dall’incendio all’impianto di riciclaggio dei rifiuti di contrada Belvedere, stima dei danni 3 milioni di euro, al rogo che ha messo in pericolo impianti industriali e abitazioni a Rio Forgia (Valderice), dal fuoco appiccato a Macari a quello che ha violentato la preziosa riserva naturale dello Zingaro, dalle fiamme che hanno messo in pericolo la circolazione stradale sulla provinciale per San Vito Lo Capo, Biro, Castelluzzo, a quello di Monte Monaco, dalle fiamme accese a Bosco Scorace a quelle che hanno distrutto una parte della collina di Ragosia a Valderice. Forse ne dimentichiamo qualcuno, ma siamo sicuri che in Procura tutti gli incendi sono già censiti e documentati. Un elenco lungo che ci dimostra come qualcuno ha pianificato una azione criminale quanto mafiosa. E’ mafia quando il territorio viene deturpato. Non c’è bisogno del delitto tipico di Cosa nostra, è mafia quando si uccide la natura, gli alberi, gli animali, quando si distruggono le case. E’ mafia quando si mette in pericolo l’uomo, e per ore e ore sono stati in pericolo gli abitanti delle zone attraversate dalle fiamme quanto tutti coloro i quali si sono prodigati, o per mestiere o per essere semplici volontari, a fronteggiare il fronte del fuoco, una tempesta violenta e infuocata che se montata in un documento filmato potrebbe essere anche somigliare o sovrapporsi a uno di quei film di fantasia che talvolta abbiamo visto in tv, tempesta di fuoco, ciclone incandescente. No, quel documento se realizzato testimonierebbe la realtà di quanto si è vissuto in questi giorni. Non ci conosciamo personalmente, ma ho sempre ammirato la penna del collega Daniele Billitteri. Quei suoi scritti che hanno fatto diventare le previsioni meteorologiche qualcosa sulle quali scherzare e ridere un po’. Ma il suo ultimo scritto, pubblicato sulla sua pagina Facebook non puntava a farci sorridere, ma a prendere amaramente atto di come c’è chi con gli allerta meteo prepara le sue azioni criminali e di come risulta impotente chi invece dovrebbe fronteggiare queste strategie di fuoco. Noi lo scriviamo da giorni, il caldo, lo scirocco, non sono fenomeni in grado di causare incendi. Billitteri lo spiega ancora meglio. Vi invito a leggere il post del 30 Agosto sulla sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/daniele.billitteri
Il presidente Musumeci, un paio di assessori regionali, si sono dati un gran da fare in questi giorni, hanno messo mano a dichiarazioni e comunicati alla stampa, non abbiamo sentito o letto di ciò che poteva essere fatto prima degli incendi, e per la verità non abbiamo ben capito cosa si voglia fare dopo gli incendi. Non abbiamo sentito dire di emergenza incendi, anche nei giorni infuocati per Musumeci e company l’emergenza resta quella della immigrazione, il pericolo sono i migranti. Musumeci su questo tema continua a non convincerci, mentre la Sicilia bruciava è proseguita un’opera di speculazione elettorale. Mentre menti raffinate, tali e quali a quelle che nel tempo hanno compiuto attentati e omicidi, rendendo favori a Cosa nostra, si occupavano anche di dar fuoco a quei contenitori di storia, cultura e arte, come il parco archeologico di Selinunte.
Ci dicano Musumeci e gli assessori del suo Governo, quanti mezzi antincendio dispone la Regione e quanti ne sono stati impiegati nello scorso fine settimana, perché in certe zone si sono visti i mezzi aerei e in altre no. Un testimone ci ha raccontato del fuoco che partito nel pomeriggio di sabato sopra Macari, contrastato da un paio di uomini, e che per avere elicotteri e Canadair si è dovuto attendere l’indomani. Qualcuno ci spieghi per bene come sono andate le cose. Ci si dica perché i forestali per mesi e mesi vengano impiegati a curare le aree boschive e naturali e perché poi spariscono quando ci sarebbe da organizzare la prevenzione. Si in quelle vigilie in cui la Protezione civile ci avverte del pericolo, e quel personale potrebbe diventare vedette pronte a vigilare. Un assessore, l’on. Totò Cordaro, ha definito pazzi i piromani. No, non sono affatto dei pazzi, ma lucidi assassini, capaci magari stando in famiglia, parlando con i propri figli o con gli amici, di recitare anche loro il proprio disgusto per il fuoco che ha bruciato ettari ed ettari di bosco, aree attrezzate, porzioni di aree incontaminate. Le fiamme hanno trasformato in cenere un mucchio di denaro, quello speso nel tempo per la tutela dell’ambiente. Ci saranno altri appalti per ripristinare ciò che è andato perso. Già, gli appalti. Chiediamo sin d’ora che vengano resi pubblici quando saranno espletati i nomi delle imprese, i sub appalti, le ditte che forniranno i materiali. Qualcuno ci spieghi poi come mai quando ci sono gli allerta meteo non si trasferiscono negli aeroporti più vicine alle zone rosse i Canadair, che devono arrivare sempre da Roma e a Roma durante le operazioni devono ritornare per i rifornimenti. Ci si dica come mai non si utilizzi di più l’Aeronautica Militare che è vero con i suoi elicotteri ha dato manforte, ma i velivoli disponibili potrebbero essere di più. Ci chiediamo perché è impossibile che diversi corpi dello Stato non riescano a fare rete prima degli incendi e magari non fanno bene rete mentre i boschi bruciano e per poco a bruciare non erano anche i paesi. Siamo increduli dinanzi allo scempio in particolare quello della riserva dello Zingaro. Nessuno potrà mai più cementificarla, ma qualcuno estate dopo estate riesce a bruciarne una parte. E’ vero questa dello Zingaro è terra magica, che riesce a rifiorire, ma questo non vuol dire non prendere atto dei danni causati dal fuoco doloso. Una dura e vera analisi ci è giunta dal circolo Metropolis di Castellammare del Golfo. Al documento abbiamo dedicato un titolo ieri. Ve ne riproponiamo una parte: “La gestione del territorio è fallimentare, la prevenzione è partita con ritardo, i mezzi sono insufficienti e obsoleti, l’età media degli addetti è intorno a 60 anni, mancano adeguati strumenti di controllo. In una parola mancano una visione strategica complessiva e un piano generale d’intervento efficace, così come un coordinamento vero tra le istituzioni preposte. L’impressione che se ne ricava è che il territorio è abbandonato a se stesso”. Metropolis ha scritto ma cominciando da Castellammare del Golfo e arrivando a Palermo abbiamo la sensazione che queste parole, pesate e misurate, siano diventate per tanti carta straccia, per non disturbare il manovratore di turno, che è sempre lo stesso, un potere politico secondo il quale combattere il fuoco non è sua diretta competenza. Anzi che venga il fuoco così in modo clientelare c’è una politica pronta ad approfittarne. Suggeriamo alla Procura di Trapani di rispolverare un dossier che tre anni addietro è stato presentato proprio dal circolo Metropolis. Il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, ha parlato degli incendi come ad un inferno di violenza. Il dramma è quello che per altri il fuoco è un paradiso di denari da guadagnare. Sapendo che la prossima estate si potrà tornare a bruciare. E’ ora di dire basta!

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.