ALCAMO. Si attendono tra oggi e domani i risultati degli esami del terreno dopo l’incendio della ditta di stoccaggio di rifiuti di Vincenzo D’Angelo in contrada Sasi/Citrolo. Dopo le rassicurazioni sulla qualità dell’aria da parte di Vigili del Fuoco e del Sindaco Domenico Surdi, che ha pubblicato i dati forniti dall’ARPA, adesso si attendono quelli sui terreni. Nessun pericolo per l’aria ma molti dubbi sul suolo. La diossina che si è dispersa nell’aria il giorno dell’incendio potrebbe causare notevoli danni ai terreni della zona. Intanto il Sindaco Surdi sulla sua pagina fecebook raccomanda di lavare bene i prodotti raccolti nei terreni vicini. “Restiamo in attesa dei dati riguardanti eventuali sostanze nocive che potrebbero essere state rilasciate nell’ambiente, sarà l’Arpa a fornirceli. Intanto – scrive il Sindaco Domenico Surdi – a scopo precauzionale raccomando alla cittadinanza di lavare accuratamente i prodotti ortofrutticoli prima di mangiarli”.
I dati forniti dall’ARPA però non convincono molti esperti, tra questi ambientalisti e docenti universitari. Sulle cause dell’incendio sono in corso le indagini, aperto un fascicolo per disastro ambientale contro ignoti.
Proprio in tal senso, oltre all’ansia per i dati sulla qualità del suolo, molti cittadini, non convinti dei primi dati forniti dall’ARPA, chiedono quindi altre analisi e addirittura si muovono autonomamente come l’associazione alcamese di consumatori “Movimento Difesa del Cittadino” che ha deciso di attivare le procedure di monitoraggio ambientale sul territorio di Alcamo, sul monte Bonifato e suoi terreni limitrofi per determinare la presenza di eventuali contaminanti dopo l’incendio che si è sviluppato lo scorso 30 luglio presso l’impianto di raccolta differenziata in contrada Sasi.
“Il Movimento Difesa del Cittadino Coordinamento Regionale, e lo sportello di MDC Alcamo, coordinato dal Dott. Vito D’Angelo e dall’Avv. Antonio Lombardo, – spiegano – hanno affidato alla ditta CADA l’attività di verifica sulle ricadute in una vasta area di circa 20 km a raggiera a partire dal punto dove si è verificato l’incendio. Il giorno 03 agosto sono stati prelevati alcuni campioni, zolle di terra, foglie di ulivo e vite, allo scopo di potere garantire un corretto riscontro a tutela del futuro prodotto. Nei prossimi giorni saranno disponibili i risultati, compresi anche alcuni campioni di latte prelevati in aziende zootecniche locali.
L’ufficio legale dell’associazione Movimento Difesa del Cittadino – continuano – chiederà di costituirsi parte civile e intraprenderà tutte le azioni legali necessarie per risarcire i cittadini alcamesi e dei paesi limitrofi dal danno subito dall’incendio e dal conseguente inquinamento del territorio”.
Intanto sul caso si esprimono molti esperti e parlamentari nazionali. Tra questi la Parlamentare del M5S Claudia Mannino che sulla sua pagina facebook scrive: “L’Italia intera è una terra dei fuochi. Da anni nel nostro Paese si verificano incendi gravi in impianti e discariche di rifiuti. Dopo il devastante rogo della Eco X di Pomezia, nessuna iniziativa è stata presa per arginare un fenomeno a causa del quale l’aria che respiriamo viene invasa da sostanze altamente tossiche come diossine o amianto. Basta una ricerca superficiale su google – sottolinea – per verificare come la media sia di quasi di un rogo al giorno, un fatto inaccettabile per un Paese civile. In provincia di Palermo, per esempio, dopo il grave rogo doloso avvenuto alla discarica di Bellolampo, sono recenti gli incendi avvenuti nella zona industriale di Carini presso le aziende Ecofarma (rifiuti speciali) e Sidermetal (metallo, plastica e rifiuti ospedalieri)”.
Avviata anche una “Class Action” a tutela dei diritti dei cittadini. Molte sono le richieste avanzate all’Avvocato alcamese Maurizio Lo Presti: “Lo studio legale avv. Maurizio Lo Presti si è attivato per avviare una “Class Action” a tutela di tutti i cittadini che si ritengono lesi dal danno prodotto dall’incendio del deposito rifiuti D’Angelo. Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica a cui possono partecipare tutte le persone che hanno subito un danno. La “Class Action” è aperta sia a chi ha subito danni alla propria attività lavorativa che ai semplici cittadini che hanno inalato passivamente le sostanze tossiche contenute nella nube. L’invito – spiega l’avvocato Lo Presti – è esteso anche a tutte le associazioni ambientalistiche presenti nel territorio che hanno a cuore la salute della collettività”.