Una notifica… dimenticata

Caso Badia Grande/Manca: la prefettura di Trapani quale parte offesa era a conoscenza dell’indagine già dall’ottobre 2021. Non si è nemmeno costituita come parte civile nel processo

E’ notizia già da due giorni addietro. La prefettura di Trapani (leggasi commissione di gara, la firma sul decreto del è del Rup, controfirmato da presidente della commissione e prefetto) ha escluso la coop sociale Badia Grande dalla gara milionaria per la gestione biennale del Cpr di contrada Milo, con un decreto nel quale si dice che ciò è avvenuto a seguito della notifica, alla prefettura, da parte della Procura della Repubblica di Trapani , del rinvio a giudizio del presidente della coop sociale, Antonio Manca. A leggere il decreto pare che prima di questa notifica la prefettura nulla sapesse del procedimento penale contro uno dei concorrenti alla gara. Non uno qualsiasi, ma il presidente (da quasi sempre) della coop prima collocata nella graduatoria definita dalla commissione di gara. Ora se la spiegazione può andar bene per la commissione di gara, pare non filare per la prefettura che, questo il retroscena di queste ore, avrebbe dovuto sapere, del processo in corso: e questo perchè, già dalla richiesta di rinvio a giudizio e dall’udienza preliminare dinanzi al gup, la prefettura è indicata negli atti giudiziari quale unica parte offesa. Ma mai costituita parte civile.
Andiamo con ordine, riepilogando i fatti.
La prefettura con provvedimento firmato dal responsabile unico del procedimento, dal presidente della commissione di gara e controfrimato dal prefetto, ha escluso dalla gara da 18 milioni di euro per la gestione biennale del Cpr di contrada Milo, la coop. Badia Grande osservando che il suo presidente, Antonio Manca, nei documenti di gara ha omesso di dichiarare l’esistenza a suo carico del procedimento penale, poi scoperto dalla prefettura con nota di luglio scorso della Procura, un fatto nascosto che, per la prefettura, ha marcato una violazione degli obblighi di legge da parte del presidente della coop Badia Grande. La prefettura (ma leggasi sempre commissione di gara) ha sostenuto di aver appreso dell’esistenza del procedimento penale solo dalla comunicazione fatta il 13 luglio 2022 dalla Procura della Repubblica di Trapani e quindi di essersi regolata di conseguenza, e questo dopo avere consultato l’avvocatura dello Stato, e questo a proposito degli atti notificati a luglio scorso dalla Procura, e inoltre verificato quanto è previsto dalle linee guida dell’autorità anticorruzione, Anac. Ma dalle carte processuali emerge altro. E cioè che già dal mese di ottobre 2021, ancora prima che la gara fosse bandita, la prefettura e l’avvocatura dello Stato dovevano essere a conoscenza del procedimento penale in corso: il 18 ottobre 2021 risulta infatti l’ordine di notifica della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di Antonio Manca, anche alla prefettura quale parte offesa. Una notifica che risulta essere stata disposta presso l’avvocatura dello Stato di Palermo dove la prefettura di Trapani è legalmente domiciliata. A firmare gli atti è stato il gip giudice Samuele Corso. L’udienza preliminare per discutere la richiesta della Procura di rinvio a giudizio si è tenuta nel dicembre 2021, il 20 gennaio 2022 il gip ha disposto il rinvio a giudizio di Manca per i reati di falso, truffa e frode in pubbliche forniture, e però nell’atto si legge che la parte offesa, prefettura di Trapani, nel corso dell’udienza è stata dichiarata assente. Cosa che permane nel processo già in corso dinanzi il Tribunale di Trapani. si è già tenuta a giugno una prima udienza. Insomma la prefettura, prima ancora della comunicazione fatta a luglio dalla Procura di Trapani, già doveva conoscere l’esistenza dell’indagine, anche se nel decreto di esclusione di Badia Grande dalla gara si fa riferimento solo e soltanto alla comunicazione della Procura del mese scorso. E altrimenti non poteva dir altro il Rup del procedimento amministrativo e la presidente della commissione di gara. Perfettamentte regolare che da quando sia stata, la gara per la gestione del Cpr è andata avanti regolarmente sebbene con una delle partecipanti oggetto di un procedimento penale. E’ pur vero che per la commissione di gara anche se avesse saputo ufficialmente del procedimento in corso, non poteva escludere a priori Badia Grande dalla gara: le procedure sono precise, prevedono l’apertura delle offerte, l’esame della documentazione, le valutazioni secondo le direttive di legge e dell’Anac. Ciò che però non torna è la circostanza che una volta completate tutte queste procedure di gara, nel giugno 2022 sul sito della prefettura, accedendo al link del bando di gara, risulta pubblicato un comunicato nel quale si legge della collocazione di Badia Grande al primo posto della graduatoria utile per decidere l’assegnazione dei servizi di gestione del Cpr di Milo, e che in quel momento l’unico ostacolo da superare era quello relativo a valutare la consistenza dell’offerta che la commissione riteneva essere anomala, non giustificata rispetto al ribasso offerto.
