Le verità in… “Movimento”

Scritto da Diego Motisi

Dopo quello dei cinquestelle, e prima di quello delle sardine, a indicare un ennesimo cambiamento di posizione, si colloca in ordine di tempo il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale. Alla guida di questa nuova realtà Pino Aprile, noto giornalista d’inchiesta, direttore di un noto periodico di caratura nazionale, opinionista, saggista e scrittore pluripremiato, ecc. Aprile, dopo aver dedicato tanto del suo impegno alla ricerca di verità storiche sulla trasformazione socio economica del meridione ricco e progredito, ha assunto questo impegno di leader, nella convinzione che le disuguaglianze passate e presenti – di cui in atto continua a soffrire il paese Italia – finiranno col compromettere un’unità per altro mai del tutto realizzata.

La crisi generale che ha messo in ginocchio l’economia nazionale (e non solo) ha acuito l’appetito egoistico di alcune élite politico-economiche, sino a generare livelli inusitati di ambizione. Il popolo, spesso disinformato, o peggio fuorviato rispetto alle reali logiche di potere, rischia una percezione distorta di ciò che è male, e spesso crede di potere risolvere sbrigativamente i problemi con ventate secessioniste, manifestando insofferenza che talvolta degrada in faziosità pseudo razzistico-fratricida di memoria nazional coloniale. Dalla parte di chi subisce con atavica pazienza ci sono gli altri cittadini, bistrattati ma sempre più consapevoli e disgustati. Questi ultimi non si accontentano più di colpevolizzare sé stessi (come in passato) per la condizione di inadeguatezza in cui languiscono, ma reclamano il beneficio di diritti legittimi garantiti a tutti dalla legge dello stato e chiedono alla politica un paese realmente unitario. Il divario spacca il paese finendo col divenirne destabilizzante per il suo futuro. Il progetto politico cui attinge questo movimento fa tesoro delle verità finalmente emerse dal passato e di un’analisi contemporanea su significative iniquità territoriali invalidanti. Lo scopo ultimo è prefiggersi di garantire a tutti gli italiani uguale rispetto, a qualunque latitudine, pari condizioni di trattamento in tutto il paese. Questo processo armonico, in altre società nazionali, ha fatto della coesione un’arma per bruciare le tappe dell’evoluzione storica e economica.

Ad affiancare “Capitan Aprile” – padre del M24A – ci sarà in Sicilia Franco Calderone, vulcanico imprenditore nel settore enologico. Suo è il ruolo di creare i nuovi circoli nell’Isola e di aggregare cittadini attorno a un progetto politico che intende candidarsi a tutti i maggiori appuntamenti elettorali.

Un movimento di meridionali per il meridione, dunque. Né di destra né di sinistra, slegati dalle segreterie di partito ma convinti che il cittadino meriti un paese equo. Quel paese in cui finalmente riconoscere l’animo del buon padre di famiglia, ossia l’istituzione che guarda con uguale interesse a tutti i suoi figli, nessuno escluso.

Un brocardo semplice quanto netto: tutti paghiamo le tasse e meritiamo uguali servizi dallo Stato.

Adottare il principio cardine del movimento significherà far sì che non sia più un’utopia, parlare di un paese in cui al meridione si realizzino concretamente infrastrutture e sia possibile fare impresa come nel resto del paese. Vorrà dire una parte del paese non più da commiserare, ma dove sia possibile pretendere e avere gli stessi servizi al cittadino già goduti altrove. In una sola parola… una terra in cui si diano a tutti le medesime possibilità di sviluppo per tornare a fare dell’Italia quel grande paese che tutti ci invidiano, e non più una nazione fratricida in perenne conflitto di accaparramento.

Mentre noi ancora… “guardiamo il dito che indica la luna” gli altri stati unitari stanno già cominciando, un pezzo alla volta, a cannibalizzarne le eccellenze italiane.

In atto, a causa di politiche di scellerato egoistico opportunista che mortificano il diritto alla salute ed all’istruzione dei cittadini ricadenti in un’area geografica ben definita si consuma un progressivo spopolamento. Un’ecatombe non solo umana ma anche produttiva che mette in ginocchio l’economia ed il morale. Un debordo che spopola territori carichi di storia e ricchezza intrinseca, scoprendo il fianco al degrado, deprezzandone il valore e l’identità.

L’Italia piace immaginarla solidale, unita come una famiglia, nella buona e nella cattiva sorte come reciterebbe il rito cattolico del matrimonio.

È emozionante realizzare come il Ministero delle Infrastrutture (e con esso anche la macchina della solidarietà), in un anno abbia bruciato le tappe per riparare al disastro del ponte Morandi a Genova. Tutta l’Italia, nessuno escluso, (oltre al sentito cordoglio per le vittime) ha trepidato per quella vicenda ed ha vissuto l’epilogo come una vittoria del nuovo dinamismo politico che marca il passo rispetto al passato. Tutti uniti, tutti “desti” come l’Italia dell’inno nazionale, tutti fratelli d’Italia, da nord a sud e da est a ovest, per l’appello alla solidarietà. Tutti commossi per la generosità degli “artisti per Genova”, tutti grati per la prodigalità di una grande professionalità internazionale come Renzo Piano.

