32 anni dopo, la pioggia non ferma il ricordo

PIZZOLUNGO. Questa mattina nonostante la pioggia in tanti si sono riuniti a Pizzolungo per commemorare le vittime di quella terribile strage in cui persero la vita Barbara Rizzo, 30 anni, e Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di appena 6 anni.

Il 2 aprile di 32 anni fa l’auto su cui viaggiavano si trovò a pochi metri da quella del magistrato Carlo Palermo, destinatario proprio di quell’autobomba, facendo da scudo al magistrato che rimase solo ferito. Una tragedia che sconvolse l’Italia intera e di cui ancora oggi non conosciamo piena verità.

Presenti i volontari di Libera, le autorità, i Sindaci della zona e alcuni venuti dal nord, il Prefetto, il vescovo, don Luigi Ciotti, tanti parlamentari trapanesi, amici, conoscenti, familiari di vittime di mafia, tutti al fianco di Margherita Asta che con il suo impegno ha reso questo posto un luogo di vita, uno spazio aperto in cui far giocare i bambini, come avrebbero fatto Giuseppe e Salvatore se la mafia non li avesse uccisi. Sotto gli ombrelli poche parole ma tanti sorrisi.

Importanti le parole di Margherita Asta, che ha preso la parola proprio nel momento in cui il cielo ha cessato il suo pianto. Margherita ha sottolineato che in questo luogo, anche con gli occhi pieni di commozione, lei vuole festeggiare la vita: infatti da luogo di morte è stato trasformato due anni fa in un luogo di vita, uno spazio aperto in cui far giocare i bambini e un piccolo museo in cui fare memoria. Parole importanti anche da parte del Sindaco di Erice Giacomo Tranchida che domani conferirà la cittadinanza onoraria a don Luigi Ciotti.

Margherita, una piccola grande donna che ogni giorno con coraggio mantiene vivo il ricordo di chi tragicamente la mafia ha portato via per sempre 32 anni fa.  Il compito di ognuno di noi è mantenere vivo il ricordo e non lasciar spazio alla rassegnazione. Perché la mafia non è stata sconfitta, è ancora lì. Quella di cui sentiamo parlare ancora oggi in tv, nelle scuole, sui giornali, per strada, è sempre la stessa mafia, quella che uccise Barbara, Giuseppe, Salvatore e tutti gli altri innocenti.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.