Trapani. Il processo contro il senatore D’Alì oggi non si chiude di certo. I Pm Paolo Guido e Andrea Tarondo hanno chiesto la riapertura del dibattimento per sentire un nuovo teste. Un sacerdote. Padre Ninni Treppiedi, il prete coinvolto nello scandalo per gli ammanchi milionari nella Diocesi di Trapani. Vicnissimo al senatore D’Alì, come testimone ha riferito vicende che riscontrano alcuni capi di imputazione. Testimone di accusa con lui anche Vincenzo Basilicò, suo cognato. Treppiedi ha riferito dei collegamenti tra D’Alì e diversi imprenditori indagati per mafia, nel frattempo anche condannati, come il valdericino Tommaso Coppola.
Treppiedi ha raccontato che su incarico del senatore avrebbe dovuto avvicinare l’allora sindaco di Valderice Camillo Iovino per indurlo a negare di avere mai fatto da portavoce con lo stesso senatore delle richieste che dal carcere erano arrivate proprio da Coppola. Un verbale fatto di tante pagine chiuso addirittura all’una della scorsa notte. Tra gi episodi narrati anche quello delle presioni mafiose fatte esercitare dal senatore D’Alì nel 2001 per indurre l’ex assessore regionale ai beni culturali onorevole Nino Croce a rinunciare all’elezione all’ars nella lista di Forza Italia optando per la sua elezione nel listino del Governatore Cuffaro.
Padre Treppiedi ha anche riferito delle pressioni esercitate da D’alì nei confronti della sua ex moglie, Picci Aula, perché sentita in Procura nell’ambito della indagine che lo vede oggi a processo, tacesse sui rapporti tra D’Alì e la famiglia Messina Denaro. Tanti gli episodi toccati, la fittizia vendita dei terreni di contrada Zangara di Castelvetrano, la banca sicula, le dichiarazioni sui contatti del D’Alì con vertici delle istituzioni per ottenere l’allontanamento da Trapani dell’ex capo della Squadra Mobile Giuseppe Linares.