Fazio, chiesti nove anni

I pm lo ritengono colpevole di corruzione, traffico di influenze e violazione di segreto

Nove anni di reclusione. È la richiesta di condanna avanzata dai pm Franco Belvisi e Brunella Sardoni contro l’avvocato Girolamo Fazio, ex sindaco di Trapani ed ex deputato regionale, imputato di corruzione, traffico illecito di influenze e violazione di segreto. Fazio venne arrestato dai Carabinieri nel 2017, durante la campagna elettorale che lo rivedeva in pista per la carica di primo cittadino a Trapani. Risulto’ tra gli indagati eccellenti dell’inchiesta “Mare Monstrum”, quella sulla cosiddetta “tangentopoli del mare”, dove furono coinvolti Vittorio ed Ettore Morace, padre e figlio, gli armatori della compagnia leader nella navigazione veloce Liberty Lines. Mazzette alla Regione in cambio di favori sui contributi pubblici elargiti per le tratte navali dalla Sicilia verso le isole minori. Vittorio Morace è deceduto è rimasto il figlio Ettore a patteggiare la condanna per corruzione. Fazio risponde anche di corruzione a proposito di una vicenda del tutto estranea alla tangentipoli sul mare e che riguarda invece i suoi rapporti con la ditta Stefania Mode e anche in questo caso l’ex ad Leonardo Carpinteri ha ammesso la corruzione, patteggiando la pena. I pubblici ministeri, Franco Belvisi e Brunella Sardoni, hanno esposto la requisitoria in due giornate, ieri e oggi, davanti al collegio presieduto dal giudice Vincenzo Agate (a latere Bandiera e Cantone). “Fazio – ha detto il pm Franco Belvisi – ha fatto mercimonio della propria carica politica orientando a favore della compagnia di navigazione l’azione della Pubblica Amministrazione …non ha tutelato mai interessi pubblici e collettivi ma quelli di un privato”. Un rapporto “malato” quello tra Fazio e i Morace, fatto di “reciproche convenienze economiche…rapporto dare /avere in denaro”. Tra gli episodi citati dall’accusa la scoperta nel possesso di Ettore Morace di documenti classificati come riservati nell’archivio della commissione antimafia (esposti anonimi arrivati sul conto anche di Morace), e anche la decisione di rivolgersi all’ex presidente del Cga, il giudice romano Raffaele De Lipsis, per orientare i giudici amministrativi di appello nell’accogliere un ricorso contro una sentenza del Tar che dichiarava soccombenti i Morace contro la Regione: “serviva un giudice – ha evidenziato ancora il pm Belvisi – per entrare nell’intimità di quella camera di consiglio”.  Sul caso Stefania Mode relativa all’assegnazione di un edificio sito dentro l’area industriale, con una destinazione per servizi, secondo i pm la tangente sarebbe stata pagata saldando una fattura emessa da una azienda vinicola, Cantina Primavera, controllata dall’imputato, per una finta fornitura di vino. A settembre discuterà la difesa.

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