Soldatessa al supermercato

I racconti d’Agosto di Nicola Quagliata

SOLDATESSA AL SUPERMERCATO.

Racconto breve anzi brevissimo.

In fila, alla cassa del supermercato sotto casa, nemmeno troppo lontano. Alle orecchie il ticchettio dello scanner. Sotto gli occhi i movimenti abili delle mani della cassiera sullo specchietto che registra i prodotti coi prezzi. Lo scorrere dei conti sulla stampante ad ogni invio dato dalle dita sterminate della cassiera che un istante prima tormentavano lo scanner. Nella confusione del via vai dei consumatori mi guardo intorno curioso e stupìto.

Dietro di me sta una donna in divisa, dalla testa ai piedi. Ha gli scarponi neri militari ed il basco pure nero sulla testa. Mi sembra minuta per essere un militare, penso che avrebbe difficoltà pure a gestire una classe di ragazzi delle medie inferiori, che io so terribili. La guardo meglio in viso. Non mi fa una buona impressione, non mi sembra stia bene in salute. Ha la pelle chiara e chiari gli occhi. La pelle del viso mi sembra disidratata, secca e ruvida. Non so dirmi se ha un aspetto pallido. Sembra pronta per partire in una di queste missioni all’estero dei militari italiani.

Ho dovuto fare astrazione della fila e della folla, della cassa e delle dita abili della cassiera sullo scanner digitale per ricordarmi, dal mio passato di militante pacifista, che in città è presente il Gruppo Squadrone Cavalleggeri Guide trasformato da reggimento di leva a reggimento su base volontaria, già impegnato negli anni novanta, dopo l’attentato a Falcone e Borsellino ed alle loro scorte, nella operazione Vespri Siciliani, con un massiccio presidio militare antimafia del territorio di Palermo e della Sicilia occidentale. Ma il reggimento Guide fu inviato in Somalia, nella famosa Operazione militare americana Restore Hope già nel novantatrè. Diversi file mi si aprirono nella mente ognuno con una missione militare internazionale del Reggimento Guide, dai conflitti locali come nei Balcani alle guerre americane  in Iraq ed Afghanistan. E poi ancora in Libano, nel Mali. Ed ancora in Lettonia, Bosnia-Erzegovina,Albania, Kosovo. Un altro file mi si aprì nella mente col nome di Abu Grhaib, con una soldatessa americana protagonista.

Avverte il mio sguardo posato su di lei ed io mi sento scoperto, ed allora, per superare la situazione di imbarazzo che si era creata in pochi istanti, le faccio la domanda diretta:

– E’ una militare?

Lei sorride comprensiva per la mia curiosità. Addolcisce gli occhi secchi e risponde:

– Si.

Sentendomi accettato formulo la seconda domanda:

– Soldato professionale?

Lei di nuovo, comprensiva, addolcisce gli occhi e mi risponde:

– Si, professionista.

Nel pronunciare la parola professionista mise un tono nella voce che mi fece notare come la mia domanda fosse stata formulata male, non fuori posto, ma formulata male, come se non avessi saputo distinguere l’aggettivo dal sostantivo, professionale da professionista. Dalla risposta mi accorsi pure che non era poi così  sprovveduta come appariva. Almeno come a me era apparsa. E mi sembrò anche colta, oltre che con un alto livello di istruzione universitaria. Io non so distinguere le gerarchie militari, ma mi sorge il dubbio che potesse non essere un soldato semplice. Per amore di discrezione non feci altre domande, educatamente salutai quando fu il mio turno di allontanarmi con la spesa. Lei tornò a sorridermi.

Salerno, 06/07/2023

 

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