Politica, affari e massoneria, sentito il primo teste

Processo Artemisia: testimonia un sottufficiale della Finanza. Presentata istanza di pronuncia assolutoria per l’ex segretario comunale Barone

Con la testimonianza del luogotenente della Guardia di Finanza, Salvatore Marino, è cominciato a Trapani, dinanzi al Tribunale presieduto dal giudice Franco Messina, il processo scaturito dall’operazione dei Carabinieri denominata “Artemisia”. Le indagini si sono sviluppate attorno alla figura dell’allora deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e vide coinvolti diversi politici, come l’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, ma anche altri soggetti, come l’allora presidente dell’Anfe, Paolo Genco, a capo di una branca importante della formazione professionale in Sicilia e che prima di essere indagato in Artemisia, fu coinvolto proprio in una indagine della Guardia di Finanza. Ed è stato su questa circostanza che è stato sentito il luogotenente Marino. Non è stata una lunga deposizione, ma sufficiente per i pm, Sara Morri e Francesca Urbani, per raccogliere gli elementi sul ruolo dell’Anfe e di Genco nel panorama siciliano. A conclusione del processo l’avvocato Giovanni Lentini, difensore dell’ex segretario comunale Vincenzo Barone, ha presentato al Tribunale una istanza per chiedere l’immediata pronuncia assolutoria per il suo assistito, in quanto, ha sostenuto, la fattispecie contestata, traffico illecito di influenze, all’epoca del fatto contestato non era ancora ritenuto reato penale. Barone è risultato indagato per aver promesso consenso elettorale a Lo Sciuto in cambio dell’assunzione presso l’Anfe di un proprio familiare, in qualità di formatore. Il Tribunale deciderà nella prossima udienza del 21 marzo.

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