Più a Sud, fra la Sicilia occidentale e quella orientale, solo qualche anno prima, ad aprile del 2015, crollava parte del viadotto autostradale Himera mancando, solo per coincidenza, un tragico tributo di vittime. Una tragedia annunciata, l’ennesima, inascoltata. Da anni, infatti, una grossa frana, nell’indifferenza di tutti, si muoveva poche centinaia di metri a monte del viadotto stesso ingoiando progressivamente strade ed abitazioni. A 2019 quasi finito l’epilogo è un’autostrada chiusa ed un’interminabile odissea per gli automobilisti siciliani.

– Non è bastata la mancanza di alternative dignitose – in un’isola dove la viabilità colabrodo è spesso incompleta, e la situazione dei viadotti pericolanti sempre più drammatica;

– non l’ennesima indignazione dei tanti cittadini isolani;
– men che mai la sfiorata tragedia per l’improvviso cedimento.

Nessun Ministero, a scuotere l’ormai sonnolento paradigma delle inefficienze e della pachidermica lentezza della macchina burocratica che governa la Sicilia.

A parte la tenue considerazione dei media locali:
 nessuna solidarietà nazionale,
 nessuna compartecipazione mediatica,
 nessuna unione artistica di scopo,
solo un silenzio pressoché assordante.
Viene la strizza a vedere la nostra prestigiosa e Venezia messa in ginocchio dalla marea. Miliardi di MOSE (dei soldi di tutti i contribuenti) e decenni di predominanza leghista non sono bastati a tenerla fuori dai pur calcolati rischi della marea.

Quanta, però, della solidarietà che abbiamo – giustamente – sentito di dover tributare a Venezia (avuto riguardo anche al patrimonio artistico) ha riscosso il sud d’Italia, pesantemente devastato dall’alluvione?

Quanta solidarietà nazional popolare ha riscosso, ad esempio, Matera o un qualsiasi comune dell’area meridionale?
Quanti provvedimenti sono stati adottati dal governo, al pari di ciò che è stato fatto per il medesimo alluvione in Liguria?

Sarebbe inutile persino attenderla, una risposta, per quanto è scontata.
Passando agli affari esteri ed all’economia si analizza un’ulteriore aspetto di cui il movimento stigmatizza gli effetti.

I trattati internazionali che il nostro paese conclude sono spesso indirizzati ad avvantaggiare una sola parte del paese, e sempre la stessa (vedasi trattato con il Canada, per l’olio veneto, ecc.).
Una politica economica che garantisca pieno appoggio a tutti gli italiani ed alle attività cui attendono deve essere in tutto il paese un must per la convivenza civile. Perché una politica non vada in danno di una parte del paese deve smettere di adoperarsi a beneficio esclusivo dei soliti noti, ma piuttosto spalmare le opportunità più ad ampio spettro, ripartendo obiettivamente risorse e investimenti.

In un paese dove solo la regione Lombardia ha più strade ferrate di tutto il Sud, e Matera ne è ancora priva, occorre investire nella mobilità, a beneficio di un più efficace fluire di uomini e mezzi, e nell’interesse di una nuova politica dei trasporti rispettosa dell’ambiente. Ma questo è paradossalmente un concetto tanto intuitivo quanto indifferente a ciascuna compagine di governo che si avvicenda agli scranni. Un’amnesia colpevolmente ricorrente.

In un paese dove la mobilità dei giovani (per lavoro o studio) passa sovente attraverso continui spostamenti (voli, viaggi su linea ferrata, bus, ecc.), e dove le mete portano quasi sempre a nord, non si possono tollerare rincari calcolati che (soprattutto durante le festività) mettono in ginocchio le economie precarie di studenti e lavoratori approfittando della legittima propensione al ricongiungimento familiare.

Per tutto questo ed altro ancora anche ad Alcamo ed in tutta la provincia di Trapani stanno nascendo dei comitati che creando fattiva aggregazione fanno dell’informazione il veicolo primario per diffondere una piena presa di coscienza e creare un’unione di intenti.

Chi volesse ascoltare un approfondimento tematico su questo e su altri argomenti che riguardano da vicino la nostra beneamata terra, e/o unirsi alla ricerca di ciò che ci è stato sottratto, può inviare una mail al seguente indirizzo, movimento24agostoet.trapani@gmail.com postando i propri dati, per essere contattato ed informato della iniziative già ratificate o in itinere di programmazione.

Articolo pubblicato integralmente come contributo esterno di Diego Motisi. Questo contenuto pertanto non è un articolo della redazione di Alqamah.it.

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