Quanta tenerezza!

Aeroporto Birgi: politici impegnati a far volare aeroplanini di carta, dopo avere fatto andare via quelli veri. In pubblico tutti uniti, dietro le quinte la spaccatura

Devo confessarvi che oggi a vedere le immagini e le foto del flash mob di Birgi sono stato colto da una gran voglia di tenerezza nei confronti di quei politici che giocavano a lanciare gli aeroplanini di carta. Un desiderio di dedicare a ognuno di loro un buffetto sulla guancia, come si fa con i bambini. Una infinita dolcezza, anche per vederli incapaci, ma solo per avere dimenticato il gioco di un tempo che eravamo soliti fare, noi della mia generazione, in classe tra un cambio di professore e un altro, in un buco di lezione, nella ricreazione, e cioè fare a gara a chi riusciva a far volare più lontano l’aeroplanino di carta che ognuno si preparava. Ieri a Birgi gli aeroplanini lanciati sono tutti caduti ai piedi di questa allegra combriccola di amici. Brutto presagio verrebbe da dire, se di presagi avessimo bisogno. Non ce ne è di bisogno, dinanzi a tutti c’è una triste realtà. E quello che prima del flash mob è andato in scena non è stato qualcosa che almeno in me ha suscitato tenerezza, ma semmai tanta rabbia, cresciuta ancora di più a conoscere poi l’esito avuto dal “summit” tra sindaci, amministratori e società di gestione dell’Aeroporto. Dopo parole e proclami, il nulla. Quello al quale stiamo assistendo, la inutilità alla quale è stato ridotto il “Vincenzo Florio”, non è colpa di Alitalia che va via in un battibaleno, o del Governo nazionale che commette lo scivolone, pure grave, di lasciare fuori dal provvedimento di riapertura i due scali aerei di Trapani e Comiso, non è colpa di questioni giudiziarie, che pure ci sono e sono serie, e potrei continuare con gli esempi, la causa è una e una soltanto: avere pensato a deprezzare lo scalo, in un periodo in cui le partenze e gli arrivi, il numero di passeggeri in transito, erano parecchio alti, schiacciando l’occhiolino a certi imprenditori indicati come gli “argentini” che avrebbero dovuto prendersi in mano la gestione di Birgi. Per intenderci si tratta degli stessi imprenditori che in Toscana gestiscono gli aeroporti di Firenze e Pisa. E per fare riuscire la cosa ci fu chi si rivolse anche all’allora premier Matteo Renzi perché mettesse una buona parola con quegli imprenditori, per prendersi in mano lo scalo di Trapani. Come è finita? Intanto mettiamo nomi, cognomi e sigle: sto scrivendo della società Corporacion America di Eduardo Eurnekian, che dentro Airgest, la società di gestione dell’aeroporto di Trapani, era presente attraverso le società Infrastrutture Sicilia e Mira Radici Finance. Il periodo clou è quello seguito alle dimissioni del redivivo Salvatore Ombra, quando presidente di Airgest divenne un silenzioso Salvatore Castiglione e presidente della Provincia regionale, allora così si chiamava, Mimmo Turano. L’aeroporto lo era già e lo divenne ancora di più un bel giocattolo, non di carta, in mano ai politici: gestione di assunzioni, gestione degli spazi aeroportuali, dove pare che qualcosa senza tanto spendere avrebbero ottenuto lo stesso Ombra e l’imprenditore vinicolo Girolamo Fazio, regalie e opportunità per tutti, insomma una bella vita. Per loro ma non per l’aeroporto, che guadagnava qualcosa sui servizi aeroportuali di handling, ma l’avere era sempre meno di quello che si doveva dare alla low cost Ryanair, ma null’altro riusciva a guadagnare. Un esempio? La gestione del parcheggio. A parte il fatto che chi viaggiava spendeva poco (in apparenza) per il biglietto aereo – perché il resto del biglietto lo pagavano le casse pubbliche per gli accordi con Ryanair – e il costo quasi insostenibile diventava quello della sosta dentro il perimetro aeroportuale, ma ciò non di meno si trattava di un servizio, nessuno aveva mai trovato nulla da ridire rispetto alle iniziative private che sono fiorite fuori dall’aeroporto, parcheggi attrezzati sulla terra spianata, bus navetta messi a disposizione per arrivare in aeroporto. Soldini tolti alla società di gestione, che però era la prima a far finta di nulla. Per farla breve, la gestione del presidente Castiglione, che non rispondeva nemmeno alle convocazioni in Consiglio provinciale, cominciò a far segnare conti notevolmente in rosso, rimasti di colpo sul groppone quando il Governo Crocetta sciolse le Province e fece venir meno ad Airgest le risorse pubbliche che fino a quel momento garantiva la Provincia regionale. Ma solo pochi si preoccuparono, tutto quello che accadeva faceva comodo a chi aveva deciso di vendere a prezzi stracciati Airgest agli imprenditori di Corporacion America. Ma andò a finir male, forse il deprezzamento è andato ogni previsione che nemmeno gli argentini di Eurnekian (imprenditore di origine Armena) si sono più fatti avanti, anzi se ne sono andati lontano da Trapani, preferendo fare altri accordi a Dubai. Potete dirmi: è il passato è del presente che bisogna parlare. Vero. Ma è impossibile cancellare ciò che è accaduto, anche perché qualche politico protagonista di quella stagione ancora resiste e mette pure parola. L’imprenditore marsalese Salvatore Ombra è tornato in sella ad Airgest e qualche giorno prima che il Covid 19 ci ha costretti alla detenzione domiciliare e a chiudere ogni