Adesso si ricordano del prefetto Sodano

Marsala: oggi verrà il ministro Piantedosi a inaugurare la “stanza dei giusti” dedicata a chi si schierò contro quella mafia grigia che il Governo vuol salvare

Poche righe, un comunicato stampa della prefettura, per informare che stamane a Marsala il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il capo dell’agenzia nazionale beni confiscati, prefetto Bruno Corda, saranno a Marsala a inaugurare in un bene confiscato un centro sociale destinato a ospitare un “museo dei giusti”. Un locale che verrà intestato alla memoria del prefetto Fulvio Sodano. La nota della prefettura ci ricorda che Sodano in questo territorio “si è distinto per l’impegno a difesa della legalità”. A seguire la descrizione di questo centro sociale: “Il Centro ospita una raccolta di immagini e materiale multimediale relativa ad esponenti siciliani della società civile e delle istituzioni ed ha lo scopo di tenere vivo l’esempio di coloro che hanno vissuto nel rispetto delle regole morali e civili, segnando positivamente la storia siciliana e contribuendo all’affermazione dei valori di giustizia e legalità”. Tante cose in uno spazio di alcuni, non molti, metri quadrati, forse con un po’ di impegno poteva essere trovato qualcosa di meglio, per onorare il ricordo del prefetto Sodano e dare giusta allocazione al centro. Fulvio Sodano è scomparso nel 2014, nel 2003 venne “cacciato” via da Trapani per volere di un pezzo grosso del Viminale, l’allora sottosegretario Antonio D’Alì, dal dicembre scorso in carcere per scontare una condanna a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi il nome del prefetto Fulvio Sodano verrà pronunciato da un ministro che fa parte di un Governo del quale fanno parte esponenti politici che vorrebbero cancellare dal codice penale proprio il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi le Istituzioni si ricordano di Sodano dopo che per decenni in tanti hanno fatto finta di non conoscerne la storia, l’impegno, la difesa della Democrazia e della Libertà, schierandosi contro la mafia ma soprattutto contro chi di Cosa nostra era un alleato. Francamente dire di Sodano che si è distinto per la difesa della legalità ci pare poca, pochissima cosa, e dinanzi a questa iniziativa ci pare che qualcuno voglia passarsi la mano sulla coscienza, pulendola da tutte le decennali inadempienze. Ci sono voluti la condanna di D’Alì prima e l’arresto di Matteo Messina Denaro dopo, per far conoscere all’Italia tante di quelle nefandezze che mafia e soci hanno compiuto in questo lembo di terra trapanese. Le vicissitudini subite dal prefetto Sodano sono state scritte decine e decine di volte, ma tanti di quelli che leggevano finivano sempre col voltarsi dall’altra parte. A Marsala, abbiamo l’impressione, che addirittura abbiano dimenticato del conferimento della cittadinanza onoraria a Sodano, quando era in vita (a Trapani gli venne conferita alla memoria perché due sindaci che si sono succeduti, Fazio e Damiano, non vollero concederla) quando sindaco era Lorenzo Carini. Sodano, potete leggere nell’articolo sotto pubblicato, fece quello che per anni suoi predecessori non avevano fatto, togliere ai mafiosi i beni che sulla carta risultavano confiscati. Impedì che un’impresa, la Calcestruzzi ericina, venisse fatta fallire così per permettere ad altri mafiosi di riacquistarla per una manciata di lire. Venne affrontato dal sottosegretario D’Alì che gli disse in faccia che lui stava facendo il favoreggiatore dei beni confiscati. E’ una storia che il ministro Piantedosi forse conosce bene e se non la conosce bene potrebbe farsela raccontare da quei collaboratori del sottosegretario D’Alì che può ancora trovare a sedere in qualche ufficio del Viminale. Noi abbiamo conosciuto il prefetto Fulvio Sodano e sappiamo che non era un difensore della legalità, come oggi si dice, ma era un difensore della Costituzione Italiana, quella Costituzione che ogni giorno con una parola, con un intendimento, con una dichiarazione, viene calpestata. A Roma come a Palermo. Se fosse ancora tra noi e ancora prefetto, la legalità sbandierata oggi non troverebbe in Sodano un difensore: le azioni di questo Governo non sono quelle che il prefetto Sodano era pronto a difendere, perché ogni giorno c’è un carico di disumanità che trasuda da certi personaggi della politica nazionale e regionale. A Palermo sono tornati in pista i partner di Cosa nostra, a Roma c’è chi pensa sostenuto da vastò sostegno a cancellare resti, fermare le Procure e con inoli bavaglio zittire magistratura e giornalisti. Se si vuole ricordare davvero Sodano allora si dica questo a chiare lettere e non ci si limiti a tagliare solo dei nastri. Infine. Ci piace ricordare a certi protagonisti della giornata di oggi, una frase che il prefetto Sodano amava dire, “non cammini scalzo chi semina spine”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.