“Il sindaco è amico mio, è dattularo”

“Don Mariano” così il primo cittadino di Paceco Giuseppe Scarcella accoglieva nel suo ufficio il capo mafia arrestato oggi. Interrogatorio nelle prossime ore

Un altro sindaco, adesso quello di Paceco, Giuseppe Scarcella, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche per lui, come è stato alcuni giorni addietro per il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, avviso di garanzia e invito a rendere interrogatorio davanti ai magistrati antimafia di Palermo. Interrogatorio che già dovrebbe svolgersi nelle prossime ore. Scarcella è difeso dall’avvocato Giovanni Palermo e una sua dichiarazione dovrebbe essere diffusa a conclusione dell’interrogatorio. L’indagine contro Scarcella scuote anche il “Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo” insediato in prefettura. E’ il presidente dell’assemblea consortile, assemblea della quale fa parte anche l’altro sindaco indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, Nicola Rizzo. Nessuno dei due per adesso ha presentato dimissioni. Ora c’è un altro paese della provincia di Trapani, Paceco, che si ritrova a dover fare i conti con la presenza di una mafia in grado di influenzare il lavoro della Pubblica Amministrazione. Paceco è una roccaforte della mafia trapanese, qui hanno vissuto capi mafia di grande calibro, come Vito Sugamiele, detto Vito Nasca, qui la mafia trapanese aveva a disposizione i propri killer. Qui regna la mafia rurale, quella che controlla i terreni e le coltivazioni, il commercio dei prodotti a cominciare dalla classica produzione dei meloni gialli, qui un boss, Girolamo Marino, detto Mommo u nanu, fu ucciso da Matteo Messina Denaro per non avere rispettato un preciso ordine, a sua volta il figlio di Marino, Vito si è riciclato diventando un imprenditore finendo coinvolto in una maxi truffa e condannato all’ergastolo per avere ucciso un suo faccendiere e la famiglia di questi, sgozzandoli nella loro casa a Brescia. Una mafia capace di mettere su una messinscena per far cacciare via dal paese un maresciallo comandante la stazione dei carabinieri, il luogotenente Paolo Conigliaro, che stava dando loro del filo da torcere. Una mafia potente per via anche dei suoi addentellati con le logge massoniche del luogo e con aiuti insospettabili anche nelle aule dei Tribunali. Mafia e massoneria a Paceco controllavano una banca, la “Pietro Grammatico”, il primo istituto bancario in Italia a subire alcuni anni addietro il commissariamento da parte dei magistrati antimafia di Palermo. A Paceco il territorio è stato nelle mani della famiglia Coppola e del fruttivendolo Carmelo Salerno, anche per lui nuova misura cautelare in carcere dove già si trova dal 2019, e lo sarebbe ancora a leggere le pagine dell’ordinanza che ha riportato in carcere il capo mafia Mariano Asaro, che comandava a cavallo tra Castellammare del Golfo, suo paese di origine, e Paceco, dove è andato ad abitare con la moglie, nella frazione di Dattilo. Sarà interessante vedere quali saranno, se ci saranno, le reazioni politiche e della società civile. Qualcosa è apparso sui social, ma nessuna dichiarazione per adesso è trapelata dal Consiglio comunale, che tra l’altro potrebbe vedere finire sotto inchiesta, ma per circostanze diverse da quelle di Scarcella, un consigliere comunale, Pietro Caffarelli, già consigliere comunale a Trapani. Caffarelli compare infatti citato in una informativa della Squadra Mobile a proposito di rapporti tra politica e criminalità organizzata. Nel corso delle elezioni amministrative del 2017, quando era candidato nella lista del Partito Socialista all’elezione di Consigliere comunale a Trapani, avrebbe pattuito con un pregiudicato, Gianfranco Giannì, un accordo elettorale, 2 mila euro in cambio del pacchetto di voti che Giannì avrebbe controllato. Mafia e politica a Paceco poi avrebbero costituito un intreccio formidabile, grazie alla presenza attiva secondo i pm dell’on Paolo Ruggirello, per un paio di legislature parlamentare all’Assemblea Regionale Siciliana. A incastrare