Miserendino assolto

L’amministratore giudiziario era stato arresto nell’ambito di una indagine della Procura di Palermo riguardante la gestione dei beni sequestrati all’imprenditore Ferdico

Assolto con la formula “il fatto non sussiste”. Luigi Miserendino è uscito dall’incubo giudiziario nel quale si è trovato coinvolto nell’autunno del 2017. Fu arrestato, posto ai domiciliari, con l’accusa di aver permesso all’imprenditore palermitano Ferdico, “il re dei detersivi”, di gestire ugualmente gli esercizi commerciali che gli erano stati sottratti dalla magistratura. Accuse quasi subito smentite, il gip accogliendo la richiesta della Procura di Palermo, indagine condotta dalla Finanza e coordinata dai pm Tartaglia e Picozzi, aveva stigmatizzato il comportamento di Miserendino quale amministratore giudiziario dei beni sequestrati a Ferdico, scrivendo di omissioni, relazioni non presentate. E invece al suo avvocato Monica Genovese è bastato poco ritrovare nella cancelleria del Tribunale di Palermo gli atti indicati come mai presentati, le relazioni, addirittura una relazione che aveva permesso al Tribunale di sequestrate altri beni individuati grazie al lavoro di Miserendino. La Procura però non ha fatto passo indietro, incaponitisi contro il professionista.  Il gip nella fase preliminare ha solo revocato presto i domiciliari e poi ha mandato a processo Miserendino, da imputato davanti al Tribunale di Palermo. Oggi il giudice lo ha assolto. Un caso giudiziario che è servito ad alcuni per insinuare i soliti dubbi sull’antimafia. A Trapani poi c’era chi non vedeva l’ora di prodursi in editoriali e ragionamenti per smontare pezzo pezzo la vita professionale di Luigi Miserendino. L’amministratore giudiziario di aziende sequestrate e confiscate a Trapani, imprese che erano in mano ai boss mafiosi. Come la Calcestruzzi Ericina, che Miserendino ha riportato sul mercato, ha spinto la trasformazione e la nascita di una nuova impresa la Calcestruzzi Ericina Libera, consegnata ai dipendenti costituitisi in cooperativa. Stessa cosa per un albergo a San Vito, anche questo confiscato a imprenditore mafioso. Ecco questa sua attività a Trapani ha dato fastidio a certuni, che così si sono buttati a capofitto come iene contro Miserendino, preda da spolpare. Miserendino poi era stato testimone in processi importanti, come quelli contro l’ex senatore trapanese D’Alì e l’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, forse anche queste un’altra ragione per metterlo alla gogna. La verità vera e unica era quella di usare la vicenda giudiziaria riguardante il dott Luigi Miserendino per smontare le azioni condotte dall’antimafia sociale. E colpire anche alcune persone. Costoro adesso dovranno prendere e rimangiarsi la delegittimazione studiata a tavolino, gli unici da delegittimare sono proprio loro, questi leoni da tastiera, professionisti delle bugie e delle falsità, moralizzatori, loro sì di cartapesta.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.