Assolti gli amministratori della 6GDO di Castelvetrano

Il fatto non sussiste. Si conclude con l’assoluzione il processo agli ex amministratori giudiziari della 6Gdo di Castelvetrano, colosso della grande distribuzione confiscato a Giuseppe Grigoli, braccio economico di Matteo Messina Denaro. Un’inchiesta che fece scalpore. Sotto accusa c’erano noti amministratori giudiziari che avrebbero provocato il fallimento della società gestita in nome dell’antimafia.

Il giudice per l’udienza preliminare di Marsala ieri sera ha assolto Nicola Ribolla, Stefano Buscemi, Antonello Cirino (ex componenti del Cda della società), Daniele Santoro e Valerio Rizzo (ex collegio dei sindaci) e Giorgio Nicitra (ex direttore generale). I reati contestati erano false comunicazioni sociali, bancarotta fraudolenta aggravata dalla commissione di più fatti e dal danno patrimoniale causato.

La Procura li riteneva responsabili della mala gestio sulla base di una perizia. I legali della difesa, gli avvocati Mario Bellavista, Vincenzo Lo Re, Nino Zanghì, Giovanni Rizzuti, Luciano Termini e Alberto Sbacchi, avevano depositato una consulenza che certificava esiti opposti. Infine sono stati periti nominati del giudice a far emergere la correttezza dell’operato degli imputati. Il caso fece scalpore. La vicenda giudiziaria esplose quasi in contemporanea con quella che ha travolto un personaggio simbolo nella gestione dei beni sequestrati e confiscati ai mafiosi e agli imprenditori accusati di avere fatto affari con i boss. E cioè Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Giuseppe Grigoli aveva avuto una scalata imprenditoriale impressionante. All’apice della sua carriera gestiva un’ottantina di supermercati, la metà dei quali con le insegne più note al livello nazionale. Poi arrivarono l’arresto, la condanna e la confisca di un impero stimato in 700 milioni di euro. Non solo supermercati, ma anche centinaia di fabbricati fra palazzine e ville.

Il processo nasceva dalla denuncia presentata alla Procura di Marsala da 56 ex dipendenti della società, poi ammessi come parte civile al processo assieme alla curatela fallimentare.

Secondo l’accusa furono i sette anni di amministrazione giudiziaria a provocare il fallimento. Una ipotesi che non ha retto al vaglio del giudice: tutti assolti. Il fatto non sussiste.

Fonte livesicilia.it

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