Giardino della memoria di Ciaculli cinque nuovi alberi per ricordare vittime della mafia

L’iniziativa in onore dei giornalisti Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro e Mauro Rostagno, del piccolo Giuseppe Di Matteo e di padre Pino Puglisi.
Cinque nuovi alberi e cinque targhe per ricordare i giornalisti Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro e Mauro Rostagno e il piccolo Giuseppe Di Matteo e padre Pino Puglisi.

“Memoria e verità, i cronisti siciliani raccontano” è il titolo dell’iniziativa con cui stamattina al Giardino della memoria di Ciaculli, a Palermo, bene confiscato alla mafia, l’associazione siciliana della stampa, sindacato unitario dei giornalisti, insieme alla sezione di Palermo e ai gruppi cronisti e pensionati, e l’Associazione nazionale magistrati di Palermo hanno rinnovato l’appuntamento con la memoria. Tra i tanti partecipanti anche l’assessore comunale alle Politiche culturali Giampiero Cannella, il presidente del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti, Roberto Gueli, e gli studenti degli istituti comprensivi Sperone-Pertini e Franchetti e del liceo Danilo Dolci di Palermo.

Nel corso dell’evento è intervenuto in collegamento da Roma anche Alberto Spampinato, giornalista, scrittore, presidente di Ossigeno per l’informazione e fratello di Giovanni, cronista de L’Ora ucciso dalla mafia 51 anni fa. «Il nostro progetto – spiega Giuseppe Rizzuto, segretario di Assostampa Sicilia – è trasformare questo giardino in un luogo aperto alla città e soprattutto ai più giovani. Oggi piantiamo dei semi. Ciascuno di questi alberi rappresenta con la sua targa un giornalista, un magistrato, un agente delle forze dell’ordine, un prete o un semplice cittadino che ha combattuto la mafia, a modo proprio, arrivando a sacrificare la vita per difendere quei valori di libertà e giustizia in cui credeva. Oggi ricordiamo le nostre radici – aggiunge -, ma saranno i ragazzi a raccogliere i frutti. Da qui nasce il coinvolgimento delle scuole e del quartiere. Dove la mafia ha portato la morte, possiamo portare la vita. Speriamo che presto arrivino tante famiglie con i bambini e sempre più insegnanti con gli studenti, per commemorare i nostri eroi ma anche per discutere insieme di cultura e fare socialità».

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