Non calunniò il fratello

Una vicenda processuale che ha riacceso in una donna la ferita della tragica morte dei due figli uccisi dal padre

Era accusata di calunnia davanti al giudice monocratico del Tribunale di Trapani, Carlo Salvatore Hanel, il pubbico ministero per questo aveva chiesto una condanna a due anni, ma la donna, Girolama “Mimma” Bongiovanni, è stata assolta. La vicenda processuale è scaturita da un contrasto nell’ambito familiare a proposito delle cure da garantire all’anziana madre dell’imputata, Angela Saccone, nel frattempo scomparsa da qualche anno. E si intreccia con una vicenda enormemente tragica che vide Mimma Bongiovanni protagonista nel 2003: quando il suo ex marito, Francesco Coppola, si suicidò dopo avere ucciso i loro due figlioletti, Daiana di 11 anni e Ivan di 8. Con una scusa l’uomo riuscì a portare nella sua casa i due figli per mettere in atto la sua delittuosa intenzione. Scenario del terribile fatto il rione di Villa Rosina ed una stradina dove la casa dell’uomo era quasi di fronte alla casa dei genitori moglie e dove la donna si era nel frattempo trasferita con i figli. I segni di quella tragedia nella donna sono ancora ben visibili, e proprio mentre lei all’epoca dell’orrendo duplice delitto, puntava molto, dopo la drammatica perdita dei figli, al sostegno dei suoi genitori, ancora in vita, e come lei fortemente addolorati per quello che era stato il destino dei loro nipoti, si accese un contrasto proseguito nel tempo con il fratello. Nicolò, che in ultimo ha deciso di querelare la sorella per calunnia. Girolama Bongiovanni, che è stata difesa dall’avvocato Donatella Buscaino, mentre il fratello per la difesa di parte civile si è affidato all’avv. Nino Sugameli, ha avuto riconosciuto dal giudice Hamel un comportamento corretto e per nulla calunnatoio. Nel corso del processo è stato ricostruio il periodo trascorso da quei drammatici accadimenti sino alla scomparsa in ultimo della nonna di Daiana e Ivan. Nicolò Bongiovanni riuscì a portare ad abitare con se i due anziani genitori, ma per anni e anni Mimma Bongiovanni ha sempre cercato di mettere in evidenza , anche in sede civile, i comportamenti del fratello, talvolta anche violenti. Nel 2017 quando era rimasta orfana del padre, morto nel 2009, con un esposto presentato al giudice tutelare, la donna fece riferimento ad alcune circostanze dalle quali emergeva l’accusa di azioni violente, percosse, subite da lei e dalla madre, e di abbandono di persona incapace. Al processo si è arrivati quando oramai anche l’anziana madre dell’imputata è scomparsa, nello scorso anno, nel 2020, ma infine si è messo in chiaro che Mimma Bongiovanni non ha mai calunniato il fratello. Nella memoria presentata dalla sua difesa al giudcie, la donna ha anche scritto: “Vero è che ho scritto nell’esposto che mio fratello “tempo fa fu capace di alzare le mani sia a mia madre che a me e ho paura che possa rifarlo con lei”, ma facevo riferimento ad un episodio in cui sono stata percossa da mio fratello e mia madre è intervenuta per difendermi. Facevo riferimento a circa 17 anni fa quando io avevo lasciato il mio ex marito e intrattenevo una relazione con il mio attuale marito, Giovanni. I miei genitori l’avevano accettato al contrario di mio fratello, e il giorno che io ho insistito sono stata aggredita. A proposito di abbandono di persone incapaci vero è che mia madre era assistita solo per due ore al giorno. Ritengo che invece aveva diritto ad avere le badanti per tutto il giorno”. Una triste vicenda, che ha avuto il suo retroscena drammatico, certamente fuori dal contrasto tra i due fratelli sull’assistenza da garantire ai loro genitori, ma è una vicenda delle tante che tocca l’assistenza agli anziani, e l’inadeguatezza delle strutture pubbiche. Dove tutto è lasciato agli ambiti familiari. Non sempre però carichi di amorevoli cure.

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