Andiamo a salvare la gente in mezzo al mare

ResQ – People saving People, parla l’ex pm milanese Gherardo Colombo

Una nuova nave solcherà presto il Mediterraneo per rintracciare e salvare chi rischia di morire in mezzo al mare: 40 metri di lunghezza con 10 persone di equipaggio e 9 tra medici, infermieri, soccorritori, mediatori, giornalisti e fotografi. Due gommoni veloci in appoggio assicureranno gli avvicinamenti alle imbarcazioni in difficoltà e il salvataggio. La nave batterà bandiera “ResQ-People Saving People”: associazione nata negli ultimi giorni e pronta a rinforzare il fronte del salvataggio dei migranti sulle pericolose rotte via mare. Nata dall’idea di pochi amici, oggi la neonata onlus già può vantare oltre 130 soci, tutti uniti nel «dire basta allo stillicidio di vite umane nel Mediterraneo, sia di coloro che muoiono affogati, sia di coloro che vengono riportati nei lager libici».

«Quando si è ventilata l’ipotesi di mettere in mare una nave per salvare le persone che affogano mi sono chiesto: se stessi annegando vorrei che qualcuno venisse a salvarmi? Ho risposto sì, sia alla domanda sia alla nave – ha spiegato oggi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’associazione, Gherardo Colombo, presidente onorario di ResQ – oltretutto ce lo chiede la nostra Costituzione, che bandisce ogni discriminazione e tutela la salute di tutti». Il progetto prevede di fare rete con chi già opera nel Mediterraneo ed entro 18 mesi essere in mare con una propria nave, oltre a diversi gruppi di lavoro a terra. Costo stimato di tutta l’operazione: 2 milioni e 100mila di euro. Fondi da reperire attraverso una campagna di crowdfunding, avviata da oggi sul sito resq.it. «Saremo gli ultimi arrivati – afferma Luciano Scalettari, presidente della onlus – per questo siamo in contatto con i “cugini” di Mediterranea e con le altre navi già impegnate in mare, prima di tutto per imparare. Perché una nave in più? Perché crediamo che ci sia bisogno di 10, 100 navi in più a presiedere quel tratto di mare, dove troppo spesso gli sos cadono nel vuoto».

Ad applaudire l’iniziativa è l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi: «Oggi su 80 milioni di persone in fuga nel mondo, il 90% si trova fuori dall’Europa. Un esempio? L’Uganda in questo periodo ha aperto le frontiere a migliaia di rifugiati dal Congo. I flussi verso l’Europa sono più che gestibili. È immorale che si discuta ancora se sia giusto o meno salvare le persone in mare. È un obbligo. E visto che gli Stati non sono all’altezza delle loro responsabilità, serve la società civile. Per questo applaudo all’arrivo di ResQ».

* fonte repubblica.it – autore Vladimiro Polchi
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