Una morte rimasta oscura

Somalia, 30 anni addietro la morte violenta del biologo trapanese Giuseppe Salvo

Una morte rimasta oscura e dimenticata. Trapani ogni tanto ha bisogno di utilizzare bene la sua memoria. Stavolta a proposito del biologo Giuseppe Salvo , intelligente e ottimo funzionario dell’Istituto Superiore di Sanità. Per queste sue funzioni si trovava in Somalia in quel maledetto giugno del 1990 quando uscito dall’albergo dove alloggiava è improvvisamente scomparso. Finì in una cella di sicurezza della polizia somala, da quella cella non uscì vivo. Dapprima dissero, i somali, che si era suicidato, poi l’ammissione della verità, Giuseppe Salvo era stato brutalmente ucciso. La testa sfondata dai colpi di un bastone, ecchimosi su tutto il corpo, trauma cranico e contusioni cerebrali dovute a mezzo contusivo come elencò il referto dell’ autopsia. La versione del suicidio era stata messa in piedi dai militari di Mogadiscio, era stata ripetuta ai diplomatici italiani in Somalia affinché la facessero rimbalzare in Italia. E per qualche giorno la Farnesina, pubblicamente, dimostrò di non dubitare della versione somala. La polizia di Mogadiscio sosteneva che l’ uomo aveva vagato ubriaco nella notte fra il 17 e il 18 ed era stato arrestato dalle sentinelle di una caserma. Nella cella di rigore della caserma Salvo – secondo i somali – si era impiccato utilizzando la camicia e i pantaloni. Una storia che puzzava di montatura, soprattutto per chi conosceva bene Giuseppe Salvo. Quando Salvo fu ucciso il nostro era un Paese “dominato” dalla politica craxiana, socialista, De Michelis era ministro degli esteri, con i somali si voleva stare bene, forse anche per quei traffici illeciti che in quegli anni ’90 vennero fuori da più parti, e quando c’era chi si avvicinava troppo alla verità, le reazioni erano sempre pesanti, delittuose, la morte di Ilaria Alpi e Miran Krovatin è in testa a questo elenco di morti ammazzati con ordini governativi. Non ci sono colpevoli per la morte di Giuseppe Salvo, alla pari di altri morti ammazzati. Sono rimaste oscure le ragioni, almeno sono rimaste ignote ai familiari e alla comunità italiana. Forse alla Farnesina sono rimaste segretate alcune carte, semmai davvero sono state davvero prodotte carte per spiegare perché Giuseppe Salvo fu ucciso. Il Govcerno Italiano dell’epoca pensò di risolvere la cosa di concedere a Salvo una medaglia d’oro al valore civile. Non sappiamo se ai familiari sia davvero arrivata questa medaglia, ma certamente ai familiari è stata negata la verità. Salvo probabilmente merita di essere inserito tra le vittime innocenti delle mafie, mafia internazionale si mosse sicuramente, la mafia più terribile perch intrecciata con un Governo, quello somalo, con i servizi segreti. Un delitto che coinvolge responsabilità pubbliche, qui in Italia. E allora Trapani cerchi un modo per ricordarlo, si permetta di spiegare ai giovani chi era il loro concittadino Giuseppe Salvo.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.