Nel giugno 2022 però risulta che la prefettura doveva essere già bene a conoscenza del procedimento penale in corso, e quindi del fatto che il presidente della coop Antonio Manca nelle dichiarazioni di accompagnamento all’offerta aveva taciuto la circostanza. Se Manca ha taciuto, in prefettura però qualcosa ha impedito di mettere la commissione di gara a conoscenza degli atti giudiziari nel frattempo notificati all’avvocatura dello Stato. Un corto circuito che avrebbe potuto fare danno, se non fosse stato per la decisione della Procura di Trapani di notificare a luglio scorso, e direttamente negli uffici della prefettura di Trapani, gli atti relativi al processo già in corso contro Manca. Viene da chiedersi cosa sia successo tra ottobre 2021 e giugno scorso, tanto quasi da far sparire gli atti processuali nel frattempo notificati a più riprese. Non esistono elementi che possano indurre a sospettare che qualcuno abbia cercato di nascondere le carte processuali per favorire Manca, personaggio poi parecchio noto per i suoi forti legami decennali con esponenti delle pubbliche istituzioni, interessato con la coop Badia Grande a gestire il Cpr di Milo. Una gestione biennale andata in gara con un valore da 18 milioni di euro. Un appalto quindi importante anche per il valore economico. Ma è pur vero che talvolta a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Speriamo davvero che non sia proprio così. Un processo di grande rilevanza quello che è in corso dinanzi al giudice monocratico di Trapani nei confronti di Antonio Manca (che è intanto soggetto ad una richiesta di rinvio a giudizio dinanzi al gip del Tribunale di Bari sempre per fatti legati alla gestione di un Cpr, nel caso specifico quello esistente nel capoluogo pugliese), sia per i reati contestati, relativi alla gestione dell’ex albergo Villa Sant’Andrea di Valderice (erroneamente si era scritto che il processo in corso riguardi il Cpr di contrada Milo) destinato ad accoglienza profughi, la contestazione mette in evidenza ingiusti profitti per oltre 110 mila euro, sia per lo scenario che potrebbe emergere di relazioni e rapporti che da decenni lo stesso imputato mantiene con soggetti istituzionali anche importanti e che hanno contribuito a fare di lui una sorta di fiore all’occhiello nell’accoglienza dei migranti. Il processo riguarda reati che sarebbero stati commessi tra il 2017 e il 2019 riguardanti il centro di accoglienza straordinaria Hotel Villa Sant’Andrea di Valderice, affidato alla coop Badia Grande attraverso una convenzione con il ministero dell’Interno. Secondo le indagini però le previsioni della convenzione non sono state rispettate e le rendicontazioni con la prefettura di Trapani, che a sua volta gestiva l’erogazione dei fondi, non sarebbero state veritiere. Per questa ragione sia la Procura che il gip hanno individuato la prefettura di Trapani quale parte offesa. La prefettura però non risulta essersi costituita nel processo come parte civile. L’avrebbe dovuto fare con l’avvocatura dello Stato. Anche questa circostanza solleva dubbi sull’operato della prefettura e dell’avvocatura dello Stato, sapevano tutto ma allo stato non hanno fatto nulla. Il provvedimento della commissione di gara dell’1 agosto scorso sostiene che solo il presidente della coop esclusa, Antonio Manca, ha celato l’esistenza dell’indagine a suo carico. Ma (forse) non è solo lui quello che ha nascosto le carte.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.