Una sanità improvvida

L’emergenza Covid sta mostrando tutte le carenze del sistema sanitario nella provincia di Trapani. Per il coronavirus solo sei posti di intensiva. A Castelvetrano l’ospedale rischia la chiusura. Esplode il caso Pantelleria dove perfino è impossibile fare una radiografia

La coperta resta troppo corta. E a restare scoperta siamo un po’ tutti noi. Il sistema sanitario pubblico era in crisi già prima dello scoppiare dell’emergenza Covid-19, figurarsi adesso. La nostra sanità, in Sicilia soprattutto, ha sempre vissuto con provvedimenti emergenziali, dovuti a gestioni anche scellerate. Non c’è indagine, anche di quelle antimafia, che non ha messo in evidenza nel tempo lo sperpero di risorse pubbliche, quelle poche a disposizione sono state sempre buone occasione per il malaffare, interi ospedali rimasti così come cattedrali nel deserto, poco personale, pochi sanitari adeguatamente preparati, giovani medici in grado di coprire i vuoti costretti a trovare altrove lavoro, anche all’estero, attrezzature carenti. Ricordiamo ancora perfettamente quanti anni ci sono voluti per avere la Tac all’ospedale Sant’Antonio Abate, così per fare un esempio, mentre in altre parti d’Italia le apparecchiature diagnostiche a disposizione erano già ben più sofisticate, e dalle nostre parti per fare una Tac bisognava rivolgersi a strutture private. Non va per niente tutto bene come ancora fino a ieri hanno detto i vertici della nostra sanità pubblica. Va tutto semmai tanto male. Pneumologia che ci è stato detto non avrebbe mai chiuso al Sant’Antonio Abate invece sta proprio per chiudere, i medici pneumologi servono altrove, i pazienti che ne hanno bisogno dovranno appoggiarsi al reparto di medicina, se serviranno consulenze sembra che il sistema prevede le “consulenze telefoniche”, nemmeno i canali informatici, già perché l’informatizzazione nei nostri reparti è qualcosa dii impossibile ad avere. Come è impossibile ad avere una apparecchiatura per le radiografie a Pantelleria. Giorni addietro un giovane dell’isola si è fratturato un braccio, alla madre il personale del presidio ospedaliero dell’isola si è sentito dire che doveva prendere il figlio e recarsi o a Trapani o a Marsala. Pantelleria è famosa per la chiusura del punto nascite, adesso scopriamo che nemmeno una rx è possibile fare. A Pantelleria poi non è indifferente il numero di soggetti colpiti dal Covid-19, pare ce ne siano 37, tutti in isolamento domiciliare. Ma la cosa pare non venga presa in adeguata considerazione, forse per colpa anche di un sindaco che alla domanda su come affrontare l’emergenza ha risposto dicendo che per casi gravi c’è l’elicottero del 118. Immaginiamo che un sindaco Cinque Stelle avesse qualche marcia in più rispetto ai sindaci di un tempo, e invece anche lui fa spallucce come gli altri. Pantelleria ha poi da qualche tempo riscoperto un vecchio problema, l’arrivo di clandestini extracomunitari. Adesso abbiamo scoperto che si tratta di soggetti che non possono trascorrere la quarantena sulle navi, le navi sono solo a disposizione dei clandestini che arrivano a Lampedusa. Quelli di Pantelleria devono sostare in un centro di accoglienza che ha poco meno di 100 posti, poi devono essere trasferiti a Trapani, niente navi per loro. Da questo punto di vista giorni addietro sull’isola c’è stata una emergenza quando il numero degli extracomunitari trattenuti ha superato quota 100 e per poco non è scoppiata una rivolta perché non c’erano materassi per tutti. Accoglienza e sanità non sono due cose diverse ma le facce di una stessa medaglia. Ma la politica non è adeguatamente attenta. Per il Covid-19 in provincia di Trapani in terapia intensiva ci sono solo sei letti, dobbiamo augurarci che la curva di crescita del virus non porti a emergenze più serie, però è già seria la situazione dei posti letto per chi ha bisogno della sola assistenza ospedaliera in reparto, anche in questo caso la disponibilità di ricovero si è quasi assuefatta. Va tutto bene? No non va bene niente. Oggi prendersi una influenza e dover finire in ospedale rappresenta un serio rischio per i pazienti, perché fare i ricoveri è una cosa che viene centellinata. Mancano medici, infermieri, posti letto. Per non parlare poi dei laboratori d’analisi dove come nel resto dei reparti, il personale che c’è fa i salti mortali, ma se non siamo attrezzati a curare, difficile pensare che ci sia la possibilità a far miracoli. L’assessore regionale Razza resta al suo posto mentre tutto intorno gli ospedali crollano. Giorni addietro a Castelvetrano c’è stata una protesta. Mentre si parla della necessità di avere presidi sanitari a disposizione, a Castelvetrano vogliono chiudere l’intero ospedale. La causa è sempre la coperta troppo corta, si chiude un ospedale, si recuperano personale e attrezzature, un ospedale costato miliardi di lire adesso ci dicono che non serve a nulla. Non va bene niente e però a dirlo non è un coro ma solo un paio di persone

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.