Nicola Gratteri, il narcotraffico e “i fiumi d’oro delle mafie che passano anche dalla City di Londra”

Il Procuratore Nicola Gratteri e il giornalista Antonio Nicaso al Festival di Giornalismo di Perugia

PERUGIA.  Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro e il giornalista e scrittore Antonio Nicaso hanno presentato la loro ultima fatica letteraria “Fiumi d’oro” al Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia. Presente con loro anche Amalia De Simone, giornalista del Corriere.it.

“Dove sono finiti i soldi delle mafie? – ha affermato Amalia De Simone – oggi non parliamo più di infiltrazione delle mafie al nord o in Europa, ma di radicalizzazione. Ci sono diversi modi di riciclare denaro sporco, oggi per esempio il gioco d’azzardo online sembra essere sempre più usato dalle mafie come lavatrice. Sono emigrate all’estero perché c’è meno attenzione, meno leggi che li aggrediscono, oggi la nuova borghesia mafiosa passa anche dalla City di Londra e da altre capitali d’Europa” – ha sottolineato De Simone. Analisi confermata dal Procuratore Gratteri, che da oltre trent’anni vive sotto scorta per la sua guerra dichiarata alla ‘ndrangheta e ai narcotrafficanti.

Gratteri è rientrato da pochi giorni da Rotterdam (Olanda), su invito della DEA, per discutere sulle nuove misure di contrasto contro la criminalità organizzata: “abbiamo parlato di questi temi a livello internazionale. L’Olanda è diventato un Paese di stoccaggio di droga e non hanno una legge adeguata. Ecco perché molti latitanti scelgono di vivere in Europa. – ha sottolineato Gratteri – Non si può ancora pensare a un sistema unitario di contrasto, i Paesi dell’Unione Europea non hanno le stesse leggi in materia di mafia e contrasto alle economie illegali. L’Italia su questo fronte è molto avanti, la nostra storia non è quella degli altri Paesi.” Gratteri infatti spiega che l’Italia, avendo vissuto la nascita delle mafie e gli anni più difficili, ha maturato sempre più un sistema di contrasto e un sistema giudiziario sempre più avanti. Cosa che gli altri Paesi dell’UE, che stanno vivendo il passaggio delle mafie in questi ultimi anni, non hanno e quindi non sono giuridicamente adeguate.

Poi Gratteri si sofferma sulla lotta ai narcotrafficanti: “la ‘ndrangheta importa l’80% della cocaina, la compra a mille euro e la rivende a molto di più saturando il mercato. La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale che compra la cocaina al prezzo più basso. Non riesce a fare riciclaggio sofisticato, si concentra di più sull’imposizione di forniture, prodotti, truffe all’Unione Europea e molto altro. Ci sono milioni di euro che ogni momento entrano nell’economia legale. Per esempio la City di Londra è uno Stato nello Stato”.

Secondo Nicola Gratteri l’Europa si interessa maggiormente di banche, soldi, ma meno di sicurezza, negando un alcuni casi la presenza della mafia. “L’Italia è debole in Europa, ma la nostra polizia giudiziaria è un valore aggiunto. Per questo credo che un’omologazione di intenti per il contrasto è difficile, in Europa non sono preparati”.

Antonio Nicaso ha aggiunto che la mafia per capirla e identificarla bisogna conoscerla. Quindi bisogna studiare anche quello che sta intorno alle mafie, ovvero i colletti bianchi, i cosiddetti “intermediari”: “Se non ci fosse il consenso sociale, le mafie non esisterebbero. Non esisterebbero i paradisi fiscali, il riciclaggio. Oggi le mafie sono riuscite a radicalizzarsi e a piantare solide radici in molti Paesi dell’Europa. Oggi i mafiosi prima investono all’estero e poi si trasferiscono. Investono nel mattone, nell’immobiliare, sono riusciti a globalizzarsi grazie alla corruzione e a una mancanza di volontà politica. Ricordiamoci che le mafie – ha sottolineato Nicaso – non sono forti solo quando sparano”.

Nicola Gratteri ha mostrato un piccolo documentario inedito girato con il suo telefonino a pochi chilometri da Bogotà, in Colombia. Ha mostrato in pochi minuti i vari passaggi che portano alla realizzazione della cocaina nel cuore della foresta amazzonica, in una “fabbrica di coca” sequestrata ai narcos, e i vari pericoli che corrono chi cerca di contrastarli. “Il microclima favorisce la produzione di tre tipi di cocaina: quella boliviana, quella colombiana e quella peruviana”. Quella “migliore”, ha spiegato Gratteri, è la boliviana bianca. I narcos producono la cocaina nel cuore della foresta amazzonica, in zone impervie e difficili da raggiungere anche con gli elicotteri. Lui e Nicaso hanno raggiunto questi luoghi proprio per la stesura del libro “fiumi d’oro”.

Infine, dopo aver commentato tutte le varie fasi della realizzazione della coca, ha sottolineato che tutto ciò non può scomparire perché non conviene. È un tema che interessa l’economia mondiale, le tv, i giornali, i ristoranti, sono in ballo fiumi di soldi. “L’Onu quindi deve imporsi. – ha sottolineato – Io immagino che si scenda direttamente a trattare con chi la produce, con i contadini di quei Paesi, in modo da piantare altro e garantire contributi statali per arrivare a guadagnare quanto prima. L’Onu dovrebbe mandare un proprio delegato direttamente dai contadini per dire: quanto prendete per un quintale di coca? Se loro dicono 100 e col caffè o con altro ne guadagnano 40, lo Stato mette gli altri 60. Ma è un’utopia, un sogno”.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.