il sindaco Scarcella è stata la sua diretta voce, gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri lo hanno ascoltato discutere amabilmente proprio con il boss Mariano Asaro, da lui accolto nel suo ufficio in maniera equivoca secondo i magistrati. “Don Mariano” lo ha chiamato. Due gli incontri. Il primo il 29 Febbraio 2019, per parlare di una pratica per il rilascio di una certificazione tecnica che interessava il suocero di Asaro, Vito Occhipinti: <<noi altri (voce del sindaco Scarcella ndr) dobbiamo fare quella cosa che tu mi hai detto … e la facciamo io già me lo ricordo … la facciamo … e mi faccio sentire … tu me lo hai detto … solo che l’ho messa sempre di lato … qualche giomo la facciamo vero … gliela facciamo fare all’ufficio». Un altro incontro l’8 Aprile 2019 e in questa circostanza l’accoglienza con tanto di segno di rispetto, annota il gip nella ordinanza, per quel saluto “Don Mariano”. Fu in questa occasione che Mariano Asaro svelò all’amico sindaco il suo progetto imprenditoriale, cioè l’apertura di un ambulatorio dentistico a Paceco. Aveva anche trovato i locali, in una abitazione di proprietà dell’imprenditore Gaspare Rosselli. E proprio quando Asaro andò a vedere i locali, parlando con chi lo accompagnava tradì che col sindaco non c’erano problemi: << … non c’è problema al Comune! Non c’è problema al Comune … al Comune non d sono problemi …il sindaco … al Comune non ci sono problemi… il sindaco è Dattularo (originario di Dattilo frazione del Comune di Paceco ndr.) arrivo lì e gli dico al Sindaco facci la variante!”… io non ho problemi con lui… io arrivo lì… Peppe Scarcella ». E come dicevamo proprio con Scarcella, don Mariano Asaro aveva detto delle sue intenzioni: << … un’altra cosa … lì chi è che se ne occupa … perché noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco. .. lo studio dentistico … dove c’era il Museo del Contadino via Calatafimi …allora che succede, oggi Inglese (Carlo, un geometra ndr.) va al SUAP presenta … però che succede… il SUAP manda qui per conoscenza.. appena arriva qui… a me interessa che mi danno la Scia subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa>>. E di rimando Scarcella: << … va bene va bene poi troviamo … si muove bene … Carlo è uno dei migliori qui sopra a Paceco … si sa muovere con tempi buoni …comunque da parte nostra quando arriva … va bene ci teniamo informati…Ma il problema e che se lui ha bisogno di me in due botte facciamo tutte cose …>>. A fare trovare l’immobile a Mariano Asaro, colui che dai pm è ritenuto il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno, e che si tratta di un mammasantissima lo dice lo stesso Asaro, “è uno che è acchiappato bonu”. Nei giorni dell’emergenza sanitaria, quando i Comuni hanno cominciato a rilasciare i buoni per consentire ai meno abbienti di potere procedere agli acquisti di viveri, il negozio di ortofrutta di Salerno, intestato frattanto alla figlia, fu tra quegli esercizi commerciali che gestivano la distribuzione dei buoni di acquisto rilasciati dal Comune di Paceco agli aventi diritto. Per ogni buono assegnato, il rimborso da parte del Comune attraverso i fondi pubblici a disposizione. Le intercettazioni hanno registrato un certo attivismo di Asaro per avviare l’ambulatorio, e per convincere ancora di più il proprietario dell’immobile Rosselli, addirittura è stato ascoltato promettere un suo intervento presso l’Asp per risolvere dei problemi che riguardavano la farmacia gestita a Paceco da Salvatore Rosselli, figlio di Gaspare. Attivismo quello di Asaro che però preoccupava un poco chi, come il geometra Carlo Inglese si stava occupando del progetto, incontrando Carmelo Salerno infatti lo invitava a farlo star calmo: « … digli a Mariano che si deve aprire gli occhi … nel senso va … Società … cosa .. quello .. l’altro … >>. Mariano Asaro continuò invece a muoversi in maniera disinvolta, incontrando in particolare alcuni medici dovendo scegliere chi nominare direttore sanitario dell’ambulatorio. La scelta ricadde sul medico di San Vito Lo Capo, Vito Lucido, ma