spostamento, aveva dato alla presenza di numerosi assessori regionali l’annuncio che la crisi era passata, che Ryanair tornava, che Birgi sarebbe tornato in buona salute, che il Governo regionale aveva messo a disposizione i fondi, insomma che non c’era ragione che nessuno si lamentasse. Nei primi giorni post emergenza però più ombra che luci, e il presidente Ombra si è ritrovato da solo con il direttore generale dell’aeroporto a fronteggiare la situazione. Le novità aeroportuali poco alla volta sono slittate di mese in mese, Ryanair arriva, ma la certezza che resti non c’è. Arriva una nuova compagnia, o forse no o forse si, e via discorrendo. Fino all’uscita contro Roma e Alitalia a tutti ben nota. Ventiquattro ore dopo la decisione di Alitalia di lasciare Trapani, preferendo mettere su Palermo i voli tolti a Birgi. Non è stato un buon comportamento quello di Alitalia, ma abbiamo letto su un comunicato Alitalia che la compagnia aerea già da qualche tempo aveva posto richieste ad Airgest, e pare che Airgest non abbia mai risposto. Se ciò sia vero o meno aspettiamo Ombra a dirci, se lo vorrà, come stanno le cose. Ma di una cosa siamo certi, il conto ad Alitalia poteva pure essere presentato. Ieri il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo è venuto a dirci che Alitalia non ha mai firmato i contratti per le gare che si è aggiudicata, per le rotte da e per Roma e Milano. Un qualsiasi funzionario esperto di gare di appalto o un qualsiasi imprenditore ci potrà dire che in casi del genere l’ente che appalta dopo la seconda diffida a firmare, comunica che se non si firma si incamera la fideiussione che per ogni gara pubblica la ditta partecipante deve depositare. Nessuno si è ricordato di questa norma? pare di si, anche la stessa cosa mi dicono che accade con Blue Air che doveva collegare Trapani a Torino, vendeva i biglietti e nel frattempo i suoi aerei a Trapani non fecero nemmeno un secondo di volo. Anzi nemmeno si sono visti. Siete ancora convinti che Birgi è in declino per colpa di Alitalia e del Covid? Spero proprio di no. Ieri dopo la kermesse pubblica, che somigliava più che altro ad una convention elettorale di qualcuno, dove c’erano anche i sindacati che sembra abbiano dimenticato l’amaro destino dei lavoratori, e che invece di incazzarsi erano loro anche lì presenti ad applaudire e farsi selfie, c’è stato il “summit” dei sindaci, tutti chiamati a raccolta da Ombra e da Pino Pace inossidabile presidente della Camera di commercio sopravvissuto alla prima, seconda, terza repubblica e via dicendo. Argomento? La famosa questione di saldare i conti del co marketing per firmare l’accordo con Ryanair (o è stato già firmato e c’è necessità di onorare gli obblighi?). La riunione è durata poco, e si è chiusa con un nulla di fatto. E se Pace poco prima aveva detto che la questione della illegittimità del co marketing per qualcuno era stato un cavillo per non pagare, non l’ha detto proprio così, preferendo il dialetto siciliano, nel conclave dei sindaci con Cciaa e Airgest, qualche sindaco, e pare proprio il marsalese Di Girolamo, ha posto il problema se davvero i Comuni possano uscire fuori questi denari, che non sono 300 o 300 mila ma sempre di molti soldi si tratta. Ecco, è per questo che pensiamo che la kermesse, il flash mob siano stati solo occasione perché qualcuno potesse dire di se stesso, quanto sono bravo e quanto sono bello, o anche brava e bella. E’ vero c’è una nuova compagnia, Albastar, ha sede in Spagna ma il management è siciliano, ci porterà a Cuneo, a Roma e Milano, ma Ombra ci ha avvertito, comprate tanti biglietti se no vanno via. Un modo di far pubblicità che forse non rende del tutto onere a questa compagnia, che però non ha avuto nulla da ridire. Anzi pare che Ombra si sia lasciato andare a qualche impegno di marketing pubblicitario e forse si è un po’ allargato. L’ho fatta troppo lunga. Però un’altro paio di cose le voglio dire. Ieri non mi è piaciuto sentir parlare al singolare di Birgi. Ho sentito dire che la politica locale deve fare sistema, attorno a quello che Ombra e Pace dicono, ma di sistema aeroportuale non ho sentito parlare. Il presidente Musumeci errori su Birgi ne ha commessi, a cominciare dalle nomine, qualcuna cambiata nel giro di una settimana o forse meno, di non essersi accorto di quello che la sua corte gli propinava, ma una cosa giusta l’aveva detto, far diventare un’unica cosa Catania e Trapani. A qualcuno sembrò una storpiatura geografica e invece a pensarci bene mettere assieme Catania, Trapani e Comiso, con Lampedusa e Pantelleria, sarebbe stata buona cosa per l’intero sistema aeroportuale della Sicilia, forse anche Palermo avrebbe accettato. E invece niente, per Birgi c’è chi ragiona al singolare. Io una certa idea di come finirà me la sono fatta. Presto o tardi arriverà qualcuno e ci dirà che Airgest non serve più a nulla e che serve una nuova società, qualcuno si dovrà pagare i debiti e si riparte da zero. Magari una società che in qualche studio a Palermo stanno già ragionando come far nascere, nel settore aeroportuale i manager alla ricerca di un posto di lavoro ce ne sono tanti, ma in particolare ce ne è uno. Uno di quelli che fanno parte della corte di Musumeci. Provate a immaginare.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.