Antonello Nicosia, l’affetto per il boss Guttadauro e quell’idea di passare con Forza Italia: “Più garantisti”

Da quello che emerge dall’inchiesta “Passepartout”, l’ormai ex collaboratore parlamentare dell’On. Giuseppina Occhionero, Antonello Nicosia, avrebbe fatto il doppio gioco. Paladino della legalità e dei diritti umani di giorno, e “amico” dei boss di notte. Secondo le indagini utilizzava il suo ruolo nei Radicali e di collaboratore parlamentare per smistare pizzini e messaggi ai boss in carcere.

Il boss Guttadauro nel cuore di Nicosia

Sul cosiddetto “ergastolo bianco” si era interessato Nicosia, cioè la sottoposizione, dopo la completa espiazione della pena, a misura di sicurezza detentiva (lavoro) al regime di cui all’art. 41 bis la cui scadenza deve essere di volta in volta valutata dal Tribunale di sorveglianza all’esito del giudizio sull’attualità della pericolosità sociale del soggetto. In sostanza si tratta di quei soggetti reclusi che, anche dopo aver scontato una pena, non vengono liberati perché considerati pericolosi. La questione stava a cuore a Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, condannato in via definitiva perché capo del mandamento di Castelvetrano.

Nicosia, in un dialogo intercettato, parlando con l’amica della moglie di Guttadauro (sorella di Matteo Messina Denaro), affermò che “suo fratello è sperto non c’è dubbio… suo fratello è sperto”.

Matteo Messina Denaro, quindi, era nel cuore di Antonello Nicosia, tanto da definirlo un “Santo”. “Noi preghiamo San Matteo…tutti i Matteo…[…] per ora c’è San Matteo che comanda e noi siamo, preghiamo San Matteo…grazie San Matteo per quello che ci dai tutti i giorni”.

E ancora emerge il riconoscimento per il latitante Matteo Messina Denaro e la sua famiglia in un’intercettazione dell’8 febbraio 2019 all’interno dell’autovettura di Nicosia. Parlando al cellulare con un soggetto ignoto menziona un presunto progetto finanziato da Matteo (per 1 milione di euro). Per questo motivo, secondo Nicosia, i ringraziamenti di Matteo non bastavano, ma era necessario un “contributo dalla famiglia”, “per quello che faccio”.

Ma sarebbero seguito i fatti. Nello specifico il 1 febbraio 2019 Nicosia e si reca insieme all’Onorevole Giuseppina Occhionero, non indagata, nella Casa circondariale di Tolmezzo, dove si trovava Filippo Guttadauro, per fargli visita, per rassicurarlo del proprio impegno relativo alla sua “causa” e, a tale scopo, proponeva anche di presentare una interrogazione parlamentare tramite l’Onorevole.

Cosa che avvenne nella seduta della Camera dei Deputati il 7 marzo 2019, l’Onorevole Occhionero, infatti, ha presentato un’interrogazione parlamentare nella quale ha esposto la criticità strutturale del carcere di Tolmezzo in cui i locali destinati all’esecuzione della misura di sicurezza della “casa lavoro” erano sostanzialmente coincidenti con quelli relative all’esecuzione delle pene detentive, nonostante fossero evidentemente destinati a finalità ben diverse. Facendo riferimento alla specifica situazione in cui versavano i soggetti internati nella “casa lavoro”, tra loro, appunto, il boss Filippo Guttadauro.

Quindi secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Nicosia sfruttava il suo ruolo di collaboratore Parlamentare e di attivista dei Radicali per aiutare i boss, veicolando anche messaggi da e verso il carcere, sfruttando anche la Deputata, oggi di Italia Viva, Pina Occhionero. La parlamentare renziana ignara delle reali intenzioni di Nicosia, ieri si è difesa su Facebook: “La collaborazione con me, durata solo quattro mesi, era nata in virtù del suo curriculum, in cui si spacciava per docente universitario oltre che di studioso dei diritti dei detenuti. Le visite in carcere peraltro sono parte del lavoro parlamentare a garanzia dei diritti sia dei detenuti sia di chi vi lavora”.

Il timore di stare con Pietro Grasso e l’idea di passare a Forza Italia

Nel corso di altre conversazioni è emersa la sofferenza di Antonello Nicosia nell’essere accostato al partito di Pietro Grasso, magistrato ed ex Presidente del Senato. Grasso, ha una lunga carriera alla spalle di magistrato impegnato nel fronte antimafia: da giudice a latere del primo maxi processo voluto da Falcone e Borsellino nei confronti di Cosa nostra, fino a diventare Procuratore Nazionale Antimafia dal 2005 al 2012 e infine Presidente del Senato dal 2013 al 2018.

Per questo motivo aveva necessità di effettuare un cambio di casacca. Proprio di questo argomento Nicosia si confidò con Accursio Dimino che gli consigliò di stare attento a Grasso perché magistrato troppo esposto. Così l’idea di Nicosia di passare con i Deputati di Forza Italia. Idea condivisa da Dimino che li riteneva “più garantisti” e “più liberisti”.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.