Slanci umanitari, o altro?

La Ong che gestisce la Iuventa conferma l’impegno dei suoi equipaggi a salvare vite umane, ma stonano i rapporti di familiarità con gli scafisti e i trafficanti libici

La nave “Iuventa” da ieri pomeriggio è ormeggiata al molo Isolella di Trapani. Ha navigato quasi 24 ore per raggiungere il porto trapanese, partendo da Lampedusa dove era sotto sequestro da mercoledì scorso. Su ordine del gip del Tribunale di Trapani , giudice Cersosimo, che ha accolto la richiesta avanzata dai Pm Tarondo e Sgarella. Indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che resta ancora contro ignoti.

Tre gli episodi contestati, uno del settembre 2016, quando la Iuventa aveva cominciato a navigare da qualche mese sotto le insegne della Ong tedesca Jugend Rettet, e altri due dello scorso giugno. L’indagine mira adesso a identificare i responsabili. Gruppi pare parecchio attivi nell’ambito del contrasto ai modelli legislativi, allergici alle regole, una sorta di “black bloc” del mare. Ma il sospetto è quello che si potrebbero essere fatti pagare per  diventare complici dei trafficanti di esseri umani. Ora, se da una parte viene da esprimere profondo rispetto per attività così umanitarie, dall’altra parte sembra strano che agli equipaggi della Iuventa sia sfuggita la circostanza di aiutare non solo persone comunque in fuga da guerre e carestie, ma di aiutare la lucrosa e criminale attività  di trafficanti e scafisti, gli stessi che in attesa di far partire i barconi è provato essere soliti comportarsi nei confronti dei migranti da aguzzini e violentatori di donne. Per adesso non ci sono prove di accordi e contraccambi economici tra equipaggi della Ong tedesca e trafficanti, ma probabilmente è quello che gli investigatori di Mobile e Sco , coordinati dalla Procura di Trapani, stanno cercando. Qualche elemento potrebbe venire fuori dai Pc e dai satellitari sequestrati a bordo della Iuventa.  C’è un’intercettazione nel decreto di sequestro della Iuventa, uno dei due addetti della security di Save the Children, che prestavano servizio sulla Vos Hestia, dice a proposito degli operatori della Iuventa: «Non hanno mai salvato una persona in pericolo di vita in quanto con motori funzionanti, benzina e cibo. Ma dicevano di aver salvato i migranti per mare per farsi dare più soldi e donazioni». Il legale della Ong Jugend Rettet ribadisce che si tratta di accuse infondate e che sta preparando il ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere il dissequestro della nave.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteSi avvia alla conclusione la nona edizione di Nuove Impressioni
Articolo successivoArabaFenice, sabato appuntamento con un mix di “serietà e comicità”
Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.