Gli “affari” della formazione professionale

Processo “Artemisia”: dalla trattazione dei contenuti delle intercettazioni, emergono gli interessi affaristici degli imputati. La difesa attacca, i pm non le mandano a dire

Con l’udienza di ieri durante oltre cinque ore, è venuto fuori lo scenario di quello che sarà nelle udienze a venire il processo “Artemisia”, il dibattimento scaturito dal blitz dei Carabinieri che nel 2019 fece emergere le interferenze affaristiche e del malaffare nella gestione della cosa pubblica tra Castelvetrano, Trapani e Palermo, tra gli arrestati ci furono l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, l’ex dirigente Inps Rosario Orlando e il “re” della formazione professionale, presidente nazionale dell’Anfe Paolo Genco. A Lo Sciuto come ad altri politici imputati, ex appartenenti a Giunte e Consiglio comunale di Castelvetrano, è anche contestata l’appartenenza ad una associazione massonica segreta, associazione della quale avrebbe fatto parte Salvatore Passanante uno dei tre poliziotti finiti indagati, gli altri sono Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Pm, Sara Morri e Francesca Urbani, determinate a far emergere attraverso le intercettazioni il cerchio magico che si muoveva attorno all’ex deputato Lo Sciuto, parecchio spregiudicato nel far politica clientelare, capace di arrivare a conoscere determinati segreti investigativi attraverso gole profonde e fughe di notizia che sarebbero avvenute all’interno del Viminale, quando ministro degli Interni era il laeder del NCD, il ministro Angelino Alfano, politico di riferimento di Lo Sciuto che era anche parecchio vicino all’ex presidente dell’ars Francesco Cascio, difese agguerrite per tentare di smorzare fino quasi a mettere il silenziatore ai testi dell’accusa. Nel caso specifico si tratta del maggiore Diego Berlingieri, oggi in servizio al Ros di Reggio Calabria, e che durante il comando del nucleo investigativo a Trapani fu tra gli investigatori che si occuparono di indagini e intercettazioni dell’inchiesta Artemisia. Come successo già nella precedente udienza dell’aprile scorso, ancora ieri alcuni difensori, gli avvocati Luigi Miceli e Celestino Cardinale, hanno chiesto ai giudici del collegio, presidente giudice Franco Messina, di rendere inutilizzabile la testimonianza di Berlingieri. Il teste rispondendo alle domande del pm Francesca Urbani ha dato nome e cognome ai protagonisti delle intercettazioni, riferendo anche in maniera sommaria, sul contenuto dei dialoghi intercettati telefonicamente e attraverso ambientali. Le difese hanno contestato come il teste “ha letto e non riferito il contenuto dell’informativa, seguendo, per illustrare il contenuto dei dialoghi intercettati il proprio brogliaccio, mentre nel processo sono entrate le trascrizioni condotte dal perito nominato dal Tribunale”. Il pm Francesca Urbani non le ha mandate a dire, ha replicato evidenziando che “una conoscenza puntuale dell’informativa non può essere oggetto di contestazione”, ha poi aggiunto che la presa di posizione delle difese “è una polemica non compatibile con la gestione del processo”. Probabilmente alla prossima udienza il collegio uscirà con una ordinanza che metterà precisi paletti in ordine alle modalità di escussione dell’investigatore, che tornerà in aula il 6 giugno, come ha anche chiesto il pm Urbani, così da mettere fine ai botta e risposta tra accusa e difesa. Nell’udienza di ieri il teste Berlingieri rispondendo alle domande dei pm ha ripercorso gli interessi che Lo Sciuto, mentre era deputato regionale, e Genco, da presidente dell’Anfe, nutrivano nel settore della formazione professionale. Sono emersi gli attacchi strumentali contro l’allora assessore alla formazione Bruno Marziano, che verrà sentito il prossimo 23 maggio, perché non seguiva i desiderata di Lo Sciuto e soci. Lo Sciuto addirittura avrebbe cercato di portare Marziano alle dimissioni dalla carica, durante il governo di Rosario Crocetta. Sono anche emerse circostanze che toccano il mondo dell’informazione, addirittura in un caso Lo Sciuto avrebbe dettato un articolo ad un giornalista, articolo poi puntualmente pubblicato. Ad essere sentita la prossima udienza sarà anche l’ex dirigente del Mattarella Dolci di Castellammare del Golfo, prof. Luana Giacalone, che avrebbe ricevuto pressioni per rivedere il suo diniego a concedere aule a favore dell’Anfe. Tra gli altri particolari emersi, il comportamento del poliziotto Virgilio che interruppe Lo Sciuto durante un colloquio tra i due, ipotizzando la possibilità di intercettazioni in corso. Ad apertura di udienza il Tribunale ha letto una ordinanza con la quale è stata respinta la richiesta di pronuncia assolutoria a favore dell’ex segretario comunale Vincenzo Barone, uno degli imputati, accusato di traffico di influenze illecito. Il suo difensore, avv. Giovanni Lentini, l’aveva avanzata sostenendo che la previsione normativa del reato non esisteva all’epoca dei fatti. Barone resta quindi imputato.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.