“I martiri dell’America Latina difensori della Terra” di Salvatore Inguì. Postfazione di don Luigi Ciotti

Nella Giornata della Terra, oggi 22 aprile 2021, il nuovo libro di Salvatore Inguì, “I martiri dell’America Latina difensori della Terra” (Navarra Editore), con postfazione di don Luigi Ciotti.

“I martiri dell’America Latina difensori della Terra” il nuovo libro di Salvatore Inguì, assistente sociale e coordinatore di Libera Trapani, con postfazione di don Luigi Ciotti ed edito da Navarra Editore, è dedicato al tema sfruttamento della Terra e della crisi climatica e naturalmente a coloro che “combattono” contro chi mina la tutela del “creato”. A confermare la necessità di una ulteriore sensibilizzazione per la difesa della Terra i dati sui vari aspetti che ne minano l’equilibrio, ma anche i dati forniti dall’organizzazione internazionale Global Witness sulle vittime tra coloro che lottano per la sua difesa: nel 2019 sono state assassinate 212 persone che si dedicavano alla difesa della Terra e della natura. Tra i primi 10 Paesi al mondo per omicidi di difensori della Terra si trovano ben 7 Paesi latinoamericani: Colombia, Brasile, Messico, Honduras, Guatemala, Venezuela e Nicaragua.  Un fenomeno in rapida espansione, come dimostra il progressivo aumento degli omicidi, che nel 2018 erano stati 164.

Il libro verrà presentato in anteprima dall’autore venerdì 23 aprile alle 11:00 all’interno del palinsesto web de La via dei Librai 2021 e il giorno seguente, sabato 24 aprile alle 18:30, in diretta streaming sulla pagina facebook di Navarra Editore con la partecipazione di Salvatore Inguì, Ottavio Navarra e Emiliano Cottini.

Il libro sarà acquistabile dal 22 aprile su navarraeshop.it e ordinabile su tutte le piattaforme online, in libreria sarà disponibile dai primi di maggio.

“I martiri dell’America Latina difensori della Terra nasce dalle esperienze di volontariato vissute in prima persona dall’autore in America Latina con ALAS, rete transnazionale promossa da Libera e raccoglie 21 storie esemplari – per lo più sconosciute – di donne e uomini, principalmente indios, che pur sapendo di mettere in gioco la propria vita, non hanno esitato a battersi per il bene comune. Ciascuna storia è impreziosita da un ritratto del protagonista a firma di Giorgio Brugaletta. Il libro presenta, inoltre, un ricco apparato di approfondimento: un’introduzione di Emiliano Cottini, referente per il settore internazionale di Libera, una prefazione dell’economista Giuseppe De Marzo, militante presso le popolazioni indigene rurali in Bolivia, e una postfazione di don Luigi Ciotti.

“C’è un oceano fra noi e queste storie – scrive Luigi Ciotti –  queste vite messe a tacere e che invece ancora parlano, grazie a chi presta loro la voce. Ha scelto di farlo Salvatore Inguì, caro amico, narratore sensibile che indaga e racconta e costruisce il cambiamento, non soltanto attraverso i suoi scritti ma anche in percorsi di impegno che ci hanno visti più volte affiancati.

C’è un oceano in mezzo, uno spicchio gigante di mondo, eppure queste vicende le sentiamo straordinariamente vicine. Il merito va certo alla bravura di Salvatore nel restituirci con vividezza i volti, le passioni e le battaglie dei protagonisti. Ma il motivo del sentimento di prossimità è anche un altro, e spero che qualsiasi lettore lo colga. Gli attivisti che incontriamo in queste pagine hanno lottato, è vero, per le loro terre, i loro popoli, i loro diritti. Ma nel farlo avevano chiaro di lottare per qualcosa di più grande: la Terra intera, intesa come casa comune di tutte le creature; l’umanità intera, intesa come insieme degli uomini di oggi e di domani; i diritti Santiago, Marielle, Berta e tutti i loro compagni – sono certo che fra di loro si sentissero così, anche senza essersi mai incontrati: compagni – sono ricordati come persone profondamente empatiche, capaci di sentire su di sé le fatiche e le speranze degli altri. Un atteggiamento prezioso, l’esatto contrario dell’individualismo ed egoismo a cui siamo purtroppo abituati, frutto di una società che esalta la competizione, l’auto-affermazione e l’arricchimento a discapito dei più deboli. Questi attivisti avevano capito che la vera ricchezza nasce dall’incontro e mai dallo scontro con l’altro, dal riconoscere nell’altro, a partire dai più vulnerabili, una parte imprescindibile di sé. Ecco allora che il loro destino di morte – morti violente in certi casi quasi annunciate – non è in contrasto con la loro impetuosa sete di vita: una vita che hanno saputo spendere senza risparmio. Sapendo che, quando la loro esistenza individuale fosse caduta vittima della repressione, avrebbe continuato a vivere nell’impegno dei tanti con cui avevano condiviso il cammino. Qui sta io credo il senso del libro e dell’impegno di testimonianza raccolto da Salvatore. Onorare la vita, senza tacere le circostanze oltraggiose della morte. Ridare fiato a chi ha donato fino all’ultimo respiro”.

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