Pellegrino respinge le accuse

Interrogatorio davanti ai pm dell’operazione “Mafiabet”

“Ho fiducia nella giustizia, è giusto che dinanzi a queste prospettazioni si facciano gli accertamenti, io non ho commesso alcun reato e ne sono certo, ho chiesto oggi che la magistratura faccia presto nell’accertare la verità”. Così parla l’on. Stefano Pellegrino, l’avvocato penalista marsalese, deputato all’Ars, presidente della prima commissione e componente della commissione antimafia regionale, da oggi indagato dalla Procura antimafia di Palermo per corruzione elettorale. Stamane mentre i carabinieri arrestavano i tre indagati dell’operazione antimafia “MafiaBet”, altri militari gli notificavano un avviso a comparire dinanzi ai pm con il contestuale avviso di garanzia. Pellegrino oggi a mezzogiorno era già al Palazzo di Giustizia di Palermo, davanti al procuratore aggiunto Paolo Guido ed ai sostituti procuratori De Leo e Dessì, i magistrati titolari dell’inchiesta. Nell’ordinanza è raccontato in che modo in particolare Lillo Jonn Luppino e suo zio Salvatore Giorgi avrebbero organizzato il sostegno elettorale in occasione delle regionali del 2017 a favore di Pellegrino, preferendolo all’altro concorrente di peso dentro la stessa lista di Forza Italia, il mazarese Toni Scilla. In particolare l’ordine di sostenere Pellegrino sarebbe arrivato dal carcere da un altro Luppino, Franco, pezzo da 90 della mafia belicina. Un sostegno elettorale che la mafia belicina avrebbe veicolato distribuendo in nome e per conto di Stefano Pellegrino , pacchi di generi alimentari. Pellegrino in particolare è stato intercettato proprio a parlare della consegna della spesa con una donna. “Figurarsi – osserva il parlamentare – se per avere il sostegno elettorale di questa famiglia dovevo occuparmi di fare avere loro la spesa, in quel momento quella famiglia era a me vicinissima per avere fatto assolvere da una grave accusa il capo famiglia”. Pellegrino si è difeso davanti ai pm in maniera energica: “Ho detto loro di avere fatto una campagna elettorale corretta, senza alcun patto o do ut des che dir si voglia, non conosco assolutamente questi Luppino, Giorgi l’ho visto interessarsi alla gestione di una associazione di assistenza sociale. Non conosco le dinamiche politiche di Campobello, ho la sensazione che Luppino e Giorgi volevano intestarsi qualcosa dicendo che io ero con loro o loro erano con me, ma è certo che io non ho fatto alcun accordo nè con loro nè con altri. Ho partecipato ad una riunione a Campobello con un gruppo di persone che in quella occasione mi hanno notificato la scelta di sostenermi, c’erano anche miei colleghi avvocati e altri professionisti e mi sono presentato loro come un professionista che aveva deciso l’impegno in politica, ma mai ho parlato di patti fuorilegge o qualcuno è venuto a propormeli”. L’interrogatorio in Procura è durato un paio di ore, Pellegrino l’ha concluso ripetendo la richiesta di accertare presto la verità.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.