“Vogliamo una seduta straordinaria”

Operazione “Scrigno”. Favignana: il gruppo “Egadi Insieme” chiede la convocazione del Consiglio comunale aperto alla partecipazione anche della commissione antimafia regionale

Ieri il sindaco delle Egadi Giuseppe Pagoto ha fatto sentire la propria voce a proposito dell’operazione antimafia “Scrigno”. E’ cosa nota che nel contesto del blitz antimafia Favignana ha conquistato il palcoscenico giudiziario, con la notizia della presenza della mafia sull’isola. Cosa nostra organizzata con una famiglia mafiosa capeggiata dall’anziano Vito D’Angelo. Un personaggio agrigentino arrivato a Favignana per scontare in carcere una condanna per omicidio e che sull’isola c’è rimasto anche dopo avere espiato la pena. Una famiglia mafiosa legata alla cosca trapanese capeggiata dai famigerati fratelli Virga, Pietro e Franco. Pagoto ha preannunciato la costituzione di parte civile dell’amministrazione comunale nel processo. “E’ nostro intendimento, nostro dovere e nostro diritto – ha scritto il sindaco Pagoto – tutelare l’immagine e la reputazione di un territorio sano ed operoso quale quello egadino, rinomato da sempre per il proprio patrimonio naturalistico e per le proprie attrattive turistiche ritenute modello al livello internazionale”. Pagoto però ha rischiato di riproporre infauste dichiarazioni di altri sindaci di questo territorio, come fece l’allora sindaco di Trapani Garuccio che dinanzi alle vittime della strage mafiosa di Pizzolungo del 2 aprile 1985, disse che la mafia a Trapani non esisteva. Pagoto infatti si è lasciato andare nella sottolineatura che nessun favignanese doc “è coinvolto nell’operazione antimafia… e questo è importante che si sottolinei e che si sappia”. L’ordinanza è vero non tocca nessun favignanese ma tra le intercettazioni ci sono indagati che riferiscono di facilità di contatti con l’amministrazione. Certo, è vero, lo dicono loro e non ci sono altri elementi che comprovano queste affermazioni. Però, osserviamo, che magari sarebbe utile che qualcuno si occupasse di approfondire queste circostanze. Compito della politica, riteniamo, è anche questo e non soltanto fermarsi a esprimere plauso, come pure fa bene il sindaco Pagoto, alla magistratura. Non lo diciamo soltanto al sindaco Pagoto ma ci rivolgiamo ai politici della nostra terra, ci pare che l’indagine “Scrigno” non sia stata da tutti ben letta. Non c’è bisogno di avere a portata di mano l’ordinanza, ma basterebbe riascoltarsi le dichiarazioni del Procuratore di Palermo Lo Voi, del suo aggiunto Guido e del comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Vitagliano, per rendersi conto che dinanzi non abbiamo una mafia che ha perso, perché incapace di eleggere i propri candidati. C’è stata, ricordiamo, una politica che andava a cercare i mafiosi per avere appoggio elettorale, riconoscendone quindi vitalità e capacità, politici pronti ad omaggiare i mammasantissima, sono stati descritti fatti socialmente devastanti, immorali, non del tutto sconosciuti e che si sono verificati perché i comportamenti di certuni soggetti non hanno mai ricevuto atti censori da parte del sistema politico e sociale, e si è dovuto attendere semmai l’atto censorio della magistratura per pronunciare facili e scontate indignazioni alle quali sono seguiti commenti del tipo che la mafia non ha vinto. Come dire, non è successo niente! Purtroppo ci sono segnali in controtendenza. E che vengono taciuti o gravemente non presi in considerazione. Un esempio? Lo troviamo proprio alle Egadi. In estate a Marettimo un gruppo di turisti residenti presero l’iniziativa di intitolare ufficiosamente una via al giudice assassinato da Cosa nostra nel 1983, Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Nell’attesa che l’amministrazione si decida, come aveva preannunciato, di intestare ufficialmente una via al magistrato, qualcuno qualche notte addietro ha preso e staccato via il cartello appeso su questa stradina di Marettimo. Un gesto volgare e grave. Non commentato. Magari il sindaco ci dirà che non ne ha saputo nulla. Ma ci dica perché ancora non è stata intestata ufficialmente a Ciaccio Montalto questa via. Ci dica perché ancora l’area marina protetta non ha un direttore, altro argomento che ci risulta ha parecchio agitato la politica egadina. E che ci sembra sia stata gestita per risolvere una questione di sottogoverno. Stiamo parlando della più importante area marina protetta d’Italia e forse d’Europa. Facendo funzionare bene le cose si può davveroi sconfiggere mafia e malaffare. Si è vero, ripetiamo, tornando al blitz antimafia, nessun favignanese è stato arrestato, ma è pur vero che alcuni degli arrestati, a cominciare dall’arrestato maggiormente eccellente, l’ex deputato Paolo Ruggirello, sull’isola era di casa, aveva i suoi riferimenti politici, e c’erano delle allegre compagnie che si riunivano. Proprio nessuno sull’isola può dire di non sapere nulla? Qualche risposta la si potrebbe avere se venisse accolta la richiesta formalizzata dal gruppo politico “Egadi Insieme”, che ha come proprio leader il candidato sindaco Lucio Antinoro, della convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio comunale. “Egadi Insieme” ha bocciato la dichiarazione di Pagoto interpretandola come la volontà di mettere la polvere sotto al tappeto. Antinoro chiede che venga davvero data voce alla stragrande maggioranza della parte sana dell’isola, e questo, ritiene, può avvenire con la convocazione di una seduta straordinaria ed aperta. La richiesta è stata inoltrata al presidente del Consiglio comunale Ignazio Galuppo. “L’isola – scrive Antinoro – non è vero che è rimasta indenne, in questa isola alle ultime elezioni hanno fatto man bassa di consenso due politici in particolare, gli stessi toccati dalle più recenti indagine antimafia, Paolo Ruggirello adesso arrestato per mafia, qualche settimana addietro l’avv. Stefano Pellegrino, indagato per corruzione elettorale. Il sindaco Pagoto avrebbe dovuto mettere all’indice questo “humus” e non – ritiene Antinoro – buttare la palla in calcio d’angolo”. L’elenco delle cose che non funzionano sull’isola per Antinoro sono tante, “si fa finta di non vedere, si violano le regole, non si fanno i controlli e ci sono abusi non perseguiti, comportamenti – prosegue Antinoro – che hanno favorito l’insediamento della mala pianta mafiosa”. Da qui la richiesta di un dibattito pubblico aperto alla presenza delle autorità e della commissione regionale antimafia. Speriamo che nessuno la butti in caciara e che la proposta possa portare ad un confronto.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.