Quell’incontro c’è stato

Operazione “Cutrara” e l’indagine sul sindaco Rizzo: al pm il sindaco non può negare il faccia a faccia con il boss, ma dichiara l’assoluta casualità 

Tanto clamore, chiasso e qualche posizione un po’ troppo sconsiderata, sopratutto perché arrivata da chi per professione e cultura dovrebbe dare insegnamenti opposti a quelli mostrati, ha suscitato il nostro articolo sul “silenzio” che regna in larghi settori della cittadinanza castellammarese a proposito del blitz antimafia “Cutrara”. La descrizione di Castellammare del Golfo è stata contestata, per alcuni inventata. Insomma al solito a far danno sono i giornalisti, anzi in particolare chi scrive , che, vi assicuro non ha nulla di che vergognarsi o scusarsi, e non ha nemmeno in mano una penna in vendita. Attendiamo che arrivi la querela per diffamazione per la quale prontamente qualcuno si è messo a disposizione, pronto a scriverla. Frattanto però facciamo i conti con le vicende reali e cioè l’indagine giudiziaria in corso. E in particolare la posizione che riguarda il sindaco Nicolò Rizzo. Dopo l’interrogatorio di mercoledì davanti ai pm di Palermo, accompagnato dai suoi difensori Giacomo Frazzitta e Roberta Tranchida, Rizzo ai cronisti ha ribadito serenità, certo di avere chiarito tutto, non potendo aggiungere altro per rispettare il segreto istruttorio. Anzi ha aggiunto che frastornato lunedì notte aveva aperto la porta ai carabinieri e che per nulla si aspettava di avere notificato l’avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma in attesa che l’indagine faccia il suo corso, la circostanza venuta fuori sembra proprio confermare quella nostra generale descrizione del fin troppo tranquillo paese di Castellammare del Golfo, quello dove i mafiosi vengono ossequiati e rispettati. Cosa che il sindaco Rizzo ha dovuto ammettere di aver fatto. Non sappiamo se ci sia stato l’ossequioso saluto, ma l’incontro tra lui e il boss Ciccio Tempesta Domingo ci fu. Ammissione che Rizzo ha dovuto fare all’evidenza dei fatti. I carabinieri seguivano quasi sempre Domingo nei suoi spostamenti, e avevano notato che non rare volte sua destinazione era la casa di Francesco Ancona, il suocero del sindaco. Fin quando un giorno ad arrivare in quella abitazione fu proprio il primo cittadino. Tutto sarebbe stato fotografato e filmato. Sostiene Rizzo che si trattò di incontro casuale, e però ha dovuto attendere la notifica dell’avviso di garanzia per dire agli investigatori l’argomento di discussione, cosa che avrebbe dovuto fare per tempo. Domingo nella sostanza gli avrebbe chiesto la disponibilità, per conto di un suo conoscente, di un immobile di proprietà comunale, magari tra quelli confiscati alla mafia, per realizzare una casa di riposo. Ai pm il sindaco avrebbe detto di sapere benissimo con chi parlava, ma pensava che oramai si trattava di soggetto che aveva pagato il proprio debito con la giustizia. E poi l’invito a parlare di questioni sociali era un qualcosa che lo vedeva interessato. Solo che non stava parlando con un esperto di case di riposo, un medico, un assistente sociale, ma ne stava parlando con un soggetto condannato per mafia, un conclamato boss. Eppure tutto gli appariva, così sembra di capire, di assoluta normalità. Un incontro che risalirebbe  al settembre 2019.  Rizzo ha ripetuto che lui andando a casa del suocero non sapeva che li avrebbe trovato don Ciccio Tempesta. Oggi poi pare essere giornata cruciale, per via di interrogatori e non solo. Tra gli undici avvisi di garanzia pare che ve ne sia qualcun altro di interessante, in grado di svelare e spiegare le dinamiche mafiose pilotate da don Ciccio Domingo. E intanto a Castellammare del Golfo i più stanno a guardare, a darsi da fare sono alcune associazioni, come Libera, Castellolibero, Metropolis, poi ci sono quelli che parlano parlano e straparlano, la mafia dicono che è roba di quattro delinquenti qualsiasi, tutto il resto è per costoro esagerazione. Sono gli appartenenti all’area grigia dove la mafia incontra notabili e borghesi.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.