Joker (Todd Phillips, 2019). Recensione

Di Marco Di Pasquale

Una Gotham City (la città immaginaria di Batman) intrisa di spazzatura, crisi e frustrazione è lo scenario di “Joker”, film diretto da Todd Phillips e vincitore del Leone d’oro al miglior film alla 76esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La pellicola propone una visione personale e in chiave semi realistica delle origini di Joker, personaggio fumettistico nato negli anni Quaranta e nemesi dell’Uomo Pipistrello.Per vestire i panni del pagliaccio criminale è stato scelto Joaquin Phoenix, che aveva dato prova della sua bravura già ne “Il Gladiatore”, in “The Master” e in “Vizio di forma”. L’attore è dovuto dimagrire circa 20 chili per interpretare Arthur Fleck, l’uomo che nel film diventerà Joker. Arthur è un solitario. Aspirante comico, vive con la madre malata in uno squallido appartamento di periferia.È un personaggio emarginato, disprezzato ed evitato da tutti. Ad aggravare la situazione, oltre al clima della città sommersa dai rifiuti e dal crimine dilagante, è la malattia. A causa di un danno neurologicoviene colpito da una risata isterica, e totalmente fuori contesto, in momenti di particolare tensione o stress. Ad arricchire il cast troviamo Robert De Niro, un comico di successo e idolo di Arthur. Egli sarà un tassello fondamentale nel definitivo crollo del protagonista assieme allo svelamento dell’oscuro passato della madre. La Gotham City degli anni Ottanta immaginata dal regista ricorda molto la New York in “Taxi Driver”. Non a caso numerosi sono le citazioni e i rimandi a Scorsese, a partire dal protagonista stesso, molto simile, per certi aspetti,a TravisBickle. Nonostante i chiari omaggi al cineasta Newyorkese il film dimostra tutta la sua originalità e potenza espressiva. Numerose sono state le trasposizioni cinematografiche di Joker negli anni, eppure qui il regista riesce a mostrarci una visione nuova ma allo stesso tempo molto fedele del personaggio.Todd Phillips, reduce da alcune commedie leggere e poco impegnate, gira la sua migliore opera, un film che indaga il male e la follia, con asprezza ma anche con una certa dose di amara ironia. Il tutto attraverso lo studio e l’approfondimento del pagliaccio criminale più famoso di tutti i tempi.      

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedente#Giovanistituzioni. Il M5S porta i “baby onorevoli” a Sala d’Ercole
Articolo successivoRifiuti, la Regione proroga il bando per finanziare i centri comunali di raccolta