Cassazione: giovane trovata impiccata, confermato ergastolo

Omicidio nel Catanese, inchiesta era stata aperta come suicidio

I genitori di Valentina Salamone, Antonino Salamone e Dina Ventura. “Era assolutamente impossibile che mia figlia si fosse suicidata: ogni genitore conosce i propri figli e Valentina non avrebbe mai potuto compiere quel gesto”: Antonino Salamone, il padre di Valentina Salamone, la ragazza trovata impiccata nel catanese il 24 luglio 2010 e per la cui morte oggi è stato arrestato con l’accusa di omicidio il trentenne Nicola Mancuso, lo ha sempre detto e ora, dopo quasi due anni, vede i primi successi della sua battaglia.
ANSA

CATANIA. E’ definitiva la condanna all’ergastolo di Nicola Mancuso, 36 anni, per l’omicidio della 19enne Valentina Salamone, trovata morta il 24 luglio del 2010 in una villetta di Adrano.

La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato che, il 19 aprile del 2021, era stato condannato dalla Corte d’assise d’appello di Catania.

Nel processo si erano costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, assistiti dall’avvocato Dario Pastore, e le associazioni Telefono rosa e Thamaia. Il legale della famiglia e il padre della vittima hanno assistito alla lettura della sentenza e si sono abbracciati in lacrime. Il Procuratore generale aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso.

    Per la morte di Valentina Salamone in un primo momento era stata chiesta l’archiviazione, ritenendolo un suicidio, ma la Procura generale di Catania aveva avocato a sé l’inchiesta dopo le perizie dei carabinieri del Ris che ritennero di avere trovato tracce di sangue dell’uomo sotto le scarpe della giovane.

    Mancuso, che si è sempre proclamato innocente, è sposato ed aveva avuto una relazione con la vittima. L’uomo fu arrestato il 4 marzo del 2013 e scarcerato il 28 ottobre successivo dal Tribunale del riesame. Attualmente è detenuto per scontare condanna definitiva a 14 anni di reclusione per traffico di droga, nell’ambito di indagini della squadra mobile di Catania, e per l’omicidio di Valentina Salamone.

    “Dopo dodici anni – ha commentato l’avvocato Dario Pastore – finalmente la parola fine a questo processo, con una sentenza che rende giustizia alla verità. Adesso bisogna identificare l’uomo a cui appartiene il secondo Dna trovato sul luogo del delitto: c’è un assassino che gira ancora libero”. (ANSA).

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