Asaro risulta averne incontrati anche altri, come il medico di Paceco Salvatore Fiorino e un paio di medici palermitani, accompagnati da lui da un certo Carlo, rimasto non identificato, e cioè Antonino Lo Piccolo di Carini e Alessandro Brondo di Palermo. Con l’aiuto anche di un consulente finanziario, tale Diego Barraco, e il sostegno di Maria Amato, segretaria in uno studio notarile, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Coppola, anche lui attivo per agevolare Asaro, riusciva comunque a creare la società Pacecodental srl. E questo con l’apporto secondo le indagini dell’on. Paolo Ruggirello. I due pare si conoscessero, tanto che Ruggirello incontrava Asaro abbracciandolo e suggellando la conoscenza con i classici due baci sulle guance. Ruggirello per favorire Asaro, che era sicuro del sostegno «se vuole i voti, li vuole, se vuoi i voti deve dare…altrimenti >> era riuscito a trovare sponda in un funzionario dell’Asp, Francesco Di Gregorio, che però nulla sapeva della presenza di Asaro in quella società da fare convenzionare con la mutua. Dal canto suo Asaro però contava molto su De Gregorio, dicendo di conoscerlo bene perché castellammarese come lui. Amicissimi Ruggirello e Asaro, ascoltati a scambiarsi convenevoli, «Buongiorno … come siamo’? Come stai? A posto? Qua siamo …Onorevole come siamo combinati >>. E Ruggirello rispondeva che aveva parlato con De Gregorio dicendo che l’ambulatorio interessava un suo cugino, ma sollecitava Asaro a indicare il nome del medico cui fare riferimento per la convenzione. La società Pacecodental però sarebbe stata destinata però a sciogliersi quando proprio il medico Vito Lucido diceva ad Asaro che i carabinieri lo avevano avvicinato per dirgli di stare lontano da lui. Un medico Lucido, che in maniera ritrosa era stato preferito ad altri ai quali Asaro aveva pensato, come il dentista Mione di Castellammare o ancora il dottore Domenico Ercole Lombardo di Marsala, al quale dietro le spalle lo stesso Asaro dava del pazzo. Se non poi credergli quando Lucido gli svelava di essere stato amichevolmente avvicinato. Una confidenza quella di Lucido che Asaro apprende e racconta subito alla moglie, Antonina Occhipinti, che lavora al Comune di Custonaci, tornata, da quando sindaco è diventato il medico Giuseppe Morfino, all’ufficio della Polizia Municipale, da dove era stata trasferita. Cosa questa che nulla c’entra con l’indagine, ma può essere registrata semplicemente come una stranezza, la moglie di un riconosciuto capo mafia messa a lavorare in un ufficio che svolge anche attività di polizia giudiziaria. Comunque tornando alla vicenda dell’ambulatorio, Asaro confida il suo sfogo contro i carabinieri alla coniuge: «Quanto sono comuti! Lo hanno chiamato qua a San Vito … a lui e a quelli di Custonaci per lo studio… e gli hanno detto dice veda che lei è messo troppo vicino, dice si brucia … >>. Ma da Lucido don Mariano Asaro avrebbe saputo anche dell’indagine in corso della possibilità del sequestro della società frattanto già registrata alla Camera di Commercio: « … cioè lo chiamano, gliel’hanno fatto capire al dottore (Lucido ndr) hai capito? gli hanno detto ma con chi ti stai mettendo! vedi che ti brucii a destra e a sinistra… queste situazioni così i Carabinieri … per cui … siccome a me mi è arrivata da un’altra parte dicendo praticamente che se aprivamo … intanto ci facevano aprire e poi buttavano “la zampata” che sequestravano, sequestravano dicendo che tutte queste cose sono riconducibili a me una volta che io lavoravo là, hai capito? …poi sequestrare .. ». Nella stessa ordinanza poi si parla dell’intenzione di aprire a Paceco un centro scommesse, è stato ascoltato discuterne con due persone Mimma Presti di Alcamo e Umberto Picone di Palermo, e ancora di cercare un terreno, possibilmente pianeggiante e di 20 ettari, per collocare lì un impianto fotovoltaico.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedente“Ripristiniamo il confino per i mafiosi”
Articolo successivo“Io non rispondo